Nasdaq da record a quota 20.000 con il super rally delle Big tech

Violetta Silvestri

12 Dicembre 2024 - 08:29

L’incredibile rally di Alphabet e Tesla, insieme alla generale euforia per l’IA, hanno spinto il Nasdaq oltre quota 20.000. Cosa sta succedendo in Borsa e perché le Big tech sono in corsa?

Nasdaq da record a quota 20.000 con il super rally delle Big tech

L’euforia per le Big tech non si ferma e spinge il Nasdaq a quota 20.000 per la prima volta mercoledì 11 dicembre.

L’indice composito Nasdaq sta per chiudere un anno in cui l’entusiasmo per l’Intelligenza Artificiale e le aspettative di un calo dei tassi di interesse hanno alimentato un’impennata dei titoli tecnologici.

Alphabet (casa madre di Google) e Tesla hanno raggiunto nuovi record nella sessione statunitense di ieri, chiudendo ai massimi storici insieme ad Amazon e Meta e confermando il momento d’oro per le megacap del settore tech.

L’indice ad alta intensità tecnologica è salito di oltre il 33% nell’anno, guidato dai colossi come Apple, Nvidia, Google e nelle ultime settimane la casa automobilistica elettrica Tesla. I guadagni azionari sono arrivato anche ​​dopo un rapporto sull’inflazione negli Stati Uniti che ha rafforzato le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed la prossima settimana.

Nasdaq a livelli mai raggiunti prima. La corsa delle Big tech è senza freni

L’indice Nasdaq ha chiuso a 20.034,89, in rialzo dell’1,8% su base giornaliera.

La recente storia della Borsa Usa racconta che dopo il crollo all’inizio del 2020, quando la pandemia ha paralizzato l’attività economica globale, l’indice ha registrato una rapida ripresa grazie ai tagli tassi delle della Federal Reserve e alle ondate di stimoli fiscali dell’amministrazione Biden.

Il Nasdaq ha poi subito un forte calo nel 2022, scendendo del 33% mentre l’inflazione saliva ai massimi degli ultimi 40 anni e la Fed si è vista stata costretta a effettuare una serie di tagli dei tassi jumbo. Ma il costo del denaro più alto non ha portato a una recessione ampiamente attesa e da allora l’indice è salito di circa il 90%, alimentato in parte dal crescente entusiasmo per il potenziale commerciale dell’IA.

Non a caso, per Alphabet il rally dell′11% durato due giorni è stato trainato dal lancio da parte dell’azienda del suo ultimo chip di calcolo quantistico, presentato lunedì e descritto come una “svolta” e “un passo importante nel nostro percorso per costruire un utile computer quantistico con applicazioni pratiche” nella scoperta di farmaci, nella progettazione di batterie e in altri settori.

Le azioni di Tesla sono balzate di quasi il 6% mercoledì a $424,77, salendo sopra il loro precedente massimo di chiusura di $409,97 del 4 novembre 2021. Il titolo ha guadagnato il 69% dalla vittoria elettorale di Donald Trump il mese scorso, sull’ottimismo di Wall Street che la relazione intima del CEO di Tesla Elon Musk con il presidente in arrivo pagherà dividendi.

Amazon, Apple e Meta hanno tutti regolarmente raggiunto nuovi massimi, anche se Apple è scivolata dello 0,5% mercoledì. Microsoft, nel frattempo, è circa il 4% al di sotto del massimo raggiunto a luglio, e il produttore di chip Nvidia è sceso del 6% rispetto al record del mese scorso.

Big tech inarrestabili, ma fino a quando?

Gli analisti osservano che le azioni megacap dominano sempre di più l’indice. Le prime 10 aziende per valore di mercato rappresentano il 59% del Nasdaq, rispetto al 45% del 2020. Le tre più grandi per peso sono Apple, Microsoft e Nvidia, rispettivamente all’11,7%, al 10,6% e al 10,3% dell’indice.

Mentre i prezzi delle loro azioni in aumento hanno sostenuto il Nasdaq, la forte concentrazione potrebbe rappresentare un problema per gli investitori se le Big tech dovessero perdere slancio. La svendita del 2022, ad esempio, ha visto le azioni dei pesi massimi dell’indice Meta e Tesla scendere rispettivamente del 64% e del 65% nel corso dell’anno.

C’è euforia, ma anche cautela. Cameron Dawson, Chief Investment Officer di NewEdge Wealth ha sottolineato su Reuters: “La domanda è se questo slancio possa persistere fino al 2025, quando valutazioni, posizionamento, sentiment e aspettative di crescita estese potrebbero tutti rappresentare degli ostacoli elevati da superare per mantenere rendimenti superiori alla media”

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