Omicron, allarme nuovo sintomo post Covid: «È come quello della chemioterapia»

Emiliana Costa

30/03/2022

In Italia i contagi continuano a crescere e da uno studio emerge un nuovo sintomo legato al post Covid: «È come quello della chemioterapia». Entriamo nel dettaglio.

Omicron, allarme nuovo sintomo post Covid: «È come quello della chemioterapia»

In Italia i contagi da Covid-19 hanno ripreso a salire trainati dalla sottovariante Omicron 2. Nel bollettino di ieri, martedì 29 marzo, i nuovi positivi nelle 24 ore sono stati quasi 100 mila. È allarme reinfezioni e da uno studio emerge una nuova conseguenza post Covid che può persistere anche a un anno dalla malattia.

Si tratta di una ricerca pubblicata sull’European Journal of Neurology dal Centro di Ricerca Aldo Ravelli dell’Università degli Studi di Milano e dell’Ospedale San Paolo - in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano Irccs - e riguarda un nuovo sintomo del cosiddetto Long Covid: «Simile a quello della chemioterapia». Entriamo nel dettaglio.

Long Covid, il nuovo sintomo a lungo termine: «Simile a quello della chemioterapia»

Da uno studio realizzato dal Centro di Ricerca Aldo Ravelli dell’Università degli Studi di Milano e dell’Ospedale San Paolo, è emerso un nuovo sintomo del cosiddetto Long Covid, ovvero le conseguenze che possono protrarsi a lungo dopo l’infezione. Si tratta della «nebbia cognitiva», una sorta di rallentamento o stanchezza mentale che rende difficili anche azioni di tutti i giorni, come lavorare, guidare o fare la spesa.

La ricerca - realizzata in collaborazione con l’Istituto Auxologico Italiano Irccs - è stata condotta su 76 pazienti ricoverati all’Asst Santi Paolo e Carlo e sottoposti a diverse terapie con ossigeno in base alla gravità della malattia. Secondo uno studio pubblicato su Nature, i sintomi sarebbero simili a quelli collaterali della chemioterapia o dell’Alzheimer.

I dati degli studi indicano che il 63% delle persone che ha contratto il Covid avrebbe manifestato un deficit cognitivo a 5 mesi dalle dimissioni ospedaliere e nel 50% dei casi il disturbo si sarebbe protratto oltre i 12 mesi. «Il nostro studio conferma e amplia i risultati di studi precedenti, dimostrando che i deficit cognitivi come il rallentamento mentale e le difficoltà di memoria possono essere osservati anche dopo un anno dal contagio e potrebbero interferire con il lavoro e la vita quotidiana», ha spiegato la coordinatrice dello studio Roberta Ferrucci, docente di Psicobiologia e Psicologia fisiologica alla Statale di Milano.

Alberto Priori, direttore della Clinica Neurologica dell’Università di Milano presso il Polo Universitario Ospedale San Paolo, ha aggiunto: «È necessario valutare attentamente la progressione a lungo termine sia dei disturbi fisici che cognitivi nei pazienti post Covid-19».

Gli studi sul Long Covid

«Studiare il cosiddetto Long Covid è fondamentale per il possibile impatto che potrà avere sul disegno di nuove strategie terapeutiche per questi pazienti», ha spiegato Vincenzo Silani, direttore del Dipartimento di Neurologia dell’Università di Milano presso l’Istituto Auxologico Italiano.

Anche Ferrucci ha confermato la necessità di «interventi di riabilitazione, in particolare sui pazienti più giovani che potrebbero avere implicazioni sociali e lavorative significative, e sperimentare un aumento dell’affaticamento mentale e dello stress».

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