Un altro fenomeno dovuto ai cambiamenti climatici si affaccia nel complesso insieme degli eventi estremi. Si tratta del raffreddamento dell’Oceano Atlantico, ma cosa comporta?
Negli ultimi anni gli scienziati hanno osservato un fenomeno preoccupante: l’Oceano Atlantico si sta raffreddando molto velocemente. Il fenomeno, che alcuni esperti hanno già battezzato come “La Niña atlantica”, è emerso proprio mentre si attendeva una transizione verso una La Niña più fredda nel Pacifico. La combinazione di questi due eventi climatici potrebbe generare effetti a catena sul clima globale, con implicazioni potenzialmente “gravi” per l’ambiente e la società.
Perché l’Atlantico si sta raffreddando? Cause e implicazioni
Il raffreddamento dell’Oceano Atlantico equatoriale, iniziato a maggio 2024, sta preoccupando la comunità scientifica per la sua rapidità. La transizione è stata la più veloce mai registrata dal 1982.
Tradizionalmente, il raffreddamento delle acque oceaniche è legato al rafforzamento degli alisei, venti che spingono l’acqua fredda dagli strati profondi dell’oceano verso la superficie. Questa volta sembra diverso: gli alisei non si sono intensificati come previsto, rendendo il fenomeno ancora più misterioso e da studiare.
Pedro DiNezio dell’Università del Colorado Boulder e Franz Philip Tuchen dell’Università di Miami hanno entrambi sottolineato come, nonostante le ipotesi e i modelli esistenti, nessuna spiegazione convincente è emersa per giustificare un raffreddamento così rapido e intenso. Se le temperature rimarranno 0,5°C sotto la media per almeno un altro mese, l’Atlantico potrebbe ufficialmente essere considerato in una fase di “Niña atlantica”.
Tale fenomeno, pur avendo un impatto generalmente minore rispetto all’ENSO (El Niño-Southern Oscillation) del Pacifico, potrebbe comunque alterare i modelli meteorologici globali.
Le implicazioni di questo raffreddamento sono complesse. Infatti il cambiamento delle temperature oceaniche è un fenomeno che può influenzare la circolazione delle correnti marine, come la Corrente del Golfo - che ha un ruolo cruciale nel regolamentare il clima europeo - e potrebbe portare a inverni più freddi e rigidi in Europa, oltre a una maggiore variabilità climatica in altre parti del mondo. Inoltre, la combinazione tra una Niña atlantica e una Niña pacifica potrebbe innescare una serie di eventi climatici estremi, con conseguenze disastrose su scala globale.
Quali sono i rischi maggiori?
Il raffreddamento dell’Oceano Atlantico non è solo un fenomeno climatico isolato, ma un potenziale catalizzatore di crisi globali. Una delle principali preoccupazioni è l’impatto sui modelli meteorologici e sulle stagioni agricole. La “Niña del Pacifico” è nota per causare condizioni secche negli Stati Uniti occidentali e condizioni umide nell’Africa orientale, mentre la “Niña atlantica” potrebbe ridurre le precipitazioni nella regione del Sahel in Africa e aumentarle in Brasile. Tali cambiamenti potrebbero destabilizzare la produzione agricola, minacciando la sicurezza alimentare di milioni di persone.
Inoltre, la stagione degli uragani potrebbe essere direttamente influenzata da questi cambiamenti. La “Niña del Pacifico” tende a favorire lo sviluppo di uragani nell’Atlantico, ma la “Niña atlantica” potrebbe indebolire le condizioni necessarie per la loro formazione, riducendone il numero e l’intensità. Non è ancora possibile capire come l’interazione tra i due fenomeni avrà effetti su questo. Potrebbe verificarsi una sorta di tiro alla fune tra le forze climatiche del Pacifico e dell’Atlantico, con effetti non ancora completamente compresi, ma che potrebbero portare a condizioni meteorologiche estreme e a danni significativi per le economie e le infrastrutture delle regioni colpite.
Infine, non si possono sottovalutare le conseguenze sociali di questi cambiamenti climatici. Eventi meteorologici estremi, come siccità o inondazioni, possono innescare migrazioni di massa, aumentare la pressione sulle risorse naturali e provocare conflitti in aree già vulnerabili.
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