Migliaia di persone in protesta a Bologna per salvare il Parmigiano Reggiano dai dazi USA voluti dal Presidente americano Trump, che potrebbero prendere il via dal 30 settembre. L’allarme di Coldiretti: la produzione dei falsi Made in Italy aumenterebbe a dismisura
In piazza per salvare il Parmigiano Reggiano dai dazi di Donald Trump. È questa la decisione presa da migliaia di allevatori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori del popolo del Parmigiano.
Essi sono scesi in piazza con mucche, caldaia e zangole al seguito al Villaggio contadino della Coldiretti nel centro di Bologna per difendere il prodotto italiano più conosciuto nel mondo che sta per finire nel mirino del Presidente americano Donald Trump.
Lunedì 30 settembre infatti il WTO potrebbe autorizzare i dazi imposti dagli USA che permetterebbero ai Paesi a stelle strisce di applicare tariffe per un importo compreso tra 5 e 10 miliardi di dollari sui prodotti europei compresi formaggi e vini.
Cosa comportano i dazi USA e perché Trump li vuole imporre?
Secondo quanto analizzato da Coldiretti, dopo la Germania, gli USA sono il secondo mercato estero per Parmigiano Reggiano e Grana Padano. Il problema è che i dazi immaginati dal Presidente americano avrebbero un valore pari a quello del prodotto importato.
Ciò significa che la tassa passerebbe da 2,15 dollari a 15 dollari al kg, facendo alzare il prezzo al consumo fino a 60 dollari al kg. Ad un simile aumento corrisponderà inevitabilmente un crollo dei consumi che secondo il Consorzio del Parmigiano Reggiano sarà dell’80%-90%.
Come rivelato dal Presidente di Coldiretti Ettore Prandini “l’Italia rischia di essere ingiustamente tra i Paesi più puniti dai dazi USA per la disputa tra Boeing e Airbus che è essenzialmente un progetto franco-tedesco”.
Infatti, oltre a questi possibili dazi imposti dagli USA, non bisogna dimenticare sottolinea Prandini “che l’Unione Europea ha appoggiato gli Stati Uniti per le sanzioni alla Russia che come ritorsione ha posto l’embargo totale su molti prodotti agroalimentari, come i formaggi, che è costato al Made in Italy oltre un miliardo in cinque anni”.
Secondo il Presidente di Coldiretti però vi è un aspetto positivo che potrebbero evitare all’Italia i dazi da parte degli USA, ossia “le importanti relazioni con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che ha saputo costruire il premier Giuseppe Conte".
Il pericolo dei falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano
E se da una parte si aspetta di sapere se i dazi USA prenderanno il via, dall’altra parte contestualmente la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha superato quella degli originali.
La diffusione delle imitazioni in tutti i Continenti sta togliendo spazi di mercato ai simboli del Made in Italy. E non è tutto, i dazi infatti potrebbero trainare ancora di più l’ascesa di questi falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano.
Come analizzato da Coldiretti è anche paradossale che i falsi sono largamente diffusi nei Paesi avanzati, a partire proprio dagli USA, fino ad arrivare al Canada, all’Australia, in generale al Sud America e in Russia.
Tanti sono i nomi dei falsi Parmigiano Reggiano: Parmesan dagli Stati Uniti alla Russia, Reggianito in Argentina, o Parmesao in Brasile. Attenzione anche al fantasioso Grana Pampeana che è il falso del nostro Grana Padano. I formaggi similari però si stanno moltiplicando anche in Europa.
Dove vengono prodotti i falsi
Tra i maggiori produttori di falsi formaggi italiani ci sono senza dubbio gli USA. Nei Paesi a stelle e strisce infatti il mercato delle imitazioni dei formaggi italiani ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni.
Secondo l’analisi Coldiretti su dati USDA, la produzione di questi falsi Made in Italy è realizzata per quasi i 2/3 negli stati del Wisconsin e della California. Al terzo posto si piazza lo stato di New York. In termini quantitativi si producono negli USA 204 milioni di chili di Parmesan, al secondo posto dopo la mozzarella con 1,89 miliardi di chili, e davanti a provolone con 180 milioni di chili, ricotta con 108 milioni di chili e Pecorino Romano con 26 milioni di chili.
Il risultato è che sul mercato a stelle e strisce appena l’1% in quantità dei formaggi di tipo italiano consumati ha in realtà un legame con la realtà produttiva tricolore, mentre il resto è realizzato sul suolo americano.
Come avverte Coldiretti, la situazione ovviamente rischia di aggravarsi qualora arrivasse il via libera del WTO ai dazi proposti da Trump che rischiano di colpire anche i formaggi Made in Italy.
Il Parmesan intanto spopola anche in Canada, dove la produzione è cresciuta del 13% nel primo semestre del 2019 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Altrettanto fiorente è la produzione di formaggi tarocchi in Sudamerica, che anche qui rischia di essere ulteriormente spinta dall’accordo tra UE e Paesi del Mercosur, con Parmigiano Reggiano e Grana Padano che dovranno convivere per sempre con le “brutte copie” sui mercati locali.
Coldiretti però sottolinea che anche sul mercato europeo proliferano i similgrana di bassa qualità che fanno concorrenza sleale ai prodotti originali e spesso ingannano i consumatori sulla reale origine. Ciò avviene prevalentemente in Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.
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