Il giovane è stato trovato morto nel pomeriggio della vigilia di Natale, dopo che dal 7 dicembre non se ne avevano più notizie. L’autopsia ha escluso segni di violenza sul corpo
Non ci sono segni di violenza sul corpo di Mattia Mingarelli.
L’autopsia, eseguita ieri, sembra aver infatti escluso che il giovane abbia subìto violenze atte a causare o agevolare la morte.
Elemento quest’ultimo che allontana l’ipotesi omicidio, concretizzatasi negli ultimi giorni e originata da alcune circostanze. Circostanze in grado di lasciare aperte numerose ipotesi, legate principalmente alle modalità di ritrovamento del corpo senza vita del 30enne, nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale.
Il giovane, in vacanza con la famiglia, era scomparso tra le montagne di Valmalenco - in provincia di Sondrio - lo scorso 7 dicembre.
24 ore dopo si erano attivate le ricerche del Soccorso Alpino, della Guardia di Finanza, dei Vigili del fuoco e dei volontari della Protezione Civile.
Una massiccia copertura della zona che tuttavia non ha dato nessun esito. Il corpo senza vita del giovane rappresentante di commercio è stato avvistato da alcuni sciatori nei pressi delle piste nell’area Palù-Valmalenco, vicino al rifugio dei Barchi.
La morte, immediatamente connessa a una tragica caduta o a un malore, lascia però tuttora in piedi diversi dubbi, legati prevalentemente al fatto che il corpo di Mingarelli non sia stato rinvenuto precedentemente, nel corso delle operazioni congiunte di quattro squadre di ricerca.
Queste infatti, secondo quanto evidenziato da diverse testate, avevano setacciato in lungo e largo l’area dove è poi effettivamente stato ritrovato il giovane. La circostanza, specie nelle ore precedenti alla diffusione dei primi esiti dell’autopsia, aveva portato a evidenziare la probabilità che il corpo fosse stato trasportato in un secondo momento.
Mattia Mingarelli: a che punto sono le indagini sulla sua morte?
Ufficialmente - in attesa dei canonici 60 giorni prima dei risultati ufficiali delle analisi effettuate sul corpo di Mingarelli - gli inquirenti non possono ancora escludere nessuna ipotesi.
La tesi più plausibile al momento è che il ragazzo abbia perso i sensi a seguito di una caduta o di un malore.
La possibilità che il giovane sia stato ucciso nasceva invece dal fatto che l’area del ritrovamento del cadavere era stata a lungo battuta da almeno 50 uomini, facenti parte di 4 squadre di soccorso diverse: quella del Soccorso Alpino, quella composta dai militari della Guardia di finanza, quella dei Vigili del fuoco e quella formata dai volontari della Protezione Civile.
Questo aveva lasciato emergere l’ipotesi che il corpo di Mattia fosse stato spostato in un secondo momento, per poi venire ritrovato da alcuni sciatori nell’area Palù-Valmalenco, a sole poche ore dall’interruzione delle ricerche.
L’autopsia esclude però segni di violenza sul corpo di Mattia, eppure la morte del giovane resta ancora avvolta dal mistero.
Chi era Mattia Mingarelli?
30 anni, rappresentante di commercio, aveva deciso di raggiungere la sua famiglia nella baita di San Giuseppe, a Valmalenco, in occasione del giorno dell’Immacolata.
Originario di Albavilla (Como), è scomparso il 7 dicembre. L’ultima persona a vederlo è stata il gestore del rifugio dei Barchi, che pochi giorni dopo la scomparsa ha trovato il cellulare del ragazzo.
L’uomo è stato per questo ascoltato dai carabinieri di Sondrio come persona informata sui fatti.
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