Mediobanca boccia OPS MPS (e piano Meloni-Caltagirone). Offerta ostile e “distruttiva di valore”

Laura Naka Antonelli

28/01/2025

Il CDA di Mediobanca boccia l’OPS lanciata a sorpresa da MPS-Monte dei Paschi di Siena. Una offertra distruttiva di valoire, ostile e non concordata.

Mediobanca boccia OPS MPS (e piano Meloni-Caltagirone). Offerta ostile e “distruttiva di valore”

Al termine della riunione del CDA previsto per la giornata di oggi, martedì 28 gennaio 2025, Mediobanca ha bocciato l’OPS di MPS, presentata venerdì scorso in data 25 gennaio: una offerta pubblica di scambio, presentata da una banca presunta preda (MPS-Monte dei Paschi di Siena), che di colpo ha indossato i panni della grande predatrice, scioccando subito Piazza Affari e spiazzando l’Italia intera.

Piazzetta Cuccia ha scritto nero su bianco che “l’offerta non è stata concordata ed è da ritenersi ostile e contraria agli interessi di Mediobanca”.

Mediobanca boccia OPS del Monte dei Paschi: distruttiva di valore

Così si legge nel comunicato di Mediobanca:

“Fermo restando che Mediobanca si esprimerà sull’Offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo le modalità previste dalla legge, sulla base dell’analisi del Comunicato il Consiglio di Amministrazione di Mediobanca ritiene l’Offerta priva di razionale industriale e finanziario, e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.

Per ora Mediobanca straccia dunque il piano pensato dai maggiori azionisti Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin - tra i principali azionisti anche di MPS, dopo le recenti manovre dei due rappresentanti della finanza tutta made in Italy e tra i soci più rilevanti, insieme alla stessa Mediobanca, di Generali - sostenuto dal governo Meloni.

Il piano ha avuto subito il sostegno del Tesoro e della stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha definito l’OPS una operazione di mercato, a dispetto di chi l’ha bollata subito come una OPS, piuttosto, di Stato, volta a centrare il vero obiettivo della coppia Delfin-Caltagirone: Generali, ergo il colosso assicurativo noto come Leone di Trieste che in pancia miliardi di BTP e che ha siglato di recente un accordo con la francese Natixis. Un accordo fumo negli occhi non solo per il governo Meloni, ma in generale per tutta la politica italiana.

Mediobanca rimanda OPS MPS al mittente e descrive tutte le lacune della banca risanata da Meloni

Piazzetta Cuccia ha precisato in modo puntuale tutti i motivi del suo no all’offerta del Monte ancora di Stato.

Secondo il CDA presieduto dal CEO di Mediobanca, Alberto Nagel:

  • L’OPS di MPS non ha una valenza industriale pregiudicando l’identità e il profilo di business del Gruppo Mediobanca, focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto e con evidenti traiettorie di crescita.
  • Distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e di MPS essendo facile prevedere una copiosa perdita di clienti in quelle attività (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti.
  • È negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione della Banca MPS che presenta un patrimonio netto che fronteggia rilevanti attività fiscali, attività deteriorate e rischi di contenzioso legale (3,3 miliardi), indicatori di rischio peggiori rispetto alle altre banche italiane, rilevanti perdite pregresse, una marcata concentrazione geografica (70% filiali al centro-sud Italia) e di clientela (piccole media impresa), mancanza di fabbriche prodotto. (non era la banca risanata tanto lodata dal governo Meloni?

Mediobanca, OPS manca di razionale industriale. Tutti i motivi

Non finisce qui. Mediobanca ha continuato a spiegare il suo no all’OPS di MPS chiarendo che l’operazione manca di razionale industriale in quanto comporta:

  • Un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca focalizzato sui segmenti di attività specializzate e redditizie quali il Wealth Management e l’Investment Banking. L’operazione non porterebbe nessun beneficio in questi segmenti, bensì un loro cospicuo deterioramento: l’attività di Investment Banking a favore delle grandi e medie aziende richiede indipendenza di giudizio e assenza di conflitti di interesse che non si conciliano con una matrice di banca commerciale. L’operazione comporterebbe una immediata perdita della clientela bancaria e finanziaria (FIG) e di parte di quella large corporate che migrerebbe verso boutique specializzate o banche estere.
  • Analogamente, perdite di ricavi e clienti interesserebbero il Wealth Management e l’Investment Banking, posti a base del piano di sviluppo del gruppo, anche per l’incertezza che graverebbe sulla capacità della eventuale entità combinata di trattenere i principali clienti. Anche in questo caso è facile prevedere una migrazione verso banche estere, intermediari non bancari o le due maggiori banche italiane.
  • La perdita di clientela sarà ragionevolmente accompagnata dalla perdita delle migliori risorse umane del Gruppo.
  • Assenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due Gruppi sovrapposizioni di reti distributive.

Mediobanca, ecco perché l’OPS non è giusta ed è a sconto

Per quanto riguarda la natura dell’OPS, Piazzetta Cuccia ha inoltre sottolineato che l’operazione manca di un razionale finanziario in quanto comporta per le ragioni sopra esposte:

  • Un forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca, i cui utili su base stand alone sono previsti in crescita come previsto dal Piano in esecuzione, mentre il consensus vede per MPS un calo degli utili per la riduzione del margine di interesse ed il progressivo venir meno dei benefici fiscali;
  • Una diluizione dei multipli valutativi di Mediobanca per il venir meno della prevista crescita di ricavi e utili, dell’elevata redditività (doppia di quella futuribile per il MPS al netto di un tax-rate normalizzato), della pressoché nulla esposizione al segmento delle piccole imprese (“SME”), della crescita, anche di peso, del WM.

