Sono state le prime a balzare nell’onda entusiastica della ripresa: le materie prime ora raffreddano il rally. Rialzo finito? Cosa c’entra la Cina e la sua politica di controllo prezzi.
Materie prime: il rally è finito?
I numeri parlano chiaro: i prezzi delle commodity sono scesi bruscamente giovedì 17 giugno, cancellando mesi di guadagni e pesando sui mercati azionari.
A dettare questa inversione di rotta la Cina, che si sta adoperando per raffreddare l’aumento dei prezzi e il dollaro USA, in rafforzamento nel dopo Fed.
Cosa succede nel mercato delle materie prime?
Le materie prime frenano: che succede?
Gli scambi odierni vedono rialzi deboli o parità nei principali mercati delle materie prime. Osservate speciali in questo cruciale momento storico per la ripresa economica globale, le più importanti commodity, dai metalli alle materie agricole, si stanno raffreddando.
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Il segnale è arrivato soprattutto giovedì 17 giugno: il calo delle materie prime è stato diffuso, con i prezzi dei futures di palladio e platino in calo rispettivamente di oltre l′11% e del 7%, insieme ai ribassi di quasi il 6% per i futures sul mais e del 4,8% per i contratti legati al rame. Anche i prezzi del petrolio sono scesi di oltre l′1%.
I futures della soia hanno cancellato la loro avanzata nel 2021, indietreggiando di oltre il 20% dal massimo di otto anni raggiunto a maggio.
Il Bloomberg Grains Spot Subindex è crollato come non accadeva dal 2009, prima di salire oggi, quando i mercati hanno recuperato alcune perdite.
Altre materie prime che hanno visto evaporare i loro grandi rally includono il platino, mentre il nichel, lo zucchero e persino il legname, un tempo in forte espansione, hanno vacillato.
L’andamento è stato una continuazione della scivolata iniziata all’inizio della settimana, grazie in parte alle azioni dei regolatori cinesi.
La caduta arriva dopo una prima metà dell’anno all’insegna di un rally evidente per le materie prime, alimentato dall’aumento della domanda industriale mentre gli Stati Uniti e altre economie hanno iniziato a riaprire con il calo dei casi di Covid.
Materie prime così euforiche stavano preoccupando produttori, già gravati da crisi di approvvigionamento e carenza di chip, e analisti, con l’ONU a lanciare l’allarme sui prezzi alimentari.
Effetto Cina e dollaro sulle materie prime
In un momento in cui i mercati finanziari stanno subendo diverse scosse altalenanti, tra discorsi delle banche centrali, successo o meno delle vaccinazioni e pericolo varianti del Covid, Cina e USA restano i principali catalizzatori dei movimenti nelle commodity.
Pechino, per esempio, sta tentando di raffreddare in tutti i modi i prezzi così elevati delle materie prime, nel timore che la sua fame produttiva possa esserne gravata.
Il Paese asiatico ha affermato che rilascerà alcuni metalli dalle riserve statali, come alluminio e rame, in modo tempestivo per riportare i prezzi a un intervallo normale. Inoltre, è stata lanciata una campagna di monitoraggio contro le speculazioni.
Anche le maggiori proiezioni della Federal Reserve per l’inflazione e gli aumenti dei tassi di mercoledì 16 giugno potrebbero contribuire al declino, esercitando una pressione al rialzo sul dollaro e segnalando che la banca centrale sta seguendo da vicino l’aumento dei prezzi.
L’indice del dollaro, che misura il biglietto verde contro un paniere di valute, è aumentato di circa l′1,6% da quando sono state rilasciate le proiezioni aggiornate della Fed. Le materie prime si muovono spesso inversamente al biglietto verde poiché sono per lo più valutate in dollari USA a livello globale.
La materie prime cancelleranno effettivamente il rally? Gli investitori osservano i mercati.
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