Letta ci riprova: la proposta della tassa di successione per i giovani. Ecco per chi è e come funziona.
Non è la prima volta che Enrico Letta propone una tassa di successione per i ricchi così da permettere ai giovani che compiono 18 anni di iniziare la propria vita adulta con un fondo da investire in studi o attività. Ci riprova proponendo Dote 18enni e ancora una volta, con un effetto alzata di scudi da parte delle altre forze politiche, montano le critiche. Non sorprende che lo schieramento si divida tra un centrodestra a favore del mantenimento delle proprietà di chi produce ricchezza del paese, per citare le parole Giorgia Meloni e chi si lascia andare alle solite battute sulla sinistra che va d’amore e d’accordo con l’imposizione di nuove tasse.
Enrico Letta non fa un passo indietro e ancora una volta è convinto che spetti ai plurimilionari aiutare le nuove generazioni. I dati Istat hanno raccontato in più di un rapporto come la categoria “giovani”, che comprende le persone dai 18 ai 25 anni, siano una fascia di età con alti livelli di precariato e una generale insoddisfazione per le condizioni di vita e di crisi nella quale vivono.
Il campo della nuova tassa di successione è un campo di battaglia, che vede la destra schierata con i supermilionari, a fare campagna elettorale però verso un pubblico molto più vasto e che con questa patrimoniale in realtà potrebbe garantire un futuro di studi o di impresa ai propri figli. Ad esempio Lega ha rilanciato immediatamente un post sui social nel quale scrive “Chi sceglie il PD scegli più tasse. Fai girare”, omettendo completamente chi dovrebbe pagare questa tassa di successione (cioè i ricchi) e chi sarebbero invece i beneficiari (la classe sociale meno abbiente).
Diverso invece l’approccio di Forza Italia, che vedono nell’assistenzialismo frenato ai giovani una scelta sbagliata. Servono invece interventi strutturali che abbiano un impatto positivo sul mercato del lavoro. Dopotutto la ricetta perfetta non esiste e tanto la tassa di successione, quanto altre proposte su presunti obblighi di far accettare ai giovani un lavoro, potrebbero non portare a nessun risultato concreto.
Serve quindi comprendere meglio a chi andrebbero i benefici di una tassa patrimoniale e quali sono davvero i super ricchi che ne pagherebbero le conseguenze. In pratica come funziona la tassa di successione, o patrimoniale, e perché è così tanto osteggiata?
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Non è strano pensare che chi ha più soldi debba aiutare la società nella quale vive e fa impresa. Dopotutto nel corso degli anni è stato applicato un discorso simile anche alle grandi aziende internazionali che operano in Europa e nel nostro paese e che in futuro saranno obbligate a pagare una tassa nei paesi dove sono dislocate le loro sedi estere. Grandi movimenti economici possono portare a grandi responsabilità, un po’ come i supereroi di quartiere. Il discorso portato avanti da Enrico Letta sulla tassa di successione pone il plurimilionario, il super ricco italiano, nella condizione di aiutare le nuove generazioni non soltanto a studiare, ma anche a fare impresa. La possibilità di avere un budget per iniziare la propria carriera studentesca o lavorativa permetterebbe ai giovani di rendersi indipendenti, di specializzarsi e di diventare competitivi sul mercato del lavoro.
Come dice Enrico Letta, riportandone le parole: “La forza della società e la solidarietà non il salvarsi ognuno per conto proprio”. La risposta della destra è stata compatta, ma il “no” arriva anche dal centro. Da una parte c’è il non voler toccare le proprietà altrui, ma esiste anche un discorso ideologico che non vuole dare assistenzialismo gratuito ai giovani. Si ritorna quindi sul concetto di sacrificio e di farsi da soli, anche dopo due anni di pandemia e di una profonda crisi generazionale che vede i più giovani costretti a fare i conti con il lascito di una generazione poco attenta al futuro.
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Il bonus da 10.000€ per i neo diciottenni è un po’ il cavallo di battaglia del leader del Partito Democratico. Sempre molto osteggiata, la proposta in realtà non è un via libera ai 18enni per spendere i 10.000 € a loro piacere. Ci sono infatti delle regole abbozzate per quella che attualmente è ancora soltanto una proposta.
La proposta prevede l’assegnazione di un piccolo capitale a chi ha un reddito medio o medio basso. Non sarebbe come lasciare i soldi ai giovani per poter andare in vacanza, infatti ci sono dei vincoli per l’utilizzo di questa dote. Il bonus andrebbe usato infatti per la formazione, per l’alloggio o per avviare una piccola impresa.
Non viene chiesto a tutti gli italiani di contribuire alle nuove generazioni, ma soltanto ai super ricchi. La dote per i diciottenni allo stesso modo non è prevista per tutti, ma solo per chi ha un reddito medio o medio basso che si ritroverebbe senza grandi opportunità al pari di altri coetanei più privilegiati. Potremmo quindi dire che la campagna contro la patrimoniale che invita gli italiani a non votare chi vuole più tasse, in questo caso pare andare contro la maggior parte di italiani che in realtà da una simile iniziativa potrebbero soltanto beneficiarne. Sull’efficacia dell’iniziativa non si possono fare pronostici.
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