Chiusura d’ufficio per partite Iva in applicazione della norma contro «apri e chiudi» delle stesse con scopi fraudolenti. Ecco chi ancora è a rischio.
1.221 partite Iva chiuse d’ufficio dall’Agenzia delle Entrate per contrastare comportamenti fraudolenti volti a non versare le imposte dovute per cessata attività. Con l’applicazione della norma che va proprio contro queste aperture e chiusure dell’attività autonomo, norma prevista dalla Legge di Bilancio 2023, sono stati emanati al 31 luglio 2023, 1.221 provvedimenti di cessazione d’ufficio di Partite Iva per contrastare il fenomeno evasivo.
Le Regioni maggiormente interessate Lazio e Lombardia dove avevano sede il 50% delle partite Iva chiuse d’ufficio con rispettivamente 254 e 359 chiusure.
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La stretta delle Entrate
I primi dati forniti dall’Agenzia delle Entrate sull’applicazione del provvedimento delle cessazioni d’ufficio non fanno ben sperare. Oltre ai numeri già riportati, infatti, bisogna tenere conto che tra Toscana e Veneto sono stati adottati 105 provvedimento per procedere alla chiusura d’ufficio e altri 166 sono stati previsti in Campania. Nelle restanti Regioni sono stati previsti altri 232 provvedimenti totali.
Le partite Iva ancora a rischio
Oltre ai provvedimenti già adottati l’Agenzia delle Entrate sta lavorando su una altra lista in cui sono elencate altre partite Iva (oltre 500) con apertura tra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 per le quali sono in corso approfondimenti. La lista di queste altre partite Iva è stata ottenuta con analisi svolte da strutture antifrode tramite l’ausilio di applicativi informatici dai quali è risultato che le stesse sono caratterizzate da profili economici abbastanza anomali. Le operazioni economiche che le coinvolgono, infatti, si attestano complessivamente oltre i 2 miliardi di euro.
Ulteriori verifiche, inoltre, sono in corso su altre 800 mila partite Iva inattive che, per oltre tre anni, non hanno svolto attività. In quest’ultimo caso vanno forniti chiarimenti sull’inattività e l’assenza di dichiarazioni Iva per gli anni che vanno dal 2019 al 2021. In mancanza dei chiarimenti l’Ade provvederà a notificare una chiusura imminente.
Cosa fare se si riceve la comunicazione
Per le partite Iva che riceveranno la comunicazione imminente c’è tempo 60 giorni dalla ricezione dell’avviso per fornire i chiarimenti richiesti che vadano a giustificare l’inattività degli ultimi tre anni.
La stretta sulle cosiddette partite Iva “apri e chiudi” arriva attraverso la misura inserita nella nuova legge di Bilancio 2023. L’obiettivo delle nuove misure è evitare che le partite Iva vengano aperte e chiuse in brevi periodi, all’interno dello stesso anno, con lo scopo di evadere il Fisco. Viene così eluso il pagamento delle imposte, sia dirette, sia indirette, chiudendo la partita Iva prima che il Fisco e l’Agenzia delle Entrate possano rintracciarne il possessore.
Con l’intenzione di risolvere questo problema, all’interno della nuova legge di Bilancio, è stato dedicato un intero capitolo alla situazione. Il piano prevede tra le altre cose controlli serrati, possibili chiusure d’ufficio, e cospicue sanzioni.
Ecco chi sono i soggetti interessati, cosa avverrà nello specifico, e quali possono essere i rischi.
Cosa sono le partite Iva apri e chiudi?
Si tratta di partite Iva collegate a tutte quelle attività che richiedono, appunto, l’apertura di una partita Iva, ma che cessano la propria attività prima di trovarsi a dover versare le imposte dovute facendo perdere le proprie tracce e ripetendo l’operazione per continuare a non pagare le tasse.
L’operazione di apertura e chiusura di una partita Iva in brevi periodi, per poi aprire una nuova sotto un altro nome, evitando così di venire trovati dal Fisco e dover pagare le tasse, è ciò che viene definito "partita Iva apri e chiudi”.
Questa pratica dovrebbe essere più comune in particolare da parte di soggetti extra-Ue, che possono più facilmente diventare irrintracciabili. Il tutto prima che l’amministrazione finanziaria (Agenzia delle Entrate, Inps, Guardia di finanza) riescano a intervenire. Il tutto ha come conseguenza, l’evasione fiscale.
Cosa prevede la legge di bilancio 2023
Tra le nuove misure previste dalla legge di bilancio 2023, c’è anche un piano per contrastare le partite Iva apri e chiudi.
Il piano in questione prevede:
- controlli a tappeto da parte di Inps, Agenzia delle Entrate, e Guardia di Finanza, sulle varie comunicazioni di apertura di nuove attività (e quindi partite Iva), con possibile contraddittorio in ufficio, in caso di attività ritenute più a rischio;
- la possibile chiusura d’ufficio, per quelle realtà non in grado di superare i controlli richiesti;
- sanzione amministrativa pari a 3mila euro a carico del contribuente.
Salvo modifiche, a dover effettuare i controlli sarà principalmente l’Agenzia delle Entrate. In pratica, a seguito di un’analisi dei rischi, può essere richiesto al contribuente di presentarsi negli uffici dell’AdE, con una serie di documenti, per dimostrare l’effettivo esercizio dell’attività. Parte di questa documentazione sono quindi fatture, ricevute, bilanci, ecc.
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Cosa paga una partita Iva?
Nel caso i controlli risultino negativi, il contribuente, per aprire nuovamente una partita Iva, dovrà rilasciare una fideiussione bancaria o assicurativa della durata minima di tre anni e dal valore non inferiore ai 50mila euro.
Cosa è oggetto di controllo
Quali sono le posizioni a rischio controlli a partire dal 2023?
Si tratta di:
- lavoratori autonomi;
- imprenditori individuali;
- e rappresentanti legali di società, associazione o ente con o senza personalità giuridica
Intermediari e partita Iva apri e chiudi
Inizialmente il nuovo regolamento prevedeva che gli intermediari, ovvero chi dà comunicazione dell’apertura della partita Iva da parte di terzi, corressero dei rischi. Di preciso, anche loro erano passibili di multa di 3.000 euro.
In seguito a più recenti modifiche, si è deciso di eliminare questa possibilità. Al momento quindi gli intermediari non corrono rischi di alcun genere. La sanzione amministrativa è prevista solo per il contribuente.
Fideiussione da 50mila euro
Se non vengono passati i controlli dell’Agenzia delle Entrate, l’apertura della nuova partita Iva (dopo averne chiusa una in precedenza) potrà avvenire solo a seguito di una fideiussione bancaria o assicurativa di minimo tre anni e non inferiore ai 50.000 euro. Cosa significa, in pratica?
La fideiussione, in breve, garantisce un’obbligazione altrui. In questo caso, siccome il fisco non ritiene il contribuente affidabile (ovvero, si teme che chiuda la partita Iva prima di pagare i contributi dovuti, per poi sparire), viene richiesto passaggio aggiuntivo. Nel caso in cui ci fossero degli illeciti fiscali o violazioni contributive, la fideiussione funzionerà come garanzia.
Nel caso in cui, in più, le violazioni fossero superiori ai 50.000 euro, dovrà anche aumentare il valore della fideiussione stessa.
Chiaramente, questo avverrà solo quando non vengono passati i controlli. In caso contrario non ci saranno problemi.
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