Raffica di acquisti sulle azioni delle due banche italiane, dopo la mossa del MEF.
Fusione MPS-Banco BPM: fino a che punto è verosimile un risiko bancario che veda protagonisti i due istituti di credito italiani, ora che Banca Monte dei Paschi di Siena è finalmente più libera dalle grinfie dello Stato?
La doppia notizia della terza mossa del governo Meloni - tesa a riconsegnare la banca senese al mercato per ottemperare alle disposizioni UE - e della decisione di Piazza Meda, che ha fatto shopping di una quota pari al 5% del capitale del Monte, ha portato Piazza Affari a rilanciare prontamente la scommessa sulle nozze tra i due gruppi.
D’altronde, con Anima, che ha portato la sua partecipazione in MPS a salire dall’1% al 4%, in caso di successo dell’OPA lanciata sulla società di risparmio gestito, Banco BPM avrà in mano il 9% del capitale del Monte.
L’istituto di credito che fino a qualche settimana fa ribadiva la sua strategia stand alone - si chiederanno diversi investitori - avrà per caso cambiato idea, puntando oltre che su Anima anche su MPS?
Banco BPM-MPS: nozze in vista o no? La view degli esperti
Per quanto Piazza Affari si infiammi ogni volta che fiuta aria di risiko bancario, la risposta ufficiale è “no”, visto che è stato lo stesso CEO di Banco BPM, Giuseppe Castagna a ribadire ieri il piano della banca di continuare a ballare da sola: qualcosa che emerge chiaramente anche dal comunicato di Banco BPM, come è stato rimarcato dagli analisti di DBRS Morningstar.
“Una fusione tra Banco BPM e MPS non è contemplata da Banco BPM”, hanno scritto gli esperti, aprendo tuttavia alla possibilità di operazioni di M&A nel settore bancario italiano: “Ciò nonostante, crediamo che ci sia spazio per un ulteriore consolidamento nel sistema bancario italiano, in generale”.
“Allo stesso tempo”, hanno fatto notare gli analisti della divisione di ricerca di Morningstar DBRS, “il progresso compiuto nella privatizzazione di MPS mostra una ulteriore fiducia del mercato nella banca” .
Fiducia tutta incisa negli acquisti scatenati che hanno interessato nella sessione di ieri del Ftse Mib di Piazza Affari le azioni del Monte dei Paschi di Siena, scattate dopo la notizia del terzo atto del MEF e dell’ingresso nel capitale, oltre che di Anima Holding e di Banco BPM, anche di Delfin e Caltagirone (ciascuna, in questi ultimi due casi, con una quota del 3,5%).
Il titolo MPS è volato dell’11,60%, a quota 6,156 euro. Una raffica di buy ha premiato anche il titolo Banco BPM, in corsa del 3,05%, a 6,966 euro.
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Piazza Affari fiuta aria di risiko, anche con dossier UniCredit-Commerzbank
A balzare a Piazza Affari l’intero settore bancario italiano, con gli investitori che hanno subito cercato di individuare i probabili futuri attori di un risiko bancario che, finora, è stato indubbiamente volano di crescita dei titoli delle banche italiane, rimanendo tuttavia confinato sempre nell’ambito delle ipotesi o delle speculazioni.
Sono schizzate tra le azioni le quotazioni della Popolare di Sondrio, con un rally del 4,69%, a 7,475 euro.
Bene anche UniCredit, +2,85% a 41,80 euro, che rimane ancora in attesa del verdetto della BCE sul dossier Commerzbank, che tanto ha messo in crisi la Germania.
Proprio il piano del CEO di UniCredit Andrea Orcel, che ha messo nel mirino la seconda banca tedesca, di cui detiene una partecipazione potenziale al 21% circa, potrebbe incentivare gli altri istituti italiani a esplorare opportunità di M&A, per creare quel terzo polo bancario su cui punta in primis, dalla sua nascita, il governo Meloni.
Nel commentare quella che ha definito una “saga” che vede protagoniste le due banche UniCredit e Commerzbank Mirko Sanna, analista di S&P Global, ha affermato di fatto che il dossier “continuerà probabilmente ad attrarre la maggior parte dell’attenzione” degli investitori, che si interrogano tuttora sulla possibilità che in Italia avvenga un “ ulteriore consolidamento del settore bancario ”.
L’analista ha ipotizzato “una ulteriore reazione da parte delle banche rivali, visto che il governo (Meloni) sta finalizzando la sua uscita dal Monte dei Paschi di Siena”.
Più possibilisti sulle nozze tra Banco BPM e MPS sono stati gli analisti di JP Morgan, che hanno scritto in una nota che MPS diventerà probabilmente un obiettivo di M&A, grazie alla strategia del governo Meloni che ha portato lo Stato italiano “sulla strada per un’uscita” dalla banca senese.
La divisione di ricerca di JP Morgan ha citato proprio Banco BPM.
“Banco BPM rimane a nostro avviso uno dei potenziali pretendenti”, hanno scritto in una nota gli analisti.
Dal canto loro, gli analisti di Mediobanca Securities hanno sottolineato che una fusione tra MPS e Banco BPM “sarebbe accrescitiva per l’utile per azione” della banca milanese guidata dal CEO Giuseppe Castagna.
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Un “monte” dividendi per Banco BPM
Occhio inoltre a quanto hanno fatto notare gli esperti di Equita SIM, che si sono soffermati sull’impatto positivo che una fusione tra le due banche avrebbe su Banco BPM, considerando la quota di MPS in mano ad Anima.
Banco BPM potrebbe di fatto “beneficiare dalla contribuzione dal dividendo di MPS, a fronte di un consumo di capitale limitato (-9 pb indicato dalla società)”, hanno messo in evidenza gli esperti, snocciolando una previsione sul contributo positivo dei dividendi di Siena su Piazza Meda:
“Stimiamo che il 5% del dividendo di Mps contribuirà tra il 2,5% e il 3% dell’utile di Banco Bpm, mentre – assumendo pieno successo dell’OPA su Anima, il 9% del dividendo di MPS contribuirebbe per il 5% dell’utile della combined entity”.
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