I Paesi più esposti alla disinformazione della Russia. Dov’è l’Italia?

Luna Luciano

24 Aprile 2025 - 19:55

Un nuovo studio svela i Paesi più colpiti dalla disinformazione russa. La Moldavia è in cima alla lista. E l’Italia? Ecco come difendersi dalle fake news russe.

I Paesi più esposti alla disinformazione della Russia. Dov’è l’Italia?

La guerra si combatte anche con la disinformazione.

La Russia con la sua rete Pravda ha colpito l’Europa. Lo rivela il nuovo studio del Center for Information, Democracy & Citizenship (CIDC) dell’Università americana in Bulgaria, che ha analizzato oltre 640mila pubblicazioni diffuse tra dicembre 2024 e marzo 2025.

Dai risultati emerge un quadro allarmante: i Paesi dell’Europa orientale e balcanica sono i bersagli principali della rete Pravda, un sofisticato apparato di siti e contenuti pro-Cremlino che opera almeno dal 2013 e che ha intensificato le proprie attività dopo l’invasione dell’Ucraina.

Lo studio sottolinea come questi Paesi rappresentino il 52% delle pubblicazioni analizzate, pur costituendo solo una piccola parte della popolazione complessiva europea. In cima alla classifica c’è la Moldavia, seguita da Lettonia, Estonia. La disinformazione prende di mira in particolare i Paesi con infrastrutture energetiche strategiche o con contesti politici instabili, sfruttando ogni elemento utile a minare la fiducia nelle istituzioni europee e occidentali. L’obiettivo è chiaro: dividere, destabilizzare e manipolare l’opinione pubblica.

Ma non è solo l’Est Europa a essere nel mirino. Anche l’Italia, sebbene non compaia tra i primi dieci Paesi più colpiti, è comunque parte di uno scenario più ampio e vulnerabile. Ma come proteggersi da tutto ciò? Scopriamo quali sono i Paesi più esposti e cosa può fare l’Europa per difendersi dalla disinformazione russa.

Quali sono i 10 Paesi più esposti alla disinformazione russa e perché

Secondo lo studio condotto dall’università americana, dalla compagnia Sensika che si occupa di monitorare l’informazione online e il Disinformation Observatory, i dieci Paesi più bersagliati dalla disinformazione russa attraverso la rete Pravda sono:

  • Moldavia;
  • Lettonia;
  • Estonia;
  • Serbia;
  • Armenia;
  • Lituania;
  • Georgia;
  • Slovacchia;
  • Bulgaria;
  • Repubblica Ceca.

Questi Stati condividono diversi tratti che li rendono particolarmente vulnerabili. Il primo è la loro vicinanza geografica alla Russia o a aree d’interesse strategico per il Cremlino. Molti di essi, come la Moldavia o la Georgia, hanno una storia recente segnata da tensioni con Mosca e un equilibrio politico interno ancora instabile.

La Moldavia, in particolare, è al primo posto perché rappresenta una linea di confine simbolica e reale tra l’Est e l’Ovest dell’Europa. È un’ex repubblica sovietica che cerca ora di entrare nell’Unione Europea, ma è divisa tra sentimenti filo-occidentali e una radicata influenza russa. Questa ambivalenza la rende un terreno fertile per la disinformazione, che sfrutta ogni conflitto interno per seminare sfiducia e divisione.

Inoltre, sei dei primi dieci Paesi elencati ospitano infrastrutture energetiche cruciali per l’Europa, come oleodotti e gasdotti, rendendoli strategici per gli interessi geopolitici russi. Non si tratta solo di diffondere bugie, ma di indebolire i legami energetici e politici con l’Occidente.

Il caso dei Balcani, con la Serbia, è altrettanto significativo: anche se storicamente non “russi”, questi Paesi rientrano nella cosiddetta sfera d’influenza storica della Russia. Essendo in parte membri o aspiranti membri di UE e NATO, rappresentano per Mosca una “porta secondaria” per diffondere la propria propaganda all’interno di territori ufficialmente alleati dell’Occidente.

Il tipo di disinformazione più diffuso ruota attorno a teorie complottiste, narrazioni anti-occidentali, attacchi alla NATO, e revisionismo storico sulla guerra in Ucraina. In molti casi, viene promossa anche la sfiducia nei vaccini e nelle istituzioni europee, creando un ambiente polarizzato e instabile.

Dov’è l’Italia? Fuori dalla top 20, ma non al sicuro

A sorpresa, l’Italia non compare tra i primi 20 Paesi più colpiti dalla rete Pravda, classificandosi al 22º posto. Potrebbe sembrare una buona notizia, ma in realtà solleva alcune riflessioni più profonde. L’Italia ha un panorama informativo più ampio e diversificato rispetto ai Paesi dell’Est Europa, ma ciò non significa che sia immune alla disinformazione.

Le ragioni della sua posizione più bassa nella classifica risiedono probabilmente in un mix di fattori: una minore attenzione strategica da parte della Russia rispetto all’Est Europa, una maggiore difficoltà linguistica nella penetrazione del mercato informativo italiano, e la presenza di una rete mediatica più strutturata.

Tuttavia, non basta “non essere in cima alla lista” per considerarsi al “sicuro”. La disinformazione in Italia si manifesta sotto forme diverse: campagne social, fake news che si propagano attraverso gruppi Telegram e Facebook, o narrazioni anti-europee mascherate da opinioni indipendenti.

Secondo gli esperti, l’unico modo per difendersi è investire in un’educazione all’alfabetizzazione mediatica, sia per i giovani che per gli adulti. Saper riconoscere una fonte attendibile, distinguere tra opinione e manipolazione, e capire il contesto di una notizia sono competenze ormai essenziali. Serve anche un investimento serio nelle agenzie pubbliche e nelle ONG che monitorano la disinformazione.

La cooperazione a livello europeo, poi, è fondamentale. Nessun Paese può combattere da solo un fenomeno transnazionale. E mentre l’Italia non è tra le prime vittime, altri Paesi alleati come Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, si trovano nella “top 20” ed è bene non abbassare la guardia. È fondamentale che giornalisti e i singoli lettori si affidino al fact cheking prima di dare credibilità a una notizia trovata online o sui social.

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