UVB-76, la misteriosa radio russa attiva da 50 anni, ha trasmesso nuovi segnali criptici. Un enigma che riaccende il dibattito su codici militari e guerra elettronica.
Una radio russa ha trasmesso quattro parole. Nessuna spiegazione, nessun contesto. Il segnale esiste da quasi cinquant’anni ma nessuno sa perché e cosa significhi il messaggio criptato.
Il suo nome tecnico è UVB-76, ma per molti è conosciuta come The Buzzer, “il cicalino”. Il 15 aprile 2025, questo enigma radiofonico è tornato a farsi sentire in modo insolito: quattro parole, pronunciate con tono metallico – “Nettuno”, “Timo”, “Manto di Volpe”, “Nootabu”.
Parole apparentemente senza significato, ma che hanno subito scatenato un’ondata di speculazioni internazionali. UVB-76 è uno dei più affascinanti misteri tecnologici del nostro tempo. Nonostante viviamo in un’era dominata da comunicazioni criptate, satelliti e reti globali, questa stazione radio analogica resiste, immune al tempo e alla modernità.
La sua attività ha sempre suscitato interrogativi, ma la coincidenza con momenti geopolitici sensibili – come l’improvviso contatto telefonico tra Vladimir Putin e Donald Trump lo stesso giorno di un’intensa attività sulla frequenza – ha riacceso le ipotesi più inquietanti: siamo davanti a un codice segreto? Una prova di forza? O solo un vecchio strumento che si rifiuta di spegnersi? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo e cosa dicono gli esperti.
Parole misteriose e una lunga storia di ronzio
Il ritorno alla ribalta di UVB-76 ha colto di sorpresa anche i più esperti ascoltatori delle onde corte. Il 15 aprile, la frequenza 4625 kHz ha interrotto il suo consueto e ipnotico ronzio con una voce robotica che ha pronunciato quattro termini enigmatici: “Nettuno”, “Timo”, “Manto di Volpe”, “Nootabu”. Come sempre, nessun contesto, nessuna spiegazione. Solo un’eco inquietante tra Mosca e San Pietroburgo che sembra parlare a chi sa ascoltare. E chi non sa, può solo speculare. La natura criptica della trasmissione ha rinnovato l’interesse verso una stazione che trasmette senza sosta dalla fine degli anni ’70.
UVB-76 fu notata nel pieno della Guerra Fredda, e secondo molte fonti non ufficiali, sarebbe stata gestita dal KGB come mezzo di comunicazione con agenti sul campo o con reparti militari segreti. La trasmissione è composta principalmente da un suono statico continuo, simile a un sonar monotono, interrotto a intervalli irregolari da messaggi vocali. A volte si tratta di nomi propri, altre volte di numeri o parole in codice. Nessuno ha mai rivendicato ufficialmente la paternità della stazione, ma è opinione diffusa che sia tuttora legata alle forze armate russe.
Non è la prima volta che UVB-76 si anima in momenti delicati. Poco prima dell’invasione dell’Ucraina nel 2022, furono registrate trasmissioni anomale e una parola particolarmente inquietante: “neuderzhimy”, che in russo significa “inarrestabile”. Più di recente, a febbraio 2025, gli osservatori hanno rilevato un record assoluto di oltre venti brevi messaggi vocali in un solo giorno. Una coincidenza? Forse. Ma l’impressione è che questa radio torni a parlare ogni volta che l’equilibrio globale inizia a cedere.
Tra strategia militare e suggestione collettiva
L’apparente casualità delle parole trasmesse – spesso piante, nomi propri o termini indecifrabili – ha spinto alcuni a formulare ipotesi ardite. Una teoria sostiene che questi messaggi siano legati a operazioni militari codificate, dove ogni parola rappresenta un’unità, una posizione o un periodo d’azione, forse legato alla stagione. L’idea di una fioritura primaverile associata a un attacco imminente ha fatto il giro dei forum di intelligence open-source. Tuttavia, non tutti sono convinti. Il centro strategico canadese Prime Rogue Inc. ha dichiarato che “probabilmente non c’è nulla dietro”. Potrebbe trattarsi semplicemente di un espediente per mantenere viva la frequenza, o persino di una strategia di disinformazione.
Ma anche se il contenuto sembra innocuo, la persistenza stessa della stazione la rende significativa. David Stupples, professore ed esperto di guerra elettronica, sottolinea come UVB-76 sia uno degli strumenti più stabili e autonomi che la Russia possiede per comunicazioni d’emergenza. Non richiede satelliti né infrastrutture digitali, e il suo segnale è abbastanza potente da coprire l’intero territorio russo. In uno scenario catastrofico – come una guerra nucleare o un blackout totale – una trasmissione semplice ma affidabile potrebbe fare la differenza.
C’è anche un altro aspetto da non trascurare: la lotta per lo spettro radio. “Se non continui a trasmettere, qualcun altro può dirottare la frequenza”, afferma Stupples. Quindi UVB-76 potrebbe servire anche solo a garantire la proprietà della banda. Ma proprio questo ronzio continuo, senza spiegazioni, finisce per accendere l’immaginazione. È un messaggio per chi sa ascoltare o solo un fantasma dell’URSS? Finché il segnale continuerà a pulsare, il dubbio rimarrà. E con esso, il fascino inquietante della “radio dell’apocalisse”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA