Il morso di un cane randagio può comportare infezioni e attacchi batterici, ma la Sanità dimentica cosa fare e la procedura non è più applicata.
Il morso di un cane randagio può causare infezioni e nei casi più critici la contrazione della rabbia, tuttavia, le strutture della Sanità italiana e le Asl competenti non seguono più nessuna procedura e dimentica volutamente di seguire la profilassi corretta.
Il randagismo è un fenomeno sempre più frequente e si diffonde con l’avvicinarsi dei periodi estivi a causa dell’abbandono degli animali. Basta allontanarsi dai centri abitati per incorrere in gruppi di animali ed essere vittima di un morso di cane.
La bassa incidenza di casi di rabbia, tuttavia, ha fatto sì che la Sanità abbandonasse la profilassi più sicura, optando per rimedi non perfettamente efficaci, abbandonando le vittime loro stesse con l’odore di disinfettante e una lista di cose da fare.
Vediamo cosa prevede la profilassi nei casi di morso di cane randagio e cosa volutamente si dimentica.
La profilassi per il morso di cane randagio
Il morso di cane randagio in passato prevedeva una profilassi specifica, nonché un mutuo accordo tra Asl e Pronto Soccorso sulle misure e gli interventi da compiere sulla vittima e sul cane. Il fine è certamente di impedire il ripetersi dell’evento anche ad altri soggetti.
La Asl e l’Ufficio d’Igiene di competenza del territorio, infatti, dava ordine al Reparto Veterinaria di acciuffare e analizzare il cane autore del morso, tenerlo in quarantena e decretarne lo stato di salute, nel caso in cui fosse stato affetto da rabbia o altre patologie pericolose per l’uomo.
Ciò al fine di proteggere la vittima del morso e bloccare per tempo l’insorgere delle stesse patologie, che possono manifestarsi entro 10 giorni dal contatto con il cane randagio.
Oggi la prassi prevede questa procedura solo nel caso in cui la vittima del morso si attivi personalmente, quindi che torni nel luogo dell’incidente e avvistato il cane proponga lei stessa alla Asl di analizzarlo, chiamando il numero del veterinario a proprie spese.
La Sanità dimentica cosa fare in nome del risparmio
Il costo eccessivo del servizio veterinario ha decretato l’oblio della prassi per il morso di cane randagio e ad oggi la profilassi si limita al richiamo dell’antitetanica ed una copertura antibiotica di sicurezza per la vittima.
Rinunciando al servizio per questioni di risparmio, tuttavia, si espone l’intera comunità ad un rischio, oltre che il SSN ad un costo successivo: anche la somministrazione dell’antibiotico è a spese dello Stato e permettendo l’insorgere di nuove vittime si incentiva il circolo vizioso degli sprechi.
L’esempio del morso di cane randagio chiarisce come i difetti del nostro SSN si ritrovino spesso nella poca lungimiranza delle scelte di amministrazione, laddove ad interventi risolutivi è spesso preferita l’incuria e il pressapochismo.
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