La parcella dell’avvocato spesso è più alta delle aspettative del cliente. Ciò perché è composta da diverse voci che si aggiungono all’onorario richiesto per la causa. Ecco come si calcola.
Prevedere in anticipo a quanto ammonta la parcella dell’avvocato è possibile, almeno in via di approssimazione.
Chi si rivolge ad un avvocato deve sapere che l’onorario non è l’unica voce di spesa: si aggiungono i rimborsi, l’IVA, il contributo alla Cassa previdenziale e, talvolta, la ritenuta d’acconto.
Per quanto riguarda l’onorario, è prevista la libera determinazione del compenso, che deve comunque essere proporzionato all’attività difensiva e alla complessità della causa.
Altre voci, invece, sono fisse e la loro percentuale è stabilita dalla legge (ad esempio l’IVA e il contributo alla cassa professionale).
Gli avvocati possono chiedere ai clienti degli anticipi sulle spese da sostenere (ad esempio per l’acquisto delle marche da bollo) oppure pagare di tasca loro e inserire l’importo nel “rimborso spese”.
Ecco le voci che compongono la parcella.
Onorario
La prima voce che compone la parcella dell’avvocato è l’onorario, ovvero il compenso stabilito per la prestazione svolta. Dopo l‘abolizione delle tabelle professionali, gli avvocati, in quanto liberi professionisti, possono determinare in autonomia l’importo dell’onorario, rispettando i parametri forensi che tengono conto della complessità del caso trattato.
Per comprendere meglio la parcella di un avvocato, a titolo di esempio consideriamo che l’onorario pattuito sia di 2.000 euro.
Spese vive
Le cosiddette “spese vive” sono un’altra voce che compare nella parcella. Queste spese si riferiscono ai costi che sono stati anticipati dall’avvocato, ad esempio per acquistare:
- marche da bollo;
- fotocopie;
- invio di corrispondenza.
Le spese vive, in altre parole, sono quelle anticipate dal legale e necessarie a portare avanti gli iter burocratici connessi alla causa in corso. Per questo l’avvocato ha diritto a chiederne il rimborso al cliente.
Le spese vive devono essere documentate e non sono imponibili, significa che su di esse non è previsto il pagamento di alcuna imposta.
Rimborso spese generali
Le spese generali sono un’altra voce di rimborso spese di cui l’avvocato ha diritto.
Queste corrispondono al 15% dell’imponibile. Quindi nel nostro esempio (onorario di 2.000 euro) il rimborso spese generali sarà di 300 euro.
Come specificato dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17046/2015, questa voce va inserita nella parcella anche nel caso in cui il legale non dimostri le spese sostenute.
Contributo per la Cassa previdenziale degli avvocati
Sulla cifra risultante dalla somma di onorario e spese generali, si calcola poi il contributo destinato alla Cassa previdenziale degli avvocati. Questo è pari al 4% delle voci precedenti.
L’IVA
In parcella comparirà anche l’IVA - l’imposta sul valore aggiunto - pari al 22%. L’IVA viene calcolata sull’importo risultante dalla somma tra onorario, rimborso spese generali e C.p.a.
Nel nostro esempio, quindi, ammonterebbe a 526,24 euro.
Ritenuta di acconto
Quanto detto fino ad ora riguarda il caso in cui il cliente sia un privato cittadino senza Partita Iva.
Se, invece, anche il cliente fosse un libero professionista (al pari dell’avvocato), nella fattura finale bisogna inserire anche la “ ritenuta di acconto ”, pari al 20% detratto dall’imponibile dopo aver applicato l’IVA.
Tabella esemplificativa
Ecco una tabella che illustra le voci di spesa di cui abbiamo parlato e che compongono la parcella dell’avvocato:
Onorario dell’avvocato | Stabilito in base ai Nuovi Parametri Forensi approvati con Decreto Ministeriale del 10 marzo 2014 | 2.000€ |
Spese vive non imponibili | Costi anticipati dall’avvocato all’assistito | 200€ |
Rimborso spese generali | 15% dell’onorario | 300€ |
Cassa previdenziale degli avvocati | 4% della somma tra onorario e rimborso spese | 92€ |
IVA | 22% della somma tra onorario, rimborso spese e C.p.a | 526,24€ |
Totale fattura per cliente senza P.IVA | 3.118.24€ |
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