Tra le tante insidie che l’Europa dovrà affrontare nel 2023 c’è anche quella del debito degli Stati: chi lo comprerà, ora che la Bce ridurrà il suo bilancio? I conti dell’Italia sono ad alto rischio.
Ci sarà un problema di debito per gli Stati europei nel 2023? Probabilmente sì e per un mix di fattori che si verrà a creare nel nuovo anno, mettendo in forte rischio la stabilità dei conti pubblici.
Complice la nuova politica monetaria restrittiva della Bce, che si appresta anche ad avviare la riduzione del bilancio ovvero il cosiddetto Quantitative Tightening, l’Italia è tornata sotto i riflettori con l’allarme debito.
Il problema è che, a differenza degli ultimi otto anni, quando la Banca centrale europea ha acquistato tutte le obbligazioni necessarie dei vari Paesi dell’Eurozona attraverso straordinari piani di allentamento monetario, ora la strategia va nella direzione opposta, per limitare moneta in circolazione e freddare l’inflazione.
I Governi dovranno trovare nuovi finanziatori del proprio debito. E proprio in un momento storico assai complesso, nel quale i costi elevati dell’energia stanno costringendo gli Stati a elargire sostegni e aiuti ingenti, ovvero ad aumentare la spesa pubblica.
Chi comprerà le obbligazioni degli Stati europei nel 2023? La domanda apre a una serie di valutazioni insidiose sui conti pubblici. In primis, dell’Italia.
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C’è un problema di debito in Europa: cosa può accadere nel 2023
Le misure adottate dai vari Paesi dell’Eurozona per arginare la crisi dei prezzi elevati e delle bollette energetiche onerose stanno costando un sacco di soldi. La prima conseguenza è che le esigenze di finanziamento della regione stanno crescendo ben al di sopra della norma e per il quarto anno consecutivo.
Gli Stati, spiegato in parole semplici, hanno bisogno di più entrate. Gli analisti come riportato da Bloomberg, stimano che i Governi della regione saranno obbligati a immettere nel mercato obbligazionario più debito nuovo l’anno prossimo, con un valore stimato di oltre 500 miliardi di euro su base netta.
Il contesto in cui si muoveranno i Paesi sarà molto ostico. Barclays Bank vede l’emissione netta di titoli di Stato europei salire a quasi 500 miliardi di euro nel 2023, un livello record. Tale cifra tiene conto delle esigenze di finanziamento aggiuntive qualora la recessione economica si rivelasse più grave e di altre fonti di finanziamento al di fuori dei mercati obbligazionari. L’importo netto potrebbe salire di ulteriori 100 miliardi di euro se la Bce inizierà a frenare i suoi reinvestimenti.
“Se ti muovi in un ambiente in cui i governi europei emettono più debito per affrontare la crisi energetica e per di più ottieni un inasprimento quantitativo, il costo del prestito aumenterà in modo massiccio”, ha affermato Flavio Carpenzano, direttore degli investimenti presso Capital Group a Londra. “I mercati inizieranno a mettere in discussione la sostenibilità del debito in paesi come l’Italia.”
Da sottolineare che i mercati globali del reddito fisso hanno già subito un importante riprezzamento in quello che è stato un anno terribile per le obbligazioni. Alla fine del 2021, il rendimento del decennale tedesco era del -0,18%. L’8 dicembre era dell’1,79%.
La Bce non è la sola, tra l’altro, a voltare pagina sulla politica monetaria ultra-espansiva. La Fed ha dato il via alla stretta quantitativa sei mesi fa, riducendo il proprio bilancio di circa 330 miliardi di dollari al 30 novembre, mentre la Banca d’Inghilterra sta attivamente rivendendo i gilt al mercato.
La domanda ora è quanto gli investitori spingeranno ulteriormente i rendimenti per sentirsi adeguatamente compensati. La crescente speculazione che la Bce inizierà a rallentare il suo ciclo di inasprimento ha già stimolato un rally, mentre un’economia in recessione convincerà gli investitori ad abbandonare gli asset rischiosi e a entrare nella relativa sicurezza dei titoli sovrani.
Perché l’Italia è nel mirino degli investitori
Quanto si parla di mercato del debito, sull’Italia si accendono i riflettori di investitori e analisti.
La nostra nazione è la più vulnerabile finanziariamente tra le grandi economie dell’Unione Europea e la posta in gioco rischia di essere molto alta nel 2023. Gli analisti di Citigroup stimano che entro l’inizio del prossimo anno ci vorrà un premio di rendimento di quasi 2,75 punti percentuali rispetto ai bund di riferimento per invogliare gli investitori ad acquistare obbligazioni italiane.
Questo, però, è un livello che farebbe scattare il campanello d’allarme a Bruxelles e riaccenderebbe la speculazione nervosa che ha avuto alti e bassi nel corso degli anni sulla capacità a lungo termine del Paese di far fronte al pagamento del debito.
Il fabbisogno di cassa netto dell’Italia, inoltre, è destinato ad aumentare di 48 miliardi di euro, l’importo più elevato in percentuale del Pil dopo il Portogallo, secondo le stime di Citigroup. Il Belpaese ha bisogno, quindi, di emettere nuovo debito: chi lo comprerà? La Bce verrà in aiuto con il suo strumento ad hoc in caso di forte distorsione dello spread? Le risposte sono incerte.
In realtà, nemmeno le potenze regionali come la Germania e la Francia saranno risparmiate da un aumento dei costi di indebitamento, affermano gli strateghi. BNP Paribas vede i rendimenti dei bund tedeschi di riferimento salire di quasi un punto percentuale entro la fine del primo trimestre.
L’Italia, però, è nel mirino più di altri Paesi. Il monito a diminuire il debito è costante e l’allerta sull’onere di pagamento degli interessi in aumento sta scattando ripetutamente. Il Governo Meloni è avvisato: la bomba debito è sempre pronta a esplodere.
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