Per le occupazioni a scuola Valditara annuncia la linea dura e la bocciatura per gli studenti che però non ci stanno. Ecco cosa sta succedendo dopo il caso dell’Istituto Severi-Correnti di Milano.
Per le occupazioni a scuola scatta la linea dura del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che annuncia regole più severe per punire gli studenti. Per capire cosa sta succedendo tra il Mim e gli studenti occorre fare qualche passo indietro di almeno due settimane e tornare alle occupazioni che hanno interessato delle scuole di Roma e Milano.
Dapprima è scoppiato il caso del liceo Tasso di Roma con la proposta del dirigente scolastico di dare il 5 in condotta agli studenti che avevano occupato l’Istituto, poi il caso del Severi-Correnti di Milano dove al termine dell’occupazione studentesca sarebbero stati registrati danni per 70mila euro.
Successivamente, il 5 febbraio, tutte le scuole hanno ricevuto una nota ministeriale sulle occupazioni e infine è arrivata l’intervista del ministro Valditara a Il Messaggero, a margine della sua visita all’istituto milanese vandalizzato, nella quale ha parlato dell’opportunità di bocciare gli studenti che occupano le scuole.
Oggi arriva la risposta dei rappresentanti degli studenti che non accettano una linea dura, a loro avviso repressiva. Vediamo allora cosa sta succedendo nel dettaglio tra ministero e studenti in merito alle occupazioni a scuola e le parole di Valditara.
Occupazioni a scuola, da Valditara regole più severe: arriva la bocciatura
Per Valditara la risposta alle occupazioni a scuola potrebbe essere la bocciatura. Il titolare del Mim in un’intervista a Il Messaggero ha annunciato regole più severe. Il ministro lo fa a margine della visita al Severi-Correnti di Milano occupato tra il 30 gennaio e il 1° febbraio, un’occupazione che avrebbe lasciato dietro di sé danni per 70mila euro che però, a detta degli studenti occupanti, sono da attribuire a figure esterne.
Hanno sfasciato computer, rovinato lavagne elettroniche, tagliato i fili della luce - ha detto il ministro al quotidiano romano. Questo è teppismo, vandalismo allo stato puro. Senza contare che 1.500 studenti sono stati privati, da una minoranza, del diritto allo studio per tre settimane. E infatti dovranno tornare alla Dad, la didattica a distanza.
E ha poi aggiunto:
L’ho detto e lo ripeto. Chi occupa e devasta una scuola deve essere bocciato. Meritano il cinque in condotta, e con il cinque si viene bocciati. Chi occupa ne dovrebbe rispondere, perché ci va di mezzo la comunità. L’associazione presidi di Roma ha fatto una stima: 350mila euro di danni solamente in tre scuole della Capitale. Perché deve pagare il ministero, cioè i contribuenti italiani? Paghi chi ha occupato. Ci sono le autogestioni che sono democratiche e che sono previste negli Statuti scolastici: si fanno corsi, lezioni alternative. Cosa ben diversa dalle occupazioni.
Il ministro ha comunicato che al ministero stanno studiando una norma “per far sì che chi occupa, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere. Chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere dei danni. Questa è una mia riflessione personale: credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo.”
Una norma che annuncia una stretta sulle occupazioni che il ministro aveva già anticipato con il Question Time alla Camera della scorsa settimana e una precedente nota alle scuole. Il ministro aveva ricordato in Parlamento proprio la circolare del 5 febbraio che ricorda ai presidi che devono addebitare agli studenti le spese per i danni e le pulizie e in generale del ripristino dei locali dedicati alla didattica.
Nella circolare, inoltre, il ministero invita i dirigenti a denunciare presunti reati in carico agli studenti durante le occupazioni. Proprio questo punto è stato aspramente contestato dalla Flc Cgil che in un comunicato ha considerato la circolare inopportuna “perché rischia di delegittimare ogni processo di coscienza politica del disagio giovanile, di ridurre le occupazioni a causa potenziale di puro vandalismo e delineando un quadro di intervento in chiave esclusivamente repressiva.”
Occupazioni a scuola, da Valditara regole più severe: la risposta degli studenti
Non si è fatta attendere neanche la risposta degli studenti che proprio oggi, in seguito all’intervista di Valditara e le sue parole sulle occupazioni a scuola, hanno rilasciato delle dichiarazioni all’Adnkronos. In particolare l’Unione degli Studenti si è detta contraria alla riforma della condotta e chiedono al ministro di ascoltarli,
Alice Beccari, membro esecutivo nazionale dell’Unione studenti, ha dichiarato:
Noi come Uds, una proposta concreta per una scuola diversa, alternativa ce l’abbiamo: costruita dal basso con studenti e studentesse di tutto il paese, a partire dalle assemblee nelle scuole, dai collettivi e dai movimenti regionali e nazionali. Un modello di scuola alternativo che il ministro non può non vedere, o far finta che non esista, proprio perché gli studenti nel momento in cui occupano stanno alzando la propria voce per essere ascoltati.
E ha aggiunto:
Le occupazioni e le autogestioni sono momenti di partecipazione dal basso e sono estremamente formativi per i cittadini del futuro. È inaccettabile per noi che la volontà, le opinioni, e la partecipazione dal basso come sono i momenti di autogestione e occupazione siano dal ministro trattati in maniera repressiva e, in questo modo non riesce a costruire un ascolto attivo di quelle che sono le esigenze degli studenti.
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Sempre all’Adnkronos è intervenuto anche Paolo Notarnicola, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi:
L’obiettivo di Valditara si delinea sempre più: una scuola silenziata a suon di legge e repressione. Attaccare le occupazioni significa attaccare la libertà d’espressione degli studenti.
Intanto l’Uds si prepara all’assemblea nazionale del 16-17 e 18 febbraio ed è proprio Beccari ad annunciarla invitando il ministro Valditara per mostrargli il modello di scuola differente a cui pensano gli studenti sperando che possa ascoltare le loro richieste ed esigenze.
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