Nuovo taglio delle tasse per il 2025 ancora incerto, le novità

Patrizia Del Pidio

18 Novembre 2024 - 09:56

Ancora attesa per il taglio delle tasse al ceto medio: la riapertura delle adesioni al concordato preventivo rimanda la decisione al 12 dicembre. Vediamo le novità.

Nuovo taglio delle tasse per il 2025 ancora incerto, le novità

La promessa del taglio dell’Irpef al ceto medio è vincolata alle entrate del concordato preventivo biennale. Nella Legge di Bilancio 2025, infatti, ancora non è presente nessun intervento sul secondo scaglione di reddito e sulla seconda aliquota, anche se a più riprese l’esecutivo aveva fatto sapere che si trattava di una delle priorità alleggerire il cuneo fiscale del ceto medio.

Il concordato preventivo biennale, le cui adesioni dovevano chiudersi il 31 ottobre, ha subito una riapertura dei termini fino al 12 dicembre. Attualmente, quindi, si potrebbe contare solo sulle eventuali entrate delle adesioni a fine ottobre. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti a tal riguardo si è sempre mostrato molto cauto, non facendo previsioni e rimandando qualsiasi decisione a quando si avrà certezza dell’incasso.

Per il taglio dell’Irpef al ceto medio, quindi, bisognerà attendere ancora fino al 12 dicembre, quando i termini per aderire al concordato preventivo si chiuderanno definitivamente e si saprà con certezza l’incasso. “Quando li vedrò, decideremo come usarli”, queste le parole di Giorgetti che non fa promesse al momento.

Era stata annunciata da diversi mesi l’intenzione di intervenire per ridurre la pressione fiscale del ceto medio, ma tutto è ancora vincolato all’andamento del concordato preventivo biennale. Le partite Iva hanno aderito (anche se fino a qualche settimana fa si stimavano solo il 10% di adesioni) e il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, annuncia che indipendentemente dal numero di adesioni l’aumento del gettito ci sarà e verrà destinato interamente al nuovo taglio dell’Irpef.

Gettito maggiore dal Cpb e meno tasse

L’ultimo giorno per aderire al concordato preventivo biennale era il 31 ottobre, in concomitanza con la scadenza della presentazione del modello Redditi (e con la chiusura della stagione reddituale 2024). Una nuova riapertura dei termini, però, consente alle partite Iva soggette Isa di aderire fino al 12 dicembre (fuori dalla nuova finestra, invece, i contribuenti forfettari per i quali il termine ultimo è stato il 31 ottobre).

Il problema principale è che ora gli appetiti verso il tesoretto del concordato preventivo stanno aumentando e potrebbe non essere utilizzato solo per tagliare di 2 punti percentuali l’aliquota di imposizione al ceto medio. Forza Italia, infatti, vorrebbe utilizzarlo, in parte, per aumentare le pensioni minime mentre la Lega vorrebbe impiegare il maggior gettito per rafforzare la flat tax degli autonomi.

Taglio Irpef per il ceto medio

L’intenzione del governo è quella di intervenire sull’Irpef del ceto medio che, con le tre aliquote si sta impoverendo. La volontà è quella di lavorare sull’aliquota del 35%, quella che grava sui redditi da 28.000 a 50.000 euro, per abbassarla e venire incontro anche a questa fascia di popolazione.

Senza i dati del concordato preventivo biennale, però, non si è in grado di intervenire nella Legge di Bilancio 2025 per sapere quanto è possibile ridurre l’aliquota e quale tipo di intervento il gettito consente. Da considerare, poi, che il testo della Manovra è in lavorazione e si stanno valutando gli emendamenti presentati, ma il tutto deve essere approvato definitivamente e pubblicato entro la fine dell’anno.

Un intervento dovrebbe esserci in ogni caso, visto che il concordato preventivo ha offerto alle partite Iva un accordo che prevede un reddito aumentato con un differenziale rispetto all’anno precedente: tutti coloro che aderiscono, quindi, verseranno sicuramente più tasse nel 2024 rispetto al 2023. Da considerare, inoltre, che per i soggetti Isa il concordato prevede anche la sanatoria degli anni precedenti (a partire dal 2018): si tratta di soldi che ovviamente erano dovuti, ma che il Fisco potrà recuperare in modo spontaneo e da tutti quelli che aderiscono senza dover, per forza, procedere con controlli fiscali (dai quali sicuramente non sarebbe emerso tutto il sommerso).

Per comprendere come si interverrà sull’Irpef del ceto medio, quindi, è necessario attendere ancora qualche altra settimana, ma ricordiamo che le ipotesi al vaglio erano essenzialmente due:

  • riduzione della seconda aliquota per redditi da 28.000 a 50.000 dal 35% al 33%;
  • ampliamento del secondo scaglione di redditi fino a 60.000.

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