Abbandonata la macchina comunicativa della “Bestia”, Matteo Salvini adotta per il Carroccio un programma più specifico. I dettagli.
È un Matteo Salvini diverso quello che si sta preparando alla campagna elettorale forse più importante della sua lunga carriera politica, che può portare lui e la Lega nuovamente al governo con una coalizione di centrodestra a cui il Carroccio appartiene fin dalle sue origini, e con cui si sente maggiormente a suo agio, per vocazioni, ideali e percorso politico simili.
Matteo Salvini appare così più moderato e riflessivo, meno eccessivo nelle sue uscite, più simile a un leader misurato che deve guidare il suo partito e la sua coalizione verso un obiettivo comune da raggiungere senza caricare le sue argomentazioni con immagini e discorsi forti e polemici.
La vecchia macchina comunicativa del “capitano”, la cosiddetta “Bestia” creata dal guru della comunicazione Luca Morisi, puntava sulla politica del “sangue e arena” e sul creare un avversario da abbattere. Sistemi che hanno funzionato in un primo tempo, ma che poi dovevano per forza essere sostituiti da un approccio più misurato. Salvini è diventato, per lunghi mesi, il nemico da abbattere, il colpevole di ogni nefandezza; ogni sua azione veniva interpretata in modo da danneggiare la sua immagine e, di conseguenza, quella del partito.
La crisi dell’estate 2019 è stata la naturale conseguenza anche di questo tipo di atteggiamento, che puntava a costruire per forza di cose un clima di lotta e di scontro. La mancanza delle elezioni anticipate ha rappresentato l’inizio della perdita di consensi, dopo l’exploit ottenuto alle Europee dello stesso anno. I fatti hanno dimostrato che quel tipo di “campagna dell’odio” non poteva essere la causa del successo iniziale, bensì avrebbe dovuto consistere in un percorso prodromico a una attenta e ragionata valutazione verso soluzioni ragionate a determinati problemi, molto efficacemente evidenziati dalla “Bestia” comunicativa salviniana.
Nei giorni scorsi lo stesso Matteo Salvini ha presentato sui social la nuova campagna leghista, incentrata sullo slogan “Credo”, chiaro efficace e incisivo, che è stato anticipato da una settimana di mistero, in cui la Lega ha tappezzato tutte le grandi città con lo slogan bianco su sfondo giallo e blu. Un battage che si poteva prestare a mille interpretazioni e che ha quindi conferito quel pizzico di mistero e pathos necessario per accrescere poi l’interesse su un prodotto o un messaggio da veicolare.
«La Lega svela la parola chiave della propria campagna elettorale: “Credo”, già apparsa in tutta Italia su manifesti senza altri riferimenti politici ma con i colori del logo elettorale. Poco fa, la scritta è stata proiettata in quattro luoghi simbolo: porto di Lampedusa, Agenzia delle Entrate e sede Inps di Roma, stazione Centrale di Milano», ha spiegato il leader leghista, che ha poi invitato tutti i suoi fan ed elettori, a promuoverlo sui social. Il risultato è stato sorprendente, considerando che l’hastag #credo è risultato ai primissimi posti del trend topic di Twitter per tre giorni.
Evidentemente la perdita biennale di consensi, anche per l’eccessiva cura dei toni forti e caricati, è servita a far cambiare strategia. Non è un caso se, da due settimane a questa parte, i consensi della Lega sono in crescita, dimostrando che proprio questo nuovo approccio del leader, che sembra anche molto meno “autoritario” all’interno del suo stesso partito, sta pagando positivamente.
«Matteo è sempre stato un generoso, e non si è mai tirato indietro per la Lega, che è la sua vita. Noi tutti dobbiamo solo essere grati al suo impegno e alla sua dedizione alla causa del partito. Ma certamente in questi ultimi due anni, la sua comunicazione lo aveva portato a essere quello che non è mai stato. Ora siamo tutti pronti per lanciare questa importante e stimolante sfida per arrivare come coalizione unita e coesa al governo del Paese. Ma dobbiamo puntare ai temi, ai contenuti e ai programmi come stiamo facendo e non lasciarci trascinare dalle liti e dalle polemiche da una sinistra che è evidentemente in grandissima difficoltà», dice un deputato leghista tra i più vicini al leader.
Matteo Salvini certamente deve aver ben compreso l’importanza di un approccio programmatico, e ora lascia sfogare i propri avversari, senza concedergli il vantaggio di scendere con loro nell’arena della contesa politica su un terreno infido e scivoloso, dove in passato diverse volte è inciampato. In questa fase non si può più sbagliare e, come Giorgia Meloni, anche lui ha preferito scegliere un profilo basso, che punta alla promozione di pochi e ben chiari argomenti forti, che non hanno bisogno di campagne martellanti sui social come in passato, basta solo “crederci”.
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