Chi è il nuovo Presidente dell’Interpol e perché fa così tanto discutere

Andrea Pastore

29/11/2021

L’Interpol ha eletto il suo nuovo Presidente e già desta preoccupazioni. Chi è Ahmed Naser al Raisi.

Chi è il nuovo Presidente dell’Interpol e perché fa così tanto discutere

L’Assemblea generale dell’Interpol, l’organizzazione internazionale della polizia dedita alla cooperazione tra le forze di polizia e al contrasto al crimine internazionale formata da 195 Stati, ha eletto il suo nuovo Presidente: l’ex ispettore generale del ministero dell’Interno degli Emirati Arabi Ahmed Naser Al Raisi.

La figura controversa del nuovo Presidente dell’Interpol desta preoccupazione ai paesi occidentali, specialmente per via delle accuse di tortura mosse verso il funzionario degli Emirati: di recente è stato accusato di tortura da parte di due cittadini britannici; nello specifico, l’accusa è quella di aver supervisionato torture e abusi durante la detenzione dei due cittadini inglesi. Ma andiamo con ordine.

Ahmed Naser al Raisi: chi è il nuovo Presidente dell’Interpol

Ahmed Naser al Raisi è entrato nella polizia di Abu Dhabi nel 1980 nel ramo antifurto. Ha raggiunto il rango di Direttore Generale delle Operazioni Centrali nel 2005 dopo 25 anni di carriera.

Ha ottenuto una laurea in Computer Science dall’Otterbein University in Ohio nel 1986, un diploma in Police Management all’Università di Cambridge nel 2004 insieme ad un Master dalla Coventry University. Inoltre, ha conseguito un dottorando alla London Metropolitan University.

Dopo essere stato Direttore Generale alle Operazioni Centrali, al Raisi è diventato Ispettore generale del ministero dell’Interno nel governo emiratino. Una carriera di tutto rispetto ma con alcune opacità che alcuni hanno prontamente denunciato. Il caso più famoso è quello di Matthew Hedges, cittadino inglese accusato di spionaggio da parte degli Emirati Arabi in cui al Raisi avrebbe giocato un ruolo chiave.

Matthew Hedges e le altre ombre di al Raisi

Matthew Hedges è un dottorando britannico che è stato imprigionato negli Emirati Arabi Uniti nel 2018 con l’accusa di spionaggio. Lo stesso Hedges alcuni giorni fa ha avviato una causa verso il neoeletto Presidente dell’Interpol denunciando il fatto che quest’ultimo avrebbe supervisionato torture e abusi dopo la cattura di Hedges.

Un altro caso è quello di Ali Issa Ahmad, tifoso di calcio che durante una vacanza negli Emirati nel 2019 ha assistito ad una partita di calcio tra Qatar e Iraq. Ahmad per l’occasione aveva indossato una maglia del Qatar che ai tempi era considerato un gesto illegale vista l’inimicizia che correva tra i due Paesi. Anche lui ha denunciato lo stesso tipo di torture e di abusi subiti da Hedges durante la sua detenzione. I due hanno esposto le loro motivazioni ai tribunali di Londra, ma hanno presentato denunce anche in Francia, Norvegia e Svezia.

La causa di Hedges e di Ahmad è sostenuta anche da varie organizzazioni che si battono per i diritti civili, come la Gulf Center for Human Rights, che accusa il nuovo Presidente dell’Interpol di essere il responsabile delle torture subite da Ahmed Mansoor, attivista arrestato negli Emirati nel 2017 e condannato a 10 anni di prigione.

Cos’è l’Interpol e perché preoccupa al Raisi

Fondata nel 1923 a Vienna e riorganizzata in varie occasioni nel corso della sua storia, l’Interpol (International Criminal Police Organization) è l’organizzazione internazionale di polizia più grande del mondo.

Il suo quartier generale è a Lione, in Francia, ha sette uffici regionali in giro per il mondo (Argentina, Camerun, Costa d’Avorio, El Salvador, Kenia, Thailandia e Zimbabwe) e 195 uffici nazionali, uno per ogni paese membro: i paesi membri sono appunto 195.

Interpol permette alle polizie dei paesi membri di condividere informazioni e dati relativi ai crimini su cui collaborano (reti criminali mondiali e criminalità organizzata) e offre loro supporto tecnico e strategico. Il suo ruolo fondamentale è quello del coordinamento tra i vari copri di polizia: a lavorare negli uffici di Interpol sono infatti poliziotti delle varie polizie di stato, e Interpol non ha una sua forza di polizia vera e propria.

Anche se la collaborazione tra le forze di Polizia dei diversi stati del mondo è quasi un’utopia, un punto di raccordo come l’Interpol nasconde un grande soft power per chi ne è a capo: potere che può essere utilizzato bene o male a seconda dei casi.

Nel caso di Ahmed Naser al Raisi le prime preoccupazioni non hanno tardato a palesarsi: può un rappresentante di un governo come quello emiratino accusato di torture e abusi guidare questo tipo di organizzazione?

Lungi dal considerare i funzionari statali di pubblica sicurezza dei paesi occidentali dei santi, sappiamo almeno che sotto un certo punto di vista conservano delle pratiche che sono inserite - o almeno sono al limite- dello Stato di Diritto.

Per quanto riguard Ahmed Naser al Raisi, la comunità internazionale conserva dubbi non irrilevanti sul rispetto dei diritti umani nelle sue pratiche e di quelle degli Emirati.

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