Mercati in un clima di tensione dopo i dati macro sulla Cina, migliori del previsto ma non del tutto rassicuranti, e l’escalation nella guerra in Israele. Cosa succede e perché c’è timore?
Mercati ancora piuttosto fragili oggi, sollecitati da una serie di eventi che invitano alla prudenza.
Le azioni asiatiche stanno chiudendo per lo più in rosso, poiché i dati cinesi migliori del previsto non sono riusciti a dissipare le preoccupazioni sulle prospettive economiche del Paese, mentre l’intensificarsi delle tensioni in Medio Oriente ha tenuto sotto controllo il sentiment.
Lo yuan si è rafforzato, mentre il petrolio greggio, il rame e l’oro hanno ampliato i guadagni. L’indice degli sviluppatori immobiliari cinesi si è diretto ai livelli più bassi dal 2009, mentre lo stress nel settore continua ad aumentare a causa del crollo delle vendite di case e dell’aggravarsi dei problemi del debito per i principali sviluppatori.
I titoli del Tesoro si sono stabilizzati nelle negoziazioni asiatiche dopo che i rendimenti a due anni hanno toccato il massimo dal 2006 nella sessione precedente, mentre i forti dati statunitensi hanno rafforzato la narrativa di tassi più alti per un periodo più lungo.
Intanto, lo scenario della guerra in Israele si complica e lascia presagire sviluppi ancora più drammatici. Le autorità israeliane e palestinesi si sono scambiate la colpa dell’esplosione che ha ucciso centinaia di persone in un ospedale di Gaza, complicando il già teso viaggio del presidente americano Joe Biden nella regione.
Tutti i motivi di tensione sui mercati oggi: cosa succede?
I principali indici asiatici, tranne il Nikkei giapponese, si apprestano ad archiviare la seduta in perdita.
Le azioni a Hong Kong hanno cancellato un breve rally stimolato da una serie di dati economici, indicando un sentiment ancora fragile. La crescita economica e le vendite al dettaglio della Cina suggeriscono che l’economia sta trovando un punto d’appoggio, mentre il mercato immobiliare continua a frenare. I benchmark onshore cinesi e i futures statunitensi sono rimasti in rosso.
I dati macro del dragone sono i protagonisti di oggi, con sorprese positive che però non stanno convincendo abbastanza sulla ripresa in corso. L’economia cinese è cresciuta del 4,9% su base annua nel terzo trimestre, superiore all’espansione del 4,4% prevista dagli economisti intervistati da Reuters.
Tuttavia, questa cifra è stata inferiore all’espansione su base annua del 6,3% osservata nel secondo trimestre. Le vendite al dettaglio in Cina sono aumentate a settembre, mentre il tasso di disoccupazione urbana è sceso al livello più basso di quasi due anni.
Nel complesso, la crescita economica della potenza asiatica nel terzo trimestre è stata più forte del previsto, alimentando le speranze che la seconda economia mondiale possa raggiungere l’obiettivo annuale di Pechino quest’anno.
Ombre rimangono sul settore immobiliare in forte crisi. Lo sviluppatore Country Garden Holdings
ha dichiarato che non si aspetta di essere in grado di far fronte a tutti i suoi obblighi di debito offshore, ha riferito Reuters. Ciò avviene quando mercoledì è scaduto il periodo di grazia per il pagamento di una cedola obbligazionaria da 15 milioni di dollari, il che significa che la società è probabilmente inadempiente sul suo debito offshore.
A incupire le Borse mondiali ci sono poi le notizie sulla guerra in Medio Oriente, con la novità drammatica all’esplosione di un ospedale a Gaza che sta facendo salire altissima la tensione. Israele, ritenuta responsabile dell’attacco, ha accusato Hamas di aver colpito l’ospedale.
La notizia ha intanto contribuito a un’impennata dei prezzi del petrolio poiché gli investitori temono ora che l’Iran o altre nazioni possano essere coinvolte.
“Riteniamo che i rischi siano orientati verso un’escalation e la diffusione del conflitto Israele-Hamas ad altri Paesi del Medio Oriente”, hanno avvertito in una nota gli analisti della CBA. “Un forte aumento della volatilità e un declassamento delle prospettive di crescita economica globale sono possibili”.
Attenzione, infine, al balzo dei rendimenti obbligazionari dopo che un rapporto straordinario sulle vendite al dettaglio negli Stati Uniti di settembre ha spinto gli analisti a rivedere al rialzo le previsioni di crescita economica sia per il terzo che per il quarto trimestre. Questo giustificherebbe un aumento dei tassi della Fed.
L’aumento dei rendimenti ha sostenuto il dollaro Usa, in particolare sullo yen giapponese a basso rendimento, dove il dollaro ha raggiunto 149,69 per minacciare nuovamente un’importante resistenza a 150,00. L’euro è sceso leggermente a 1,0573 dollari, dopo aver toccato quota 1,0595 martedì.
I flussi verso i beni rifugio hanno fatto salire l’oro a 1.949 dollari l’oncia, ben al di sopra del suo recente minimo di 1.809 dollari.
Infine, i titoli tecnologici sono stati in parte trascinati dal calo di Nvidia dopo la notizia che l’amministrazione Biden intende fermare le spedizioni in Cina di altri suoi chip avanzati di intelligenza artificiale.
I mercati attendono ora con ansia gli utili di Netflix e Tesla nel corso della sessione.
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