Mercati deboli oggi: non c’è solo il Covid a smorzare i guadagni. Tutte le incertezze e il caso Facebook. Che succede nelle Borse?
I mercati oggi evidenziano segnali di debolezza.
Le azioni asiatiche sono scese dai massimi record a causa dello stallo dei colloqui per il pacchetto di stimoli negli degli Stati Uniti e di una svendita di titoli tecnologici.
Il tutto, mentre gli scenari Brexit e pandemia si fanno sempre più cupi e complessi.
Che succede oggi nei mercati a livello globale?
I mercati perdono slancio: che succede oggi?
Si allontana la fiducia sul vaccino e l’ottimismo per la fine della crisi economica si affievolisce. Questo lo scenario dei mercati azionari a livello globale.
L’indice MSCI di azioni Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è sceso dello 0,34%. Il Nikkei giapponese ha cancellato le perdite iniziali per scambiare comunque in ribasso dello 0,1%. Entrambi sono aumentati di oltre il 60% rispetto ai minimi di marzo. Nel frattempo, i futures sull’S&P 500 hanno ridotto i primi guadagni e si sono stabilizzati negli scambi pomeridiani asiatici.
In evidenza il Nasdaq 100, che ha avuto il suo più ampio crollo in un mese. Facebook è affondata dopo essere stata citata in giudizio da funzionari antitrust statunitensi, mentre Tesla è crollata quando JPMorgan Chase. l’ha definita “drammaticamente sopravvalutata”.
Secondo alcuni esperti, il calo dei titoli tecnologici è stato un po ’preoccupante, dato che sono aumentati nelle ultime sei settimane. C’è una mossa correttiva nel breve periodo?
Nel frattempo, giovedì S&P Dow Jones Indices ha dichiarato che potrebbe rimuovere dieci società cinesi dai suoi indici azionari e molte altre dai quelli obbligazionari.
Il clima così cauto tra gli investitori in Asia rispecchia un’incertezza diffusa e trainata dai negoziati negli Stati Uniti ancora in stallo per il pacchetto di aiuti e dai colloqui tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea per la Brexit.
I leader britannici e dell’UE si sono dati tempo fino a domenica 13 dicembre per suggellare un nuovo patto commerciale, con circa 1.000 miliardi di dollari di scambi annuali a rischio dazi se non riescono a raggiungere un accordo entro il 31 dicembre.
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