La riunione dei paesi produttori si è conclusa senza nessun cambio nella politica di produzione e i prezzi del petrolio salgono ai massimi da 7 anni.
Tutto resta come prima. La riunione dell’OPEC+ si è conclusa senza cambi nella politica dei produttori di petrolio, confermando il patto di luglio con il quale si aumentava l’output di 400 mila barili al giorno.
La decisione dei produttori ha invertito il trend dei prezzi del petrolio nella giornata di ieri, facendo partire un rally che ha spinto le quotazioni del WTI ai massimi dal 2014.
Il greggio WTI ha raggiunto questa mattina i 77,60 dollari, mentre il Brent viene scambiato a 81 dollari al barile, quote che non toccavano da 7 anni.
Le conclusioni del meeting OPEC+ sul petrolio
A fine giornata di ieri è arrivato il comunicato ufficiale dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, la Russia e i loro alleati, noti come OPEC+, nel quale si ribadiva che si atterrà al piano esistente di “aggiustamento della produzione”, sul quale si era raggiunto un faticoso accordo lo scorso luglio.
L’intesa prevedeva un aumento alla produzione di 400 mila barili al giorno (bpd) da realizzare ogni mese a partire da novembre almeno fino all’aprile 2022, per eliminare gradualmente 5,8 milioni di bpd di tagli alla produzione esistenti.
Inoltre, il comunicato dell’Opec+ ha ribadito l’importanza di aderire in piena conformità al meccanismo di compensazione già stabilito. Il prossimo meeting dell’organizzazione è atteso per il 4 novembre.
Le pressioni sull’aumento della produzione
La decisione dell’OPEC+ arrivava in seguito all’aumento delle pressioni esterne per una maggiore della produzione, visto il crescere dei prezzi del petrolio.
Le spinte all’aumento sono arrivate principalmente dagli Stati Uniti e dell’India, dove una maggiore offerta era richiesta per soddisfare un incremento della domanda dovuta al recupero dell’economia dopo la crisi da coronavirus.
Un assistente del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman in Arabia Saudita su una serie di questioni la scorsa settimana, ritenendo il prezzo del petrolio “una preoccupazione” per l’amministrazione USA.
Il cartello dei produttori ha ribadito che “monitorerà la situazione”, in quanto la domanda “di solito scende nel quarto trimestre”, secondo le parole del vice primo ministro russo, Alexander Novak, il quale ritiene che il mercato ora sia “equilibrato”.
Inoltre, una fonte dell’OPEC+ aveva detto all’agenzia Reuters poco prima dei colloqui ministeriali di lunedì che il gruppo riteneva ancora possibile una quarta ondata di coronavirus e, pertanto, “nessuno vuole fare grandi mosse”.
“L’esito della riunione OPEC+ non è stata una sorpresa, ma quando i prezzi del Brent superano gli 80 dollari al barile, gli acquirenti di petrolio diventano nervosi, mentre i produttori restano cauti nonostante questo alto livello di prezzo”, si legge in una nota la società di consulenza Rystad Energy.
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