Con la crescente pericolosità del Covid-19, gli investitori sui «pandemic bonds» si avvicinano a perdere la loro scommessa. Vediamo perché
Nella serata di ieri, 12 marzo 2020, Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha dichiarato che il Coronavirus è una pandemia (per approfondire).
Era da 11 anni (dal 2009) che non si presentava questa situazione: all’epoca infatti, l’OMS aveva dichiarato la pandemia per l’influenza A/H1N1 (anche detta febbre suina).
Alla mattinata del 12 marzo 2020, i dati del Center for Systems Science and Engineering della John Hopkins University evidenziano come i casi confermati a livello mondiale siano 126.258 casi confermati, con 4.638 morti e 68.284 guariti.
Pandemic bonds: una scommessa quasi persa per gli investitori
Oltre ai crolli delle Borse a livello globale, grandi sconfitti del Coronavirus stanno per diventare i pandemic bonds. Si tratta di obbligazioni emesse dalla Banca Mondiale nel 2017 in due tranche: la prima (Class A) da 225 milioni di dollari rendimento mensile al 6,9% annualizzato, la seconda (Class B) da 95 milioni di dollari e cedola (sempre mensile) all’11% annualizzato. A entrambe le cedole si aggiunge il tasso LIBOR a 6 mesi in dollari.
Come pubblicato nel sito della World Bank, il totale del rischio trasferito al mercato è di 425 milioni di dollari (320 milioni in bond e 105 milioni in swap con sei riassicurazioni come controparte).
In un contesto in cui i rendimenti dei titoli di Stato sono vicini allo zero, questi strumenti hanno tassi di interesse estremamente elevati. La scadenza naturale dei bond è prevista per il 15 luglio 2020.
Se gli interessi sono alti, i rischi lo sono altrettanto. Infatti, questi strumenti prevedono la liquidazione totale del capitale investito nel caso in cui siano soddisfatti alcuni criteri (come, per fare alcuni esempi, il tempo trascorso dall’avvio dell’epidemia e il numero e categoria di Paesi contagiati) su una lista di malattie (inclusi i Coronavirus).
Con le ultime affermazioni dell’OMS, si comprende come per gli investitori vi siano poche speranze. Al contrario, a scadenza i detentori del bond avrebbero ottenuto il rimborso del capitale investito, oltre agli interessi pagati in precedenza.
Il capitale raccolto verrà utilizzato per combattere la malattia nei confini dei Paesi in via di sviluppo.
Di fatto, le dichiarazioni dell’OMS di ieri hanno poca validità relativamente a queste obbligazioni, in quanto i parametri osservati sono altri.
Pandemic bonds: le prossime date da monitorare
La prima data da monitorare ora sarà il prossimo 24 marzo quando, come spiegato su Euromoney, passeranno le 12 settimane dall’avvio dell’epidemia (dichiarata il 31 dicembre 2019).
A questo punto, dovranno essere state soddisfatte alcune condizioni, tra cui il tasso di crescita dei contagi sopra lo zero e il rapporto tra casi confermati e casi totali (inclusi i sospetti) che deve essere del 20% minimo.
Questi due vincoli necessitano di almeno due settimane per essere controllati (si va quindi al 6 aprile 2020). Dopo due giorni per i “calcoli finali”, si capirà se gli investitori hanno perso la loro scommessa o no (la data per saperlo sarà il 9 aprile 2020, secondo Euromoney).
© RIPRODUZIONE RISERVATA