No, l’allarme inflazione non è finito. E i tassi saliranno

Violetta Silvestri

31/03/2023

Allarme inflazione resta acceso in Europa: la lettura attenta degli ultimi dati sottolinea che ci sono ancora prezzi elevati. A questo punto, cosa farà la Bce? I tassi possono ancora salire.

No, l’allarme inflazione non è finito. E i tassi saliranno

L’inflazione dell’Eurozona è scesa al livello più basso da un anno a marzo, dopo un calo dei costi energetici.

Questa la sintesi della lettura preliminare di marzo. Tuttavia, la buona notizia per le famiglie e i consumatori alle prese con prezzi elevati da ormai troppo tempo e da redditi erosi dal caro vita ha un lato ancora poco incoraggiante.

Ci sono, infatti, altre parti del paniere dell’inflazione che rimangono ostinatamente alte. I prezzi dei prodotti alimentari hanno contribuito maggiormente alla lettura dell’inflazione complessiva di marzo. Questa è una prova che la Banca centrale europea difficilmente potrà prendere in considerazione la possibilità di sospendere il suo ciclo di rialzi dei tassi, iniziato a luglio.

Il membro della Bce Isabel Schnabel ha dichiarato giovedì che l’inflazione primaria ha iniziato a diminuire, ma quella core si sta dimostrando vischiosa. L’allarme prezzi, quindi, non sta rientrando come dovrebbe in Europa.

Inflazione in Europa: come leggere davvero il rallentamento?

I prezzi al consumo armonizzati nell’area dell’euro sono aumentati su base annua del 6,9% a marzo, in calo rispetto all’8,5% del mese precedente, raggiungendo il livello più basso da febbraio 2022.

Il rallentamento, dovuto a un calo dello 0,9% dei prezzi dell’energia, è stato più marcato di una previsione degli economisti intervistati da Reuters, che avevano previsto un’inflazione al 7,1%.

Tuttavia, l’inflazione core, che esclude i costi di energia e cibo per dare una visione migliore delle pressioni sui prezzi sottostanti, ha raggiunto un nuovo massimo nei Paesi dell’euro al 5,7% a marzo, in aumento rispetto al 5,6% del mese precedente.

Questo significa che, mentre gli aumenti dei prezzi dell’energia dello scorso anno si sono diffusi rapidamente in tutta l’economia, stanno impiegando più tempo per dissiparsi e indebolirsi in tutti i settori.

Da sottolineare che la Bce ha alzato il costo del denaro di 50 punti base a marzo, portando i tassi di interesse al 3,5%. Tuttavia, non ha fornito alcuna indicazione di potenziali decisioni sui tassi nei prossimi mesi.

Le recenti turbolenze bancarie hanno sollevato interrogativi sul fatto che le banche centrali siano state troppo aggressive nel modificare i tassi di interesse per affrontare l’inflazione. L’economista capo della Bce Philip Lane ha però sottolineato che saranno necessari ulteriori aumenti per prezzi ancora caldi, se l’instabilità bancaria si dissipa.

I dati appena pubblicati e relativi a marzo probabilmente confermano questa tendenza. La situazione va migliorando, ma la spinta in basso non è ancora abbastanza forte da far mollare la presa Bce sulla sua lotta all’inflazione.

Secondo gli esperti di ING, i dati previsionali stanno iniziando a diventare meno preoccupanti dal punto di vista dell’inflazione. I prezzi dei futures per l’energia sembrano gestibili, mentre anche i prezzi alla produzione per il cibo sono usciti dai picchi. I costi di trasporto e i problemi della catena di approvvigionamento si sono notevolmente attenuati, il che ha portato i produttori a vedere un calo delle aspettative sui prezzi di vendita.

La preoccupazione principale sembra riguardare l’andamento dei salari. La crescita dei salari è in aumento e con la disoccupazione ancora al minimo del 6,6%, permangono le possibilità che ci siano pressioni al rialzo sui salari. Ciò potrebbe tradursi in un’inflazione un po’ più vischiosa, soprattutto dal lato dei servizi.

La previsione degli esperti è di un rialzo tassi a marzo almeno di 25 punti base.

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