Il vice presidente di Confindustria, Maurizio Marchesini, è intervenuto all’evento di presentazione della proposta di legge sulla partecipazione al lavoro, esprimendo un parere positivo a riguardo.
L’articolo 46 della Costituzione riconosce “ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro, e in armonia con le esigenze della produzione” il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi. Tuttavia, questo principio, sebbene sancito dalla Carta costituzionale, è rimasto fino ad ora inespresso a causa della mancanza di una legge che ne disciplini l’attuazione pratica.
Negli anni, diverse proposte e tentativi legislativi hanno cercato di colmare questa lacuna, ma nessuno ha portato a un risultato concreto. Almeno fino a oggi: grazie a un’iniziativa popolare promossa dalla Cisl, capace di raccogliere oltre 400 mila firme, siamo arrivati alla definizione di una proposta di legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle imprese.
Questo testo normativo, che punta a rafforzare il coinvolgimento dei dipendenti nei processi decisionali aziendali, è già stato approvato dalle commissioni riunite Finanze e Bilancio della Camera dei Deputati, guidate dagli onorevoli Walter Rizzetto (che proprio su questo abbiamo intervistato) e Marco Osnato. Ora si attende il voto in aula, prima del passaggio in Senato, ma il percorso sembra ormai tracciato, con lo stesso Rizzetto che ha definito questa iniziativa una “svolta storica” per il mondo del lavoro. Tanto che, si spera, possa arrivare anche il voto favorevole delle opposizioni (il Partito Democratico non ha infatti escluso un suo voto).
Un aspetto molto importante della proposta di legge riguardava il delicato equilibrio tra la tutela dei diritti dei lavoratori e la salvaguardia dell’autonomia delle imprese. A tal proposito, Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria, intervenuto all’evento di presentazione della legge alla Camera dei Deputati “Partecipare per crescere, un ponte tra lavoro e impresa”, che si è tenuto nella giornata di mercoledì 29 gennaio, ha sottolineato l’importanza di aver mantenuto un approccio flessibile nella normativa.
Il testo di legge, infatti, pur introducendo strumenti che consentiranno ai lavoratori subordinati di partecipare alla governance aziendale, ad esempio accedendo ai Consigli di amministrazione o prendendo parte alla distribuzione degli utili, la decisione di adottare questo modello resta facoltativa, lasciando alle imprese la libertà di scegliere se e come applicarlo in base alle proprie esigenze e strategie.
Siamo davanti, quindi, a una nuova concezione dei rapporti tra impresa e lavoratori, avvicinandosi a modelli già adottati in alcuni Paesi europei dove la partecipazione è considerata uno strumento utile per migliorare il clima aziendale, aumentare l’efficienza e ridurre i conflitti interni.
Un altro nodo centrale riguarda l’impatto che questa riforma potrebbe avere nel contesto del mercato del lavoro italiano, caratterizzato da una forte presenza di piccole e medie imprese (PMI). A tal proposito, Marchesini ha evidenziato come la reazione delle PMI dipenderà in larga misura dall’efficacia della partecipazione. Se questa nuova forma di coinvolgimento dei lavoratori si dimostrerà vantaggiosa per la produttività e la competitività aziendale, è plausibile che anche le imprese di dimensioni minori possano adottarla progressivamente, superando le eventuali resistenze iniziali.
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