Naspi da restituire, ecco quali sono i disoccupati a rischio

Simone Micocci

17 Marzo 2025 - 17:49

In alcuni casi l’Inps può chiedere la restituzione della Naspi. Ecco quali sono i disoccupati a rischio e come opporsi.

Naspi da restituire, ecco quali sono i disoccupati a rischio

L’indennità di disoccupazione conosciuta come Naspi è uno strumento fondamentale per garantire continuità e stabilità economica ai cittadini che si trovano in stato di disoccupazione involontaria.

Chi si trova senza lavoro non per propria decisione ha diritto al sostegno dell’Inps, che però può richiedere la restituzione delle somme quando erogate ingiustamente.

Bisogna quindi fare molta attenzione, controllando la correttezza delle somme percepite, del periodo di riferimento e del diritto stesso alla Naspi. Ecco quali disoccupati sono a rischio.

Quando la Naspi è da restituire

L’Inps può chiedere la restituzione della Naspi ogni volta in cui ritiene di aver corrisposto erroneamente l’indennità di disoccupazione. Ciò accade, per esempio, se l’Istituto ha commesso degli errori di calcolo e ha inviato somme maggiori rispetto a quelle effettivamente spettanti al cittadino, ma anche se quest’ultimo non avrebbe dovuto percepire affatto gli importi. In assenza dei requisiti previsti dalla legge il disoccupato non dovrebbe infatti ricevere l’indennità, ma può accadere che venga corrisposta a causa di una valutazione scorretta. Il cittadino che ha percepito la Naspi nonostante la decadenza o che l’ha percepita per intero nonostante la riduzione deve parimenti rimborsare l’Istituto.

Naturalmente, la restituzione è dovuta anche quando il contribuente ha volontariamente e consapevolmente ingannato l’Inps per percepire indebitamente la Naspi, condotta che però apre a profili decisamente più gravi (si pensi al caso di chi lavora in nero e nel frattempo risulta disoccupato).

In linea generale, il cittadino che ha agito in buona fede, inviando correttamente la domanda e percependo l’indennità di disoccupazione senza commettere raggiri non ha nulla da temere, per quanto tenuto alla restituzione delle somme eccedenti il proprio diritto. Un’altra ipotesi molto comune è quella dell’indennità erogata oltre il periodo spettante, con alcune mensilità in più rispetto a quelle previste. La comunicazione dell’Istituto previdenziale dovrebbe, comunque, informare il cittadino sul motivo che lo obbliga alla restituzione, la quale può avvenire in diversi modi.

Come funziona la restituzione della Naspi

Dal momento in cui l’indennità di disoccupazione è stata erogata indebitamente, anche solo per parte degli importi, l’Inps può richiedere formalmente la restituzione al cittadino. In questo modo, si è di fronte a un vero e proprio debito, per il quale l’Istituto può agire in giudizio in caso di inadempimento e ottenere un’esecuzione forzata.

Chiaramente, la cosa migliore è accordarsi per rendere quanto dovuto all’Inps, sfruttando anche il diritto alla rateizzazione per far fronte alle proprie condizioni economiche. Per ottenere la dilazione del pagamento è però necessario che l’importo sia ingente rispetto alle capacità del debitore, un requisito non necessariamente soddisfatto visto che queste verifiche possono avvenire dopo molto tempo.

Altrimenti, l’Inps può riprendersi la Naspi anche attraverso la compensazione, dunque sottraendo gli importi in questione dai propri debiti nei confronti del cittadino. Quando quest’ultimo riceve delle prestazioni dall’Istituto può quindi subirne una riduzione, che avviene per quote salvo importi davvero esigui. Per esempio, l’Inps può trattenere parte della pensione o della stessa indennità di disoccupazione, fino a coprire la cifra dell’indebito.

È bene chiarire che la restituzione della Naspi percepita ingiustamente è dovuta a prescindere dalla consapevolezza del cittadino, come chiarito anche dalla Consulta. La mala fede è però rilevante sotto il profilo penale, con diversi reati ipotizzabili a seconda delle condotte del disoccupato, oltre che per gli interessi. Questi ultimi sono infatti dovuti fin dalla prima percezione indebita dell’indennità, mentre per il cittadino in buonafede il calcolo degli interessi parte dalla richiesta di restituzione e non prima.

Come opporsi alla richiesta di restituzione

La richiesta di restituzione dell’indennità di disoccupazione da parte dell’Inps può essere oggetto di opposizione dal cittadino. Ciò è possibile quando si ritiene di aver percepito legittimamente la Naspi, ma anche quando è ormai trascorso il tempo utile per l’esercizio del diritto da parte dell’Istituto previdenziale. Bisogna infatti tenere conto della prescrizione di 10 anni che inizia a decorrere dall’ultimo pagamento indebito effettuato dall’Inps, azzerata da ogni atto interruttivo (come una messa in mora).

Anche se il diritto non si è prescritto, il cittadino può opporsi alla restituzione se ritiene di aver percepito la Naspi correttamente, quindi avendone i requisiti e per importi corretti. A tal fine bisogna opporre un ricorso amministrativo all’ordine di restituzione, di norma entro 90 giorni dalla richiesta, spiegando puntualmente le proprie ragioni. Per la presentazione del ricorso è possibile affidarsi ai patronati, a un avvocato o anche utilizzare semplicemente il servizio telematico disponibile sul sito web dell’Inps.

In caso di mancata risposta o mancato accoglimento è invece necessario ricorrere in tribunale ordinario con l’assistenza di un avvocato. Il cittadino dovrà disporre di tutta la documentazione comprovante la propria buona fede e il diritto alla percezione dell’indennità.

Argomenti

# INPS
# Naspi

Iscriviti a Money.it