Assegno di inclusione, primo pagamento a febbraio (forse): cosa c’è da sapere sul passaggio al nuovo Reddito di cittadinanza.
Quando arriva il nuovo Reddito di cittadinanza, che ricordiamo si chiamerà Assegno di inclusione? Dopo pochi giorni dal pagamento della mensilità di novembre, chi prende il Reddito di cittadinanza inizia a interrogarsi sul futuro, in quanto si avvicina sempre di più il momento dell’addio alla misura che in questi tre anni ha contribuito a sostenere migliaia di famiglie.
Con il passaggio da Reddito di cittadinanza ad Assegno di inclusione ci sarà però uno stop di almeno un mese per i pagamenti, fermo restando che non è detto che coloro che fino a oggi hanno beneficiato del sostegno riusciranno ad accedere alla nuova misura.
Per quanto il Commissario straordinario Inps, Micaela Gelera, abbia confermato che la procedura per l’invio della domanda del nuovo Assegno di inclusione sarà online in tempo per il 1° gennaio, ci sono dei tempi tecnici da considerare che potrebbero far slittare il pagamento a marzo 2024, lasciando così le famiglie che fino a oggi hanno percepito del Reddito di cittadinanza senza sostegno per almeno due mesi.
Quando viene pagato l’Assegno di inclusione
Il nuovo Assegno di inclusione, che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza, entrerà in vigore da gennaio 2024.
Ciò non significa però che ci sarà continuità tra i pagamenti: per il passaggio da Reddito di cittadinanza ad Assegno di inclusione bisognerà pazientare almeno un mese.
Dal 1° gennaio 2024, infatti, sarà online sul sito dell’Inps la procedura per l’invio della domanda: tuttavia, prima di farne richiesta bisognerà necessariamente aspettare il rilascio dell’Isee aggiornato al nuovo anno. Considerando le tempistiche per la presentazione della Dsu, specialmente per chi si rivolge al Caf, è molto probabile che la nuova attestazione sarà disponibile non prima del 10 gennaio.
A questo punto, a patto che il valore non risulti superiore a 9.360 euro, si può fare domanda per l’Assegno di inclusione che, come vuole la normativa, decorrerà dal mese successivo a quello in cui è stata fatta la richiesta.
Per chi ne fa domanda a gennaio, a patto ovviamente che l’esito sia positivo, l’Assegno decorre da febbraio con il pagamento che dovrebbe avvenire intorno alla metà del mese.
Tuttavia, specialmente il primo mese, l’Inps potrebbe avere rallentamenti a causa della mole delle domande presentate: per questa ragione c’è il rischio che la fase istruttoria duri più tempo, sbloccando il pagamento solamente a marzo. Va comunque detto che, in quanto l’Assegno decorre comunque dal mese successivo a quello in cui viene fatta la domanda, in caso di ritardo verrà riconosciuto anche il pagamento previsto per febbraio.
Chi rischia di non avere diritto all’Assegno di inclusione
Come anticipato, ci sono famiglie che oggi percepiscono il Reddito di cittadinanza ma che rischiano di essere escluse dall’Assegno di inclusione.
Si tratta di tutti quei nuclei che si trovano nella seguente condizione:
- al loro interno ci sono componenti maggiorenni occupabili;
- hanno un reddito familiare non pari a zero.
Questo perché con il passaggio all’Assegno di inclusione i maggiorenni - salvo il caso in cui siano disabili, over 60 oppure sui quali gravino dei carichi di cura - sono esclusi dal calcolo del parametro di scala di equivalenza. Ciò comporterà un abbassamento della soglia reddituale da non superare per avere diritto al beneficio, come pure una riduzione dell’importo dell’integrazione.
Ad esempio, se oggi una famiglia composta da due persone, entrambe occupabili, per beneficiare del Reddito di cittadinanza deve avere un reddito familiare non superiore a 8.400 euro, per l’Assegno di inclusione il limite di abbassa a 6.000 euro. Ciò significa che con un reddito ad esempio di 7.000 euro spetta il Reddito di cittadinanza ma non l’Assegno di inclusione.
Per questo motivo molte di quelle famiglie che pur non avendo un reddito pari a zero hanno comunque goduto dell’integrazione riconosciuta dal Reddito di cittadinanza, e in cui ci sono più componenti occupabili, rischiano di non rientrare nella nuova soglia reddituale, dovendo così rinunciare non solo all’Assegno d’inclusione ma probabilmente anche al Supporto formazione lavoro, sostegno che spetta solo con un Isee fino a 6.000 euro.
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