Secondo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, le politiche monetarie della Bce per contrastare l’inflazione non sarebbero abbastanza efficaci e rischiano di mettere in difficoltà le imprese.
La politica monetaria della Bce finisce dritta nel mirino del governo Meloni. L’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia negli ultimi mesi non ha lesinato critiche all’operato di Christine Lagarde, ma ora l’attacco diventa diretto. Secondo il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, “la Fed sta lavorando bene, mentre la Bce non così tanto” e le sue politiche “andrebbero modificate”.
I continui aumenti dei tassi di interesse e l’avvio a marzo del quantitative tightening, cioè la riduzione degli acquisti dei titoli di Stato, non convincono il governo, che ritiene le operazioni inadeguate per l’attuale contesto economico. Secondo il ministro degli Esteri, infatti, “pagare più la moneta è un messaggio negativo per le imprese”.
Insomma, come ha detto anche il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, al contrario del contesto americano, in cui l’inflazione è determinata da uno squilibrio interno tra domanda e offerta, nell’Unione europea un’inflazione indotta per lo più dal caro-energia non verrebbe frenata da una ferrea politica monetaria restrittiva. Da qui il pressing del governo Meloni per far cambiare strategia alla Bce.
Bce, perché secondo il governo Meloni sta sbagliando
“Io non sono d’accordo - ha aggiunto Tajani - con le scelte della Bce per contenere inflazione. Il prezzo della moneta sale in Europa così come in America, ma l’inflazione americana viene creata in America, mentre la nostra deriva dalla guerra in Ucraina, non è nostra responsabilità, non è un problema interno”.
Insomma: mentre la Federal Reserve farebbe bene ad aumentare a ritmo incessante i tassi di interesse, la Bce no. All’interno della Banca centrale europea, negli ultimi mesi, è prevalsa la posizione dei cosiddetti ’falchi’, più rigoristi rispetto all’obiettivo dell’inflazione al 2%, che siano convinti vada raggiunto ad ogni costo entro il 2024.
Le divisioni con la linea prudente delle cosiddette ’colombe’ è però ora più forte, anche vista la prudenza dell’Fmi. I dati della stessa Bce e dell’Eurostat allontanano lo spettro della recessione, ma segnalano che l’inflazione sta scendendo lentamente sotto il traino del calo del prezzo del gas e delle materie prime.
I falchi puntano sul fatto che le economie europee crescono e segnano un’inattesa tenuta della crescita in quello che doveva essere l’inverno dello shock energetico. Della serie: i Paesi membri possono sopportare tassi d’interesse alti e pochi acquisti di titoli di Stato.
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La strategia del governo per cambiare la politica dei tassi Bce
Giorgia Meloni vuole iniziare a discutere con i partner europei delle politiche monetarie della Bce a partire dal G7 convocato domani a Bangalore, a cui parteciperanno i governatori delle banche centrali e i ministri delle Finanze di Francia e Germania. Ci sarà quindi per l’Italia Giancarlo Giorgetti, che sarà poi chiamato a partecipare al G20 che inizia venerdì sotto la presidenza indiana.
L’Italia, in queste ore, nonostante le tensioni politiche sui migranti, vuole far fronte comune proprio con la Francia, che può avere una forte influenza sulla presidente Lagarde (francese).
Il governatore della Banca centrale di Parigi, Francois Villeroy de Galhau, si è infatti unito al fronte dei prudenti, spiegando che nel portare al 3,75% (dal precedente 3,5%) la previsione sul picco che il tasso sui depositi raggiungerà dall’attuale 2,5%, i mercati “stanno un po’ esagerando”.
Quando si abbasseranno i tassi di interesse?
Oggi il Tesoro ha venduto tutti i cinque miliardi di euro di Bot oggi in asta, con rendimenti schizzati ai massimi da oltre un decennio, di fronte alla stretta monetaria della Bce. Il Bot a sei mesi, venduto per tre miliardi, è stato collocato al 3,05%, ai massimi da dicembre 2011. Quello a 12 mesi, per 2 miliardi, è salito al 3,24%, livello che non si vedeva da giugno 2012.
Meloni teme quindi che nei prossimi mesi lo spread possa risalire e che gli effetti dei tassi di interesse alti possano farsi molto pericolosi per il tessuto industriale e manifatturiero italiano. Quindi tenta di fare pressioni sugli altri Paesi europei per indirizzare la Bce.
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Ogni nazione dell’Eurozona ha rappresentanza nel board della Bce e più se ne convincono, a partire da quelle più grandi, più si può sperare di invertire la rotta sui tassi o quantomeno far sì che dopo l’aumento di 50 punti base a marzo ci sia un periodo di stallo nei rialzi.
L’opzione del Btp autarchico
Nel frattempo l’esecutivo cerca di costruire una misura che aiuti a stabilizzare sul medio periodo il nostro debito pubblico. Potrebbe così essere introdotto il cosiddetto Btp autarchico, di cui si parla da mesi. Si punterebbe in questo modo a ridurre la dipendenza dai creditori stranieri, aumentando il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote di debito.
Un aumento del costo dei Btp, ma un loro trasferimento nelle mani degli italiani, potrebbe generare più stabilità e quindi, nel medio periodo, ridurre lo spread con i Bund tedeschi.
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