Aumentano i casi di aviaria e l’Oms ha lanciato un allarme: bere solo latte pastorizzato a causa della diffusione del virus negli allevamenti di bovini.
L’aviaria sarà la causa della prossima pandemia. Da tempo di questo sono convinti scienziati ed esperti di tutto il mondo, con quello che sta avvenendo negli Stati Uniti che sembrerebbe avvalorare questa tetra tesi.
Da noi è nota da circa un scolo ed è una malattia degli uccelli causata da un virus dell’influenza di tipo A. Come ben noto nel 1997 è arrivata la certezza che anche gli umani possono essere infettati e, da allora, l’influenza aviaria in Asia ha provocato la morte di diverse persone.
L’aviaria può essere a bassa o ad alta patogenicità: nel secondo dei casi l’Iss scrive che “la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi”. Da qui i timori di una pandemia provocata da questo virus, con le varie istituzioni che stanno monitorando con attenzione la situazione.
Per la prima volta a inizio marzo il virus - da sempre tipico degli uccelli - ha colpito anche le mucche da latte, con le autorità che hanno rivelato un ceppo di influenza aviaria ad alta patogenicità.
Oltreoceano sono stati riscontrati casi di influenza aviaria in 36 allevamenti di mucche da latte in nove Stati, con anche un uomo che è stato contagiato mentre altri 200 sarebbero in osservazione.
Una situazione che ha fatto suonare più di un campanello d’allarme all’interno dell’Oms che, nelle scorse ore, ha lanciato un vero e proprio allarme chiedendo di non consumare latte crudo a causa della diffusione dell’aviaria anche tra le mucche.
Aviaria, l’Oms invita a non consumare latte crudo
Negli Stati Uniti l’influenza aviaria non si è limitata a passare dagli uccelli alle mucche da latte, ma ha colpito anche altri animali come orsi polari, scoiattoli delfini e puzzole. Il virus è stato riscontrato anche in buona parte dei Paesi europei con la situazione che sta destando preoccupazione.
Le autorità competenti di conseguenza hanno iniziato a imporre controlli sanitari a tappeto e rigidi divieti vista l’ampia diffusione dell’influenza aviaria, con l’Organizzazione Mondiale della Sanità che invece ha rivolto un appello per quanto riguarda il consumo di latte.
“In tutti i Paesi - ha dichiarato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus - le persone dovrebbero consumare latte pastorizzato perché il virus è stato rilevato nel latte crudo negli Stati Uniti, ma i test preliminari mostrano che la pastorizzazione lo uccide”.
Lo stesso consiglio in precedenza è stato diffuso dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti: “Il rilevamento dell’RNA virale non rappresenta di per sé un rischio per la salute per i consumatori e ci aspettiamo di trovare questo materiale genetico residuo se il virus era nel latte crudo ed è stato inattivato dal processo di pastorizzazione per inattivare i patogeni”.
Come riporta l’Istituto di ricerche farmacologica Mario Negri, la presenza di “materiale virale nel latte in commercio ha implicazioni più ampie” suggerisce che la “diffusione di H5N1 tra le mucche potrebbe essere più vasta di quanto si pensasse”.
Per Donald Prater, direttore ad interim del Center for Food Safety and Applied Nutrition, quando i “campioni di latte risultati positivi ad H5N1 tramite PCR sono stati analizzati per vedere se potessero essere infettivi, nessuno di essi è stato in grado di produrre virus vivo”.
In sostanza nessuna psicosi per l’influenza aviaria e per il contagio di mucche da latte e altri animali - si parla anche di una possibile trasmissione dai bovini ai gatti -, ma grande attenzione per evitare che veramente il virus H5N1 possa causare la prossima pandemia.
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