Tonfo dello yen ai minimi dal 1986, che succede?

Violetta Silvestri

26/06/2024

Crolla lo yen sul dollaro e crescono le speculazioni su un intervento correttivo della Banca del Giappone, con lo sguardo preoccupato degli Usa. Cosa sta accadendo?

Tonfo dello yen ai minimi dal 1986, che succede?

Turbolenze in arrivo in Giappone, con lo yen che è crollato ai minimi dal 1986, mantenendo i trader in allerta per un possibile intervento da parte della banca centrale giapponese.

La valuta nipponica, sotto osservazione da settimane da parte dei trader, è scesa a 160,39 per dollaro, il livello più debole da circa 40 anni, innescando speculazioni su una possibile mossa delle autorità di competenza per darle uno slancio.

Ad aprile, un calo a 160,245 per dollaro è stato sufficiente a spingere Tokyo a spendere circa 9,8 trilioni di yen per sostenere la valuta.

Lo yen ha perso il 12% rispetto al dollaro quest’anno, con gli investitori che hanno ridimensionato le loro aspettative per i tagli dei tassi di interesse della Federal Reserve, spingendo il biglietto verde al rialzo.

Crolla lo yen, cosa farà la banca centrale del Giappone?

Il calo odierno dello yen è avvenuto sulla scia della decisione della Banca del Giappone di questo mese di rinviare la riduzione dello stimolo all’acquisto di obbligazioni fino alla riunione di luglio.

La BoJ, tuttavia, sta lasciando intendere che il suo piano di restrizione quantitativa di luglio potrebbe essere più ampio di quanto pensano i mercati e potrebbe anche essere accompagnato da un rialzo dei tassi di interesse.

“Ciò che hanno detto l’ultima volta (alla riunione politica di giugno) era così inconsistente che il mercato non ha potuto fare a meno di rimanerne deluso”, ha affermato Carnell di ING. “Dobbiamo vedere la BoJ portare avanti un vero e proprio rialzo. Pensiamo ancora che luglio sia un buon mese”, ha aggiunto.

“La retorica del ministero delle Finanze degli ultimi giorni ha segnalato una crescente preoccupazione”, ha spiegato Erik Nelson, macro strategist presso Wells Fargo a Londra. Secondo l’esperto, i funzionari aspetteranno di vedere la valuta scendere a 165 per dollaro prima di entrare nel mercato, un livello che le banche, tra cui Bank of America, affermano essere la nuova “linea rossa” per le autorità.

La posta in gioco è alta per il Giappone, che ha speso la cifra record di 9,8 trilioni di yen (61,1 miliardi di dollari) nei suoi più recenti interventi. Citigroup Inc. stima che il Paese abbia dai 200 ai 300 miliardi di dollari di risorse per finanziare qualsiasi campagna.

“Non abbiamo indizi certi sulla tempistica di un altro intervento, [ma] la quantità di denaro spesa in precedenza e il fatto che il suo impatto sia stato di breve durata non è incoraggiante...”, ha affermato Themos Fiotakis, capo del FX globale presso Barclays. “Finché il differenziale dei tassi di interesse sarà ampio, la pressione sullo yen persisterà”, ha previsto.

Alcuni analisti, come riportato dal Financial Times prevedono che la banca centrale potrebbe aspettare per intervenire fino a dopo le prossime elezioni in Francia e la pubblicazione dei dati statunitensi. I risultati, infatti, potrebbero sostenere lo yen se ci fossero ulteriori prove che la più grande economia del mondo sta rallentando.

Perché lo yen è osservato speciale?

Lo yen si è indebolito di oltre il 12% quest’anno, facendo aumentare il prezzo delle importazioni, danneggiando i consumatori giapponesi e provocando un crescente disagio tra le imprese. Per la nazione nipponica, naturalmente, il deprezzamento ha un costo rilevante.

L’ampio divario tra i tassi di interesse in Giappone – dove i costi di finanziamento rimangono vicini allo zero – e gli Stati Uniti ha mantenuto la pressione sullo yen nonostante i tentativi di contenere la flessione. Per questo, i dati statunitensi di venerdì potrebbero allentare lo stress della valuta nipponica.

Gli economisti prevedono che l’inflazione PCE core – una misura che esclude le categorie volatili di cibo ed energia – decelererà, il che potrebbe rafforzare le ragioni per cui la Fed dovrebbe abbassare i costi di finanziamento quest’anno. E diminuire i divari tra i tassi dei due Paesi.

Gli Usa, comunque, osservano da vicino le vicende giapponesi. Le precedenti azioni del Giappone per sostenere il suo mercato valutario hanno suscitato critihce, con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti che la scorsa settimana ha aggiunto la nazione alla sua “lista di monitoraggio” per le pratiche di cambio estero.

Mentre gli Stati Uniti hanno evitato di etichettare il Giappone – o qualsiasi altro partner commerciale – come manipolatore valutario, i funzionari di Washington hanno scritto che “nei grandi mercati di cambio liberamente scambiati, l’intervento dovrebbe essere riservato solo a circostanze eccezionali con adeguate consultazioni preventive”.

L’attenzione alle dinamiche economiche e finanziarie che ne possono conseguire è massima. In linea generale, infatti, il declino valutario della terza economia più grande del mondopuò avere effetti a catena anche sull’economia americana.

Quando lo yen scende rispetto al dollaro, le esportazioni giapponesi diventano più economiche per i consumatori americani. Inoltre, più lo yen si indebolisce, più le altre valute asiatiche si indeboliscono secondo lo stratega Brad Setser del Council on Foreign Relations. Ciò dovrebbe significare prodotti elettronici scontati dalla Corea o tessuti a buon mercato dalla Cina.

Il rovescio della medaglia dell’indebolimento dello yen? Le esportazioni americane verso il Giappone diventano più costose. Per questo la potenza americana osserva pronta a intervenire se gli interventi sullo yen risultano eccessivi e distorsivi.

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