Nike, Adidas e molti altri marchi del settore calzature neri nei confronti del Presidente Trump. Ecco perché
Nike, Adidas e l’intero settore calzature in pieno dissenso col Presidente statunitense Donald Trump, in procinto - secondo numerose aziende - di portare “catastrofi” all’interno dei loro affari quotidiani:
“Qualsiasi azione intrapresa al fine di aumentare i dazi sulle calzature avrà un effetto immediato e duraturo su tutti gli utenti statunitensi”,
è proprio questo infatti l’allarme lanciato - all’interno di una lettera indirizzata al numero uno della Casa Bianca - da una coalizione di oltre 170 aziende che producono scarpe, pronte a inquadrare le imposte che minacciano una lunga serie di importazioni da Pechino come “catastrofiche”, una “minaccia per la vitalità economica di moltissime compagnie”.
La lettera è stata pubblicata sul sito di Footwear Distributors and Retailers of America, gruppo commerciale di settore. È stata indirizzata anche al rappresentante commerciale degli Stati Uniti, Robert Lighthizer, al segretario al tesoro Steven Mnuchin, al segretario al commercio Wilbur Ross e a Larry Kudlow, direttore del Consiglio economico nazionale.
Il riferimento è chiaro: a inizio maggio l’amministrazione Trump ha annunciato l’aumento dei dazi che colpiscono la Cina per un valore che arriva fino a 200 miliardi di dollari. Le tariffe colpiscono soprattutto materiali industriali, ma anche diversi altri beni prodotti.
In più, il tycoon statunitense ha avviato un procedimento formale per tassare del 25% i restanti 325 miliardi di dollari delle merci provenienti dalla Cina che non sono ancora sottoposte a nessuna tariffa.
Un elenco, quest’ultimo, che comprende scarpe da ginnastica, giocattoli e numerosi altri beni di consumo.
Nike e Adidas contro Trump: impatto catastrofico dei dazi
Le compagnie attive nel settore calzature stimano che i dazi del 25% sulle scarpe provenienti dalla Cina potrebbero gravare per almeno 7 miliardi di dollari sulle spalle dei consumatori statunitensi.
Nella lettera, che non si perde certo in giochi di parole, il collettivo assicura che ogni aumento finirà per avere un impatto diretto e grave sugli utenti USA.
La Cina risulta infatti cruciale nella catena di fornitura delle aziende di settore statunitensi; nel 2017 Pechino ha costituito il 72% di tutte le calzature importate negli Stati Uniti.
Il 26% delle calzature e il 26% dell’abbigliamento Nike sono stati realizzati in Cina.
Nella loro lettera a Trump, le società hanno evidenziato l’impossibilità per loro di spostare rapidamente la produzione:
“Quello delle calzature è un settore ad alta intensità di capitale; sono necessari anni di pianificazione per prendere decisioni e stabilire le mosse da fare. Questo vuol dire che le aziende non possono semplicemente spostare le fabbriche per adeguarsi a cambiamenti improvvisi”.
Ma quello delle calzature non è certo l’unico settore da cui sono arrivate segnalazioni circa l’impatto potenzialmente gravissimo dei dazi; Walmart ha annunciato la scorsa settimana che aumenterà i prezzi su diversi prodotti, a seguito delle tariffe dell’amministrazione Trump.
Si tratta, è bene ricordarlo, della più grande catena al mondo nell’ambito della grande distribuzione, e le conseguenze sul mercato potrebbero essere davvero notevoli.
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