Con una nota congiunta i leader del centrodestra hanno annunciato una nuova legge di sistema sull’editoria: ecco cosa può cambiare in Italia per giornali, tv e colossi del web.
Il governo pensa a una nuova legge sull’editoria, da tempo invocata dagli operatori del settore visto che, quella attualmente in vigore, risale agli anni ’80 e non terrebbe conto della rivoluzione apportata dal web.
Con una nota congiunta, tutti i leader della maggioranza - Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi - hanno fatto sapere che il governo intende accelerare sul tema, con una nuova legge sull’editoria che presto potrebbe arrivare in Parlamento.
“Riteniamo opportuno – si legge nella nota – avviare in Parlamento il confronto per definire una nuova legge di sistema, che tenga conto di tutte le trasformazioni tecnologiche intervenute, per arginare e regolare il dominio di giganti web e le piattaforme, per fermare il saccheggio digitale e tutelare il diritto d’autore del mondo dell’editoria e dell’audiovisivo, a garanzia di ogni espressione della cultura, del sapere e dell’informazione”.
Del resto entro il 2025 l’Italia dovrà recepire il Media Freedom Act, lo scorso anno licenziato dal Parlamento europeo. L’occasione però potrebbe servire al governo per riformare tutto il settore, compresa la Rai dove da tempo è in corso la machiavellica partita delle nomine.
Il governo così si è detto pronto a confrontarsi in Parlamento, dicendosi al tempo stesso pronto “al dibattito in ogni altra sede, a partire da iniziative promosse da organi istituzionali”. Ma cosa potrebbe cambiare per tv, giornali e web con questa riforma?
Nuova legge editoria: cosa cambia per tv, giornali e web
Lo scorso marzo il Parlamento europeo ha approvato il Media Freedom Act, un nuovo regolamento nato per tutelare la libertà dei media e proteggere i giornalisti comunitari da ingerenze politiche o economiche.
L’Italia dovrà recepirlo entro il 2025, ma il governo appare intenzionato a realizzare una nuova legge sull’editoria come più volte invocato dal settore, con la riforma che andrebbe a interessare tv - soprattutto quella di Stato -, giornali e web.
Ma in che direzione potrebbe operare il governo? Nella nota si legge che: “L’evoluzione del mondo dell’informazione impone una impegnativa sfida a tutte le istituzioni politiche. L’irrompere dei giganti del web, la crescita di potenti piattaforme spesso connesse ai colossi della rete, il saccheggio digitale che investe il mondo dell’editoria e dell’audiovisivo, il dilagare delle cosiddette fake news e molto altro ancora richiedono un nuovo assetto normativo”.
Il Media Freedom Act garantisce che i media possano operare più facilmente nel mercato interno e online, migliora la trasparenza sulle proprietà, introduce una ripartizione equa dei fondi statali e un meccanismo che mira a impedire alle piattaforme online di dimensioni molto grandi, come Facebook, X o Instagram, di limitare o rimuovere in modo arbitrario contenuti mediatici indipendenti.
Resta da capire ora come il governo intenderà imbastire la nuova legge sull’editoria, in virtù anche della particolare situazione dell’Italia dove nel settore sono presenti - da anni - dei palesi e ingombranti conflitti di interesse.
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