Tra l’altro, ha continuato Mediobanca, “ il calo del titolo MPS dopo l’annuncio ne testimonia la fragilità del corso di borsa, che rende improbabile il buon esito dell’operazione”.

Rispetto al prezzo “undisturbed” di Mediobanca di €15,23 alla chiusura del 23 gennaio 2025 l’Offerta basata sul prezzo di borsa dell’offerente, ovvero del Monte dei Paschi di Siena rappresenta, sostiene ancora la banca gestita dal CEO Alberto Nagel:

  • Uno sconto del 3% sulla base del prezzo di MPS del 27 gennaio (€6,41).
  • Uno sconto del 7% guardando alla media 3M di MPS (€6,15).
  • Uno sconto del 15% guardando alla media 6M di MPS (€5,62).
  • Uno sconto del 28% guardando alla media 12M di MPS (€4,77).

MPS, per Mediobanca altro che banca risanata di Meloni

Altro che banca risanata del governo di Meloni che, nello sbandierare il dossier del Monte dei Paschi di Siena ha reso in tutti questi anni motivi di orgoglio da sbandierare in ogni occasione anche il PIL dell’Italia e i BTP.

Nel comunicato di Mediobanca sono evidenti tutti i punti di debolezza, più che di forza, che MPS presenta secondo Piazzetta Cuccia.

Il nuovo caso di Borsa dell’OPS lanciata da MPS su Mediobanca si scontra dunque subito contro il no del CDA della preda.

Le azioni di Mediobanca perdono terreno, confermandosi le peggiori del listino Ftse Mib di Piazza Affari, con una perdita superiore al 3,5%. Male anche i titoli di MPS, che perdono più del 2%.

Che Piazza Affari avesse bocciato il blitz annunciato a sorpresa dalla banca senese, e che vede come registi Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio e l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, era stato assodato subito dopo la notizia piombata venerdì scorso a Piazza Affari, che aveva scatenato immediate forti perplessità, riguardo alla sua stessa ragion d’essere, e che era stata commentata dagli esperti come il desiderio del governo Meloni di agire dopo l’accordo che Generali aveva siglato con i francesi di Natixis. Accordo che aveva alimentato tra i politici così tanti interrogativi e sospetti sul rischio che i risparmi degli italiani potessero essere in qualche modo dirottati più a favore di altri asset finanziari che non verso quelli made in Italy da far sbottare subito il CEO del Leone di Trieste, Philippe Donnet, che aveva bollato la grande paura italiana come una “bufala”.

Mediobanca su OPS MPS: rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone

Nel comunicato con cui ha motivato il grande no all’OPS di MPS, è stata la stessa Mediobanca a far riferimento alle manovre e al piano lanciati da Delfin e da Caltagirone:

L’operazione è caratterizzata dai rilevanti intrecci azionari di Delfin e Caltagirone che sono presenti:

  • In Mediobanca, dove Delfin detiene il 20% e Caltagirone il 7% (sulla base dello stacco del dividendo di novembre 2024),
  • In MPS, dove Delfin è il primo azionista privato con il 10%, mentre Caltagirone detiene il 5% (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di MPS).
  • In Ass. Generali, dove Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.

Piazzetta Cuccia ha scritto di conseguenza che, “la presenza degli stessi azionisti in MPS, Mediobanca e Ass. Generali nell’ambito di un’offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria”.

La banca ha infine rimarcato di rimanere focalizzata nell’esecuzione del Piano “One Brand – One Culture”.

Cosa succederà a questo punto al dossier che secondo Piazza Affari sarebbe nato praticamente già morto, ovvero all’ipotesi di un asse MPS-Mediobanca-Generali? I due protagonisti Delfin e Caltagirone, forti dell’assist di Meloni e del Tesoro, torneranno alla carica?

Il caso di Borsa appena scoppiato si affianca ad un altro che ha visto anch’esso il governo Meloni entrare a gamba tesa: quello dell’OPS che UniCredit, la banca italiana guidata dal CEO Andrea Orcel, ha annunciato sulla totalità delle azioni ordinarie di Banco BPM lo scorso 25 novembre 2024, e che ha alimentato la grande scommessa sull’arrivo a Piazza Affari di una grande operazione di risiko bancario e che al momento vede protagonista una grande guerra di nervi sul valore del presunto premio (secondo UniCredit) e del presunto sconto (secondo il Banco), che l’Offerta presenterebbe.

L’unica certezza rimane il piano di Meloni, che non ha fatto mai mistero del suo obiettivo di assicurarsi che i risparmi degli italiani rimangano nei forzieri delle banche italiane per essere investiti in asset rigorosamente della Patria.

Ancora meglio, in titoli di Stato italiani, ovvero nei BTP & Co. Non per niente, a tal fine, il governo Meloni ha dato vita al BTP Valore, la cui prossima e imminente edizione, con la grande novità del rimborso anticipato, prenderà forma con il BTP Più.

Per ora il piano risparmi alla Patria di Meloni, con il no di Mediobanca a MPS, incassa un brutto colpo.

Il modo in cui Mediobanca ha commentato le condizioni di salute del Monte dei Paschi di Siena stride inoltre visibilmente con le dichiarazioni rilasciate nel fine settimana dalla premier che, riferendosi a MPS, aveva detto fieramente che “da una parte noi dobbiamo essere orgogliosi del fatto che MPS, per anni vista solo come un problema da risolvere, oggi è una banca perfettamente risanata che avvia anzi operazioni ambiziose. Dobbiamo essere tutti orgogliosi per il lavoro fatto”. Aggiungendo che “se l’operazione andasse in porto noi parleremmo di quel terzo polo bancario di cui abbiamo a lungo parlato nel dibattito non solo politico, un polo che potrebbe sicuramente avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani ”.

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