Stralciata la norma sul Pos, slittate le cartelle, colpito il Reddito di cittadinanza e tema pensionistico solo sfiorato. Di fatto, dettatura Ue. E mentre minacciamo barricate sul Mes, Bossi si muove
La domanda può apparire faziosa: un elettore di centrodestra ha votato la sua coalizione per vedere la prima Finanziaria sovranista dettata da Paolo Gentiloni, come fossimo nel 2017? Difficile pensarlo. Eppure, la quadra raggiunta a livello di emendamenti per portare la Manovra prima in Commissione Bilancio e poi in Aula entro il 31 gennaio appare decisamente figlia di linee guida eterodirette.
Di fatto, sparisce la norma sul Pos. Dopo la sparata del non obbligo sotto i 60 euro e la tentata mediazione a 30 euro, ecco che l’intera questione passa in cavalleria. Nemmeno a dirlo, nei suoi rilievi la Commissione Ue aveva reso noto di non gradire. E le pensioni? I roboanti annunci della campagna elettorale riguardo alle minime da portare a 1.000 euro per tutti? Promesse, appunto. Si arriverà a 600 euro per gli over 75. E solo se si reperiranno le risorse necessarie da qui a pochi giorni. Forse ore.
E attenzione, perché al netto di una narrativa che vorrebbe ogni diatriba interna alla maggioranza risolta in tempo record e in clima di assoluta concordia natalizia, ora inizia la parte peggiore. Perché se l’80% della Manovra è stato dettato dall’Europa, il 20% rimanente che fa capo al governo adesso necessità di risorse. Tradotto, coperture. Senza le quali, la Ragioneria dello Stato non garantirà la bollinatura. A sua volta necessaria per andare in Aula. Altrimenti, esercizio provvisorio. [...]
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