Aumentano gli sbarchi rispetto al 2022. Mentre arrivano i migranti ad Ancora con le nuove regole sulle ong, Meloni incontra Von der Leyen e chiede aiuto all’Ue: l’Europa ci sta lasciando soli?
Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen si sono incontrate ancora, dopo il colloquio in occasione del Consiglio europeo del 15 dicembre. Sul tavolo oltre al Pnrr e al programma Repower Ue c’era la questione spinosa dei migranti.
L’obiettivo condiviso è innanzitutto arrivare a un piano articolato per i rimpatri e un sistema di preferenze generalizzate (Spg) per i Paesi di origine che cooperano, concedendo tariffe agevolate per i prodotti in via di esportazioni. Un tema su cui c’è più o meno l’intesa di tutti in Ue a differenza del sistema dei ricollocamenti, su cui l’Italia chiede maggiore responsabilità da parte degli Stati che finanziano le ong che operano nel Mediterraneo. Mentre non è arrivata nessuna risposta dai partner Ue alla proposta della Meloni di uno stop totale alle partenze dalla Libia. Il blocco navale, insomma.
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Ma in questo momento l’Italia è davvero lasciata sola dall’Europa sulla gestione dell’immigrazione? Cosa dicono i dati sugli sbarchi e sui flussi migratori?
Migranti, sbarchi record a inizio anno
A rendere la questione immigrazione ancora più urgente, secondo il governo, sono i dati dei primi giorni dell’anno. Dall’inizio del 2023 in Italia sono sbarcati 3.673 (dati del Viminale al 9 gennaio 2023), un flusso indubbiamente maggiore rispetto agli scorsi anni. Nello stesso periodo nel 2021 si sono contati 287 migranti sbarcati e nel 2022 il numero è salito a 378.
Per il momento i dati sugli sbarchi fotografano un trend in netto aumento rispetto a gennaio del 2021 quando si erano registrati 1.039 e anche del 2022, che aveva raggiunto i 3.035 migranti sbarcati nell’arco dell’intero mese.
L’Italia è davvero lasciata sola dall’Europa sui migranti?
Ma l’Italia viene davvero lasciata sola ad affrontare l’emergenza immigrazione?
Secondo l’elaborazione ISPI dei dati dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) relativi all’anno 2021 in Italia i rifugiati sono lo 0,2% della popolazione.
Tra gli altri, in Francia sono lo 0,7%, in Germania l’1,5% e in Svezia il 2,3%. Analizzando, invece, i dati per i flussi migratori del 2022, pubblicati dalla Commissione europea vediamo come: in totale sono stati rilasciati 2,4 milioni di visti Schengen e ne sono stati rifiutati 0,38 milioni, il che equivale a un tasso di rifiuto a livello dell’Ue del 13,4% (in calo rispetto al 13,6% del 2020, ma in aumento rispetto al 9,9% del 2019).
La maggior parte delle domande sono state presentate in:
- Russia (536 000)
- Turchia (272 000)
- Ucraina (194 000)
- Arabia Saudita (173 000)
- Marocco (157 000)
La maggior parte delle domande di visto sono state esaminate da:
- Francia (652 000)
- Spagna (483 000)
- Germania (346 000)
- Grecia (296 000)
- Italia (213 000)
In Europa l’Italia è l’ultima per domande di visto esaminate e, invece, per quanto riguarda le prime domande di asilo si colloca al quarto posto dietro Germania, Francia e Spagna.
I dati, quindi, mostrano che i flussi migratori pesano non solo sui Paesi di «primo sbarco» come Italia e Grecia ma anche su nazioni dell’Europa centrale come la Germania. Con tanti altri Paesi che, invece, non sono direttamente interessati dai flussi né costretti dalle regole Ue ad accogliere un numero significativo di immigrati.
La polemica su ong e porti di sbarco
Sulla gestione dei flussi migratori c’è stato un duro sconto tra Italia e Francia. Il governo Meloni è riuscito, però, a inserire il tema dell’immigrazione tra quelli all’ordine del giorno del Consiglio Ue straordinario in programma tra 9 e 10 febbraio. La presidente del Consiglio sostiene che debbano essere difesi i confini esterni dell’Ue e fermati gli sbarchi.
Intanto, dopo l’approvazione del decreto flussi, è iniziata la stretta sulle ong che possono effettuare solo un salvataggio per volta e chiedere il porto sicuro che non è detto sarà quello più vicino da raggiungere. Importante che una volta determinato il porto sicuro, questo venga raggiunto senza ritardo.
Per chi non rispetta le regole sono previste sanzioni amministrative, il fermo dell’imbarcazione e in casi estremi la confisca.
La polemica sul contrasto alle ong è alta. Da un lato, i numeri parlano di un contrasto inutile perché gli sbarchi effettuati dalle Organizzazioni non governative sono irrisori rispetto al totale, come dimostrano i grafici e dati dell’ISPI.
Secondo Matteo Villa, ISPI, non ha senso contrastare le ong perché «costituiscono solo l’11% del totale degli sbarchi. Persino meno che negli anni scorsi».
Dall’altr, i governatori delle Regioni alzano la polemica perché i porti assegnati dal Viminale negli ultimi giorni sono stati quelli amministrati dal Pd, Livorno, Ravenna e Ancona, dove sono attese le navi Ocean Viking e Geo Barents.
Migranti, l’Italia vuole davvero la riforma delle regole Ue?
Negli ultimi anni, l’Italia ha premuto per una riforma del Regolamento di Dublino, che crei un nuovo sistema di gestione dell’asilo e della migrazione per ripartire meglio le domande di asilo fra gli Stati membri. Cioè un nuovo meccanismo di solidarietà che garantisca il tempestivo trattamento delle domande. Una riforma attesa da tempo, ma che non trova la condivisione di alcuni «Paesi del Nord», tra cui la Svezia che al momento è presidente di turno dell’Unione.
Nonostante il pressing del governo Meloni, però, le opposizioni fanno notare che negli ultimi anni i partiti di centrodestra, soprattutto Lega e Fratelli di Italia, hanno votato in maniera contraddittoria su alcune proposte di riforma delle regole europee.
Questo, certamente, rende meno incisiva agli occhi dei cosiddetti Falchi la richiesta da parte dell’attuale governo di rivedere il sistema di accoglienza dei migranti in Europa.
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