Lunchflation, cos’è e quanto costa ai lavoratori il ritorno in ufficio

Stefano Rizzuti

27/05/2022

Negli Stati Uniti è già stata definita lunchflation: si tratta di un nuovo fenomeno legato all’inflazione e alla fine dello smart working. Ecco quanto costa per i lavoratori.

Lunchflation, cos’è e quanto costa ai lavoratori il ritorno in ufficio

La fine dello stato d’emergenza e la nuova fase pandemica hanno cambiato le abitudini dei lavoratori di tutto il mondo. Lo smart working per molti non esiste più o solo parzialmente e il ritorno in ufficio ha provocato un nuovo fenomeno economico che è stato ribattezzato lunchflation.

Di cosa si tratta? È una conseguenza dell’inflazione degli ultimi mesi, ma anche del ritorno alla normalità di milioni di persone solamente in Italia. Dopo due anni in cui i lavoratori molto spesso hanno prestato la loro attività professionale da remoto, ora si è tornati in ufficio, gradualmente.

Ciò che i lavoratori che più usufruivano dello smart working hanno notato è che è cambiato tutto e il mondo è completamente diverso: i prezzi di qualsiasi bene e servizio sono molto più alti di prima. Andare in ufficio costa di più con l’aumento dei prezzi del carburante. Ma costa di più anche mangiare o prendere un caffè.

In generale i costi nel quotidiano sono nettamente aumentati e il ritorno in ufficio è diventato molto più dispendioso. Proprio questo fenomeno è stato definito negli Stati Uniti come lunchflation. E se in Italia ancora non se ne parla, almeno non con questo nome, è evidente che la situazione non è diversa.

Quanto è aumentata la spesa per mangiare in ufficio

La Cnn spiega, fornendo dei dati basati sugli Stati Uniti, che l’indice alimentare è cresciuto del 7,2% nell’ultimo anno: ad aprile del 2022 il prezzo del cibo è aumentato del 9,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I prezzi nei negozi alimentari sono cresciuti del 10,8%. Tutto costa di più: dal caffè all’insalata, passando per la pasta.

In Italia le cose non vanno diversamente. Pensiamo al caro colazione, cioè a quanto i lavoratori italiani che vogliono un caffè o un cappuccino durante una pausa nella mattinata spendono in più di prima. L’Osservatorio nazionale di Federconsumatori spiega che l’aumento del costo medio del caffè al bar si attesta tra il 17% e il 18%, per il cappuccino siamo tra il 15% e il 18%, per il cornetto tra il 17% e il 19%. Ma anche una bottiglia d’acqua costa fino al 45% in più di prima.

Il costo medio della colazione in Italia è passato da 2,43 euro del 2021 a 2,84 euro del 2022. In un anno parliamo di 100 euro a persona in più rispetto a 365 giorni fa. Situazione simile anche per la pausa pranzo. Negli Usa esistono alcune stime secondo cui il costo medio è passato da 7 a 12 dollari.

In Italia non ci sono dei dati precisi, ma tutti possiamo vedere nel quotidiano come i prezzi siano aumentati rispetto a pochi mesi fa. E, inoltre, il prezzo della pasta è cresciuto del 13%, così come quello del pane quasi del 6%. L’incremento del costo della pausa pranzo è quindi evidente.

Lunchflation, quanto costa tornare in ufficio

Il ritorno in ufficio ha anche un’altra conseguenza: uscire da casa e raggiungere il posto di lavoro ha dei costi. Tanto più ora che il prezzo della benzina è salito alle stelle. Vediamo la situazione italiana, dove è in vigore un taglio sulle accise del carburante di 30,5 centesimi al litro. Pur con il taglio, il costo di benzina e diesel è nettamente più alto che in passato.

Oggi un litro di benzina costa mediamente 1,87 euro, uno di diesel 1,81. Solo un mese fa su un pieno di 50 euro si risparmiavano 5 euro. A dicembre la benzina costava 1,72 e il diesel 1,59. Prima della pandemia - a febbraio 2020 - addirittura la benzina 1,55 euro al litro e il diesel 1,45. Tradotto vuol dire che un pieno di 50 litri prima del Covid costava 16 euro in meno rispetto a oggi. Un aumento non da poco.

Le altre spese che rientrano nella lunchflation

Ci sono anche altre spese che vengono considerate parte del fenomeno della lunchflation. Come racconta sempre la Cnn, tante persone si lamentano del fatto che il ritorno al lavoro in sede richiede anche costi di cui ormai ci si era dimenticati, come quelli per i trucchi, i vestiti e altri accessori. Ma anche spese maggiori per servizi come quelli del parrucchiere, a cui si ricorreva di meno quando non c’era la necessità di uscire tutti i giorni per il lavoro. E tutti questi servizi e questi prodotti, inoltre, sono più cari di prima. Un altro effetto della lunchflation.

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