Cosa è successo nel primo semestre 2024 nei mercati finanziari globali? Un’analisi si sofferma su 5 trend che hanno caratterizzato le Borse mondiali.
Il primo semestre 2024 si avvia alla chiusura: cosa è successo nei mercati e quali sono stati i trend nelle Borse mondiali?
L’inarrestabile marcia delle mega-cap, i primi prudenti cambiamenti delle banche centrali, le turbolenze politiche e il ritorno delle fusioni e acquisizioni hanno dominato la scena nella prima metà del 2024. Gli investitori e gli analisti sono concordi nell’affermare che da gennaio a giugno un vero e proprio turbine ha mosso i mercati globali.
Come scrivono gli analisti su Reuters, le previsioni per un’ondata globale di tagli dei tassi di interesse potrebbero non essersi materializzate, ma Nvidia e il resto dei Magnifici 7 è aumentato vertiginosamente di altri 3,6 trilioni di dollari in valore di mercato.
L’indice azionario mondiale di 47 Paesi MSCI ha registrato un vigoroso 11% da gennaio. Una buonaa performance, ma non vicina al balzo del 30% del team tech o allo sbalorditivo guadagno del 150% del campione di chip Nvidia.
Cosa è successo ai mercati nei primi 6 mesi 2024? I 5 trend che possono annunciare futuri temi cruciali per le Borse.
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1. Obbligazioni sotto pressione
Sul finire del primo semestre 2024 gli investitori si sono concentrati sulle dinamiche del debito francese, sconvolto in modo inaspettato dalle elezioni anticipate.
Il rischio obbligazionario francese è esploso al livello più alto dalla crisi dell’euro dopo che la batosta del presidente francese Emmanuel Macron da parte dell’estrema destra alle elezioni UE di questo mese lo ha spinto a indire elezioni parlamentari anticipate domenica.
I titoli di Stato stavano comunque attraversando un periodo difficile. Le previsioni di un’ondata di tagli dei tassi si sono avverate solo in parte in alcune parti d’Europa e nei mercati emergenti, ma non ancora negli Stati Uniti.
Di conseguenza, chiunque possedesse un paniere di obbligazioni di riferimento ha perso circa l’1,5% del proprio denaro.
“Alla fine dello scorso anno, i mercati si aspettavano sette tagli dei tassi (americani) e ora se ne aspettano solo uno o due”, ha detto Nadege Dufosse, responsabile multi-asset di Candriam. “Questo è stato il fattore determinante e spiega le (scarse) prestazioni”.
2. Oro e cacao al top
La grande novità nel settore delle materie prime è stata l’impennata del prezzo del cacao, che è salito di quasi l’85% a causa della carenza, il che rappresenta già il secondo balzo annuale più grande di sempre, anche se non è certo una buona notizia per gli amanti del cioccolato.
L’oro ha raggiunto un massimo storico di poco meno di $2.450 l’oncia il mese scorso. Il petrolio è salito di un rispettabile 12% mentre il bitcoin ha superato i $ 70.000 e ha stabilito una raffica di nuovi massimi dopo che gli osservatori statunitensi hanno dato il via libera ai fondi negoziati in borsa Bitcoin.
3. M&A in aumento
Il valore delle attività di M&A a livello globale è aumentato del 5% rispetto allo scorso anno.
Ciò è dovuto principalmente a una coppia di affari da 35 miliardi di dollari che hanno visto la società di carte di credito Capital One acquisire Discover Financial e il progettista di chip Synopsys acquistare la rivale Ansys. Il valore delle acquisizioni sarebbe potuto essere molto più alto se BHP fosse riuscita a concludere l’accordo da 49 miliardi di dollari per Anglo American.
4. Africa, Asia, America Latina: mercati vacillano
Le obbligazioni dell’Ecuador hanno guadagnato il 46% nonostante le persistenti preoccupazioni sul debito e il nuovo presidente argentino Javier Milei, armato di motosega, ha aiutato le sue obbligazioni a salire del 32%.
Il veterano dei mercati emergenti Kevin Daly di Aberdeen ha affermato che c’è stata una mossa “distressed to impression”, con le obbligazioni di Paesi in default come Zambia, Ghana e Sri Lanka che hanno registrato un rally tra il 16% e il 23% mentre le loro ristrutturazioni del debito durate anni si avvicinavano a una fine.
5. Movimenti valutari
Le svalutazioni hanno spinto le valute della Nigeria e dell’Egitto rispettivamente in ribasso del 42% e del 36%, mentre il peso del Messico è sceso di quasi l’8% questo mese dopo che un clamoroso risultato delle elezioni presidenziali ha alimentato preoccupazioni sul suo andamento futuro.
Lo yen giapponese è sceso al minimo degli ultimi 38 anni rispetto al dollaro. La debolezza, alimentata soprattutto dalla profonda divergenza tra le banche centrali Usa e del Giappone, preoccupa le autorità nazionali. Un intervento riparatore ha già messo in guardia gli Usa su possibili distorsioni di mercato.
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