C’è un clima da guerra di tutti contro tutti nel Movimento 5 Stelle. Tra espulsi, dissidenti e leader solitari i grillini sono esplosi: cosa sta succedendo?
Il Movimento 5 Stelle non è più lo stesso da quando Draghi è diventato presidente del Consiglio.
Se c’è un effetto immediato che l’esecutivo dell’economista romano ha innescato - oltre a quello sullo spread - è la guerra nei pentastellati.
La rottura dei grillini appare ormai insanabile e si sta ampliando a colpi di accuse, espulsioni, minacce, critiche feroci.
Nel quadro di generale amarezza sulla politica italiana, con Governi in crisi troppo spesso e partiti in cerca di identità in eterno mutamento, la guerra del Movimento 5 Stelle è solo un riflesso di una crisi in corso nel nostro Paese.
Cosa sta succedendo tra i pentastellati? La scissione si tradurrà in un nuovo - ennesimo - gruppo partitico?
Che succede nel Movimento 5 Stelle?
Il Governo Draghi ha fatto scoppiare una bomba già pronta a esplodere da tempo. I malumori dei grillini all’interno di un gruppo in cerca di leader nuovi e di una rotta politica e identitaria più chiara sono tutti venuti a galla. E le conseguenze si stanno palesando come drammatiche.
Che succede? Innanzitutto, il no alla fiducia verso il nascente Governo di Mario Draghi ha avuto un bilancio amaro: 21 senatori e circa 20 deputati espulsi dai gruppi parlamentari perché contrari, astenuti o assenti ingiustificati al voto.
Ora la decisione sulla permanenza nel movimento dei dissidenti passa al collegio dei probiviri. Intanto, però, il clima è infuocato e di dissidenza profonda.
Il capogruppo dei pentastellati Crippa non ha usato parole moderate per motivare l’espulsione:
“Il fatto oltre a denotare il mancato rispetto delle decisioni assunte dagli iscritti con la votazione in rete e, conseguentemente, dagli organi del Movimento, pregiudica l’immagine e l’azione politica del nostro gruppo parlamentare.”
Altrettanto piccata la risposta di Morra, uno dei freschi espulsi: “Sono fuori dal gruppo del Senato ma non del M5s, c’è una decisione che devono prendere i probiviri e poi deve essere ratificata on line.”
Come dire, tutto è ancora in ballo e ognuno farà sentire le proprie ragioni. Come Barbara Lezzi, la prima a scatenarsi contro un esecutivo a braccetto con Berlusconi e Salvini - quindi inaccettabile - che ora potrebbe candidarsi al direttorio dei 5 per la guida del movimento.
Tante voci parlano all’interno dei pentastellati, creando frizioni acute e difficili da risanare. Quale futuro? Un movimento rinnovato, un nuovo leader, un partito diverso dalle ceneri dei dissidenti?
Intanto, Giuseppe Conte resta in silenzio e Di Battista non vuole vedersi attaccate etichette di leader di dissidenti o di guida di correnti e gruppi neonascenti. Il paragone a Renzi per il suo essere stato scissionista nel PD, non è affatto piaciuto: “Sono uscito dal Movimento, vivo la mia vita, non mi occupo di correnti, scissioni, nuove forze politiche.”
Il punto è che il Movimento 5 Stelle resta una forza chiave del Governo Draghi appena formato e avrebbe bisogno di unità, compattezza, identità ferma. In ballo c’è la credibilità sulla capacità di governare con l’osannato ex banchiere e la possibilità di creare una sorta di canale politico di dialogo con PD e LeU.
La crisi era nell’aria già da mesi, ma essere franati proprio adesso complica il percorso di rinnovamento politico dei pentastellati.
Dissidenti 5 Stelle verso “Alternativa”?
Nel frattempo il caos grillino è ai massimi livelli. E nel marasma di voci, indiscrezioni, accuse, spunta la potenziale possibilità che gli espulsi e i dissidenti possano formare un nuovo gruppo, dal nome “Alternativa”.
Sarebbe l’ufficialità del distacco dal Movimento 5 Stelle e dal voler essere “altro”. Un ennesimo gruppo politico all’orizzonte?
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