Nella guerra dei dazi tra Cina ed Europa c’è di mezzo la Germania

Violetta Silvestri

24/06/2024

La Germania è il Paese più coinvolto nella sfida tra Cina ed Europa. Perché la guerra dei dazi nel settore auto coinvolge i tedeschi in modo cruciale? Il ruolo di Berlino potrebbe essere fatale.

Nella guerra dei dazi tra Cina ed Europa c’è di mezzo la Germania

La Cina sta facendo pressione sulla Germania per convincere l’Ue ad abbandonare la politica dei dazi sulle auto elettriche: questa sarebbe l’ultima indiscrezione proveniente da Bloomberg.

La questione delle tariffe sui veicoli elettrici cinesi che l’Unione dovrebbe introdurre a partire dal 4 luglio - e che stanno innescando una vera e propria guerra commerciale tra le due potenze - è diventata urgente e scottante per le economie europee ancora piuttosto fragili.

I dirigenti del settore automobilistico europeo hanno messo in guardia contro le tariffe, timorosi di ritorsioni del dragone che potrebbero influenzare la competitività delle loro auto in Cina, in un momento in cui stanno già lottando per tenere il passo con un numero crescente di concorrenti nazionali nel mercato dei veicoli elettrici.

La Germania è senza dubbio il Paese coinvolto di più in questa diatriba commerciale. Per questo, stando a rumors della stampa estera, Pechino avrebbe suggerito che i produttori tedeschi di auto di lusso potrebbero trarre vantaggio se Berlino convincesse l’Unione Europea a ridurre le tariffe sulle esportazioni cinesi di veicoli elettrici.

La Cina minaccia di colpire le importazioni di auto di grandi dimensioni e di lusso con tariffe fino al 25%. La Germania potrebbe essere la più colpita dalle contromisure. Per questo da sempre ha assunto un atteggiamento critico verso i dazi Ue e ora potrebbe essere l’ago della bilancia del conflitto.

Cosa c’entra la Germania nella guerra dei dazi auto tra Cina ed Europa?

Le case automobilistiche tedesche sono le più esposte a potenziali contromisure cinesi. I dati commerciali mostrano che quasi un terzo delle loro vendite nel 2023 era diretto in Cina. Mentre la maggior parte dei veicoli venduti ai cinesi sono prodotti localmente, molti modelli di fascia alta vengono ancora importati dalla Germania.

Porsche, per esempio, di proprietà di maggioranza di Volkswagen, non produce in Cina e tutte le auto vendute lì, pari al 25% delle vendite globali, sono quindi importate.

I rapporti hanno indicato che la Cina potrebbe sanzionare le auto con un motore di 2,5 litri o più grande. Secondo Stifel Research, come riportato da Reuters, i veicoli importate dalla Cina di queste dimensioni rappresentano circa l’1% delle vendite VW, salendo al 2% per la BMW, al 4% per la Mercedes e al 17% per la Porsche.

Tuttavia, dato che le auto esportate tendono a essere modelli di fascia alta con margini di profitto sostanziali, Stifel stima che l’impatto negativo sull’utile operativo delle case automobilistiche tedesche sarebbe significativo, tra il 4 e il 10%.

L’impatto sul comparto tedesco sarebbe rilavante da molti punti di vista. Volkswagen ha la più bassa esposizione alle contro-tariffe, con solo il 2,5% delle auto vendute in Cina prodotte in Germania, come mostra il suo bilancio annuale.

Tuttavia, date le sue ambizioni di proteggere e persino aumentare la propria quota di mercato dal 14,5% al ​​15% nonostante la forte concorrenza delle case automobilistiche locali, la società soffrirebbe molto a causa di boicottaggi o altre contromisure per punire le aziende tedesche in Cina.

La Cina è inoltre il più grande mercato di Mercedes-Benz per le vendite di auto nuove, rappresentando circa il 36% delle unità vendute, poco più di 737.000 nel 2023.

Secondo i dati rilevati dalla China Merchants Bank International, le sue berline GLE SUV e Classe S sono tra le tre auto importate più popolari in Cina insieme alla Porsche Cayenne. BMW genera quasi un terzo delle vendite di veicoli in Cina, per un totale di poco più di 826.000, di cui circa il 13% proviene da auto importate, come mostra il suo rapporto annuale.

Un’escalation della tensione sulle tariffe potrebbe sfociare in danni di non poco conto nel settore automobilistico della Germania dal quale dipendono una gran parte delle sorti economiche del Paese in crisi.

La Germania può fermare l’Ue sulle tariffe contro la Cina?

La Cina potrebbe abbassare le tariffe esistenti sulle auto di grandi dimensioni in cambio dell’eliminazione dei dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla nazione asiatica. Pechino attualmente impone una tassa del 15% sulle grandi automobili.

Il ministro cinese del Commercio Wang Wentao avrebbe accennato alla possibilità di vantaggi al suo omologo tedesco Robert Habeck durante un incontro di sabato scorso a Pechino. La visita di tre giorni di Habeck alla seconda economia mondiale è avvenuta settimane dopo che l’Ue aveva proposto di aumentare le tariffe sulle auto elettriche fino al 48% entro la fine dell’anno.

Pechino aveva precedentemente segnalato che avrebbe potuto istituire una tassa del 25% sulle grandi auto europee, una mossa che avrebbe colpito le case automobilistiche tedesche di lusso, tra cui Mercedes-Benz Group AG e BMW AG.

Il rischio per la Commissione Ue ora è che Berlino – che già si oppone alla strategia dei dazi – possa essere persuasa dalla necessità di salvare la sua industria automobilistica a fare pressione sul braccio esecutivo del blocco e sugli altri Stati membri, sfruttando il suo peso come la più grande economia dell’Ue.

Il cancelliere tedesco ha sottolineato il desiderio del suo governo di una soluzione negoziata. “C’è ancora tempo prima che i dazi provvisori vengano introdotti a partire dal 4 luglio”, ha detto Scholz in un discorso al congresso della lobby economica a Berlino.

Negoziati tra Cina ed Europa potrebbero essere un vantaggio per tutti, non solo per la malconcia industria tedesca. Tuttavia, nei nuovi equilibri geopolitici che si vanno costruendo da quando è esplosa la guerra in Ucraina, la Cina è il nemico dell’Occidente da isolare. L’Ue ha molto da fare per trovare la soluzione ottimale per dare slancio alla sua fragile ripresa e per non irritare gli Usa.

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