Mutui sempre più costosi a causa di guerra e inflazione

Redazione Investimenti

6 Aprile 2022 - 21:25

I parametri di riferimento dei mutui a tasso fisso sono saliti nelle ultime settimane, ma con l’aumento dell’inflazione anche i mutui a tasso variabile potrebbero segnare un rialzo nel breve periodo.

Mutui sempre più costosi a causa di guerra e inflazione

I tassi dei mutui per l’acquisto di immobili segnano nelle ultime settimane un trend in crescita continua. Sebbene il rialzo sia ancora abbastanza contenuto, l’incertezza sugli scenari economici futuri rende molto probabili ulteriori rivisitazioni del pricing nei prossimi mesi.

Gli aumenti hanno interessato in particolar modo i parametri dei mutui a tasso fisso, che rappresentano la quota maggiore della domanda italiana. Il valore Eurirs negli ultimi due mesi è praticamente raddoppiato passando dallo 0,58% del 4 febbraio all’1,12% del 5 aprile per le scadenze a 30 anni e dallo 0,72 all’1,33% per quelle a 20 anni. Più limitato per ora l’aumento dell’Euribor a tre mesi (il riferimento per i mutui a tasso variabile) che mostra ancora valori negativi nonostante uno scostamento negli ultimi due mesi da -0,57 a –0,47%.
Sebbene fosse prevedibile un aumento dei tassi di interesse nel periodo post-pandemia, la fibrillazione dei mercati dovuta all’attuale congiuntura farà gradualmente “calare il sipario” sui valori minimi toccati negli ultimi anni.

Le previsioni sugli Euribor a 3 mesi riportano infatti l’indice in positivo entro la fine del 2022 e le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde “la politica monetaria dovrà preoccuparsi dell’impennata inflazionistica rimandando le azioni di sostegno alle politiche fiscali” sembrano confermare i timori di un’ulteriore spinta al rialzo.
L’aumento degli indici di riferimento potrebbe oltretutto essere accompagnato da una politica meno accomodante sugli spread bancari che hanno alimentato la domanda di mutui a tasso fisso grazie ad un differenziale generalmente inferiore rispetto al variabile.

Nonostante i mutui a tasso fisso siano più costosi rispetto al 2021 risultano comunque ancora molto convenienti, quelli a tasso variabile - nonostante si attestino attualmente a 80 punti base in meno – sono legati all’inflazione (che a marzo ha segnato +7,5%) e alle decisioni della Bce e nel breve periodo potrebbero essere oggetto di forti variazioni.

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