Quando avviene la chiusura di ufficio delle partite Iva inattive e cosa c’è di nuovo per quanto riguarda la cosiddette partite Iva «Apri e chiudi?».
In quali casi per le partite Iva inattive si procede alla chiusura d’ufficio? Ormai aprire una partita Iv è diventato talmente semplice e rapido che può avvenire di non meditare abbastanza prima di compiere il passo dell’avvio dell’attività. Seppure, infatti, si tratta di un’operazione abbastanza immediata che può essere richiesta in autonomia e online senza bisogno di un commercialista, si tratta comunque di una attività che ha degli obblighi fiscali. Proprio per questo prima di prendere la decisione di aprirne una è bene capire il funzionamento della partita Iva e il suo funzionamento, per evitare che possa essere chiusa d’ufficio con tutte le conseguenze che questo comporta.
Dopo tre anni di inattività, le partite Iva rimaste inutilizzate vengono chiuse automaticamente dall’Agenzia delle Entrate. Questo processo non avviene senza avvisare al possessore della partita Iva in questione. Vediamo quando accade e quali sono i diversi passaggi da seguire per poter chiudere la partita Iva nelle modalità corrette o impedire la cessazione d’ufficio della propria.
Cessazione di attività
I soggetti, siano essi ditte individuali o professionisti che, a seguito dell’apertura di una partita Iva, decidano di cessare lo svolgimento della propria attività imprenditoriale, sono tenuti a comunicare questa scelta all’Agenzia delle Entrate e procedere con la chiusura della partita Iva in questione.
Inoltre, le ditte individuali, agenti e procacciatori d’affari devono anche procedere con la comunicazione unica, mentre liberi professionisti e freelance dovranno rivolgersi solo all’Inps e all’Ade. In entrambi i casi, per quanto il procedimento a livello teorico possa svolgersi anche in totale autonomia, è consigliabile rivolgersi a uno specialista per fare tutto nel modo più corretto possibile.
La comunicazione all’Agenzia deve avvenire utilizzando il modello AA9/12, ovvero lo stesso che si usa anche per l’apertura e le modifiche della partita Iva stessa, entro un massimo di trenta giorni dalla cessazione dell’attività. Nel caso in cui questo non avvenisse, dopo un certo periodo di tempo, sarà l’Agenzia delle Entrate stessa a procedere con la chiusura d’ufficio della partita Iva.
La chiusura d’ufficio: come funziona
Come accennato, è necessario che una partita Iva non svolga nessuna attività d’impresa, artistica, oppure professionale per tre anni, perché questa venga chiusa in modo automatico dall’Agenzia delle Entrate. L’Agenzia identifica le partite Iva inattive in maniera automatica, utilizzando i dati disponibili presso l’Anagrafe Tributaria.
A essere prese in considerazione dal Fisco sono le partite IVA che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi o la dichiarazione IVA nei tre anni precedenti.
Attraverso questi dati vengono individuate quelle partite Iva che, oltre alla dichiarazione Iva annuale o alla dichiarazione dei redditi di lavoro autonomo o d’impresa, non hanno svolto alcuna attività per le tre annualità precedenti. A questo punto la chiusura avviene seguendo un iter specifico che comprende anche la comunicazione del procedimento ai possessori delle partite Iva, in modo che possano eventualmente agire per impedirne la cessazione.
L’Agenzia delle Entrate invierà una comunicazione preventiva di chiusura d’ufficio della partita IVA ai soggetti individuati come presumibilmente inattivi.
Il contribuente che riceve la raccomandata A/R ha 60 giorni di tempo per fornire chiarimenti all’Agenzia delle Entrate sulla propria situazione fiscale.
Controlli partita IVA inattiva, dopo 60 giorni è chiusura d’ufficio
I titolari di partita IVA che ricevono la comunicazione preventiva di chiusura d’ufficio da parte Agenzia delle Entrate hanno 60 giorni di tempo dalla ricezione della raccomandata per chiarire la propria situazione fiscale.
Entro 60 giorni il contribuente può far presente all’Agenzia delle Entrate eventuali errori o elementi che non sono stati considerati.
In base alla documentazione prodotta dal contribuente, gli uffici dell’Agenzia delle Entrate decideranno se procedere comunque con la chiusura della partita IVA o se accogliere la richiesta dell’interessato.
Inoltre, per i soggetti diversi dalle persone fisiche, l’Amministrazione Finanziaria procederà anche alla cancellazione del codice fiscale.
Gli interessati che non ritengono corretta l’estinzione del proprio codice fiscale possono richiederne l’attivazione all’Agenzia delle Entrate.
Tempistiche e procedimento della chiusura d’ufficio
L’iter utilizzato dall’Agenzia delle Entrate in questa situazione prevede, in ordine:
- l’identificazione del soggetto la cui partita Iva è rimasta inattiva per i tempi stabiliti;
- l’invio, a seguito dell’identificazione dell’interessato, di una comunicazione preventiva a quest’ultimo, attraverso l’utilizzo di una raccomandata con avviso di ricevimento, per informarlo della chiusura d’ufficio;
- il chiarimento della posizione del possessore di partita Iva dopo il ricevimento della comunicazione. Entro un massimo di 60 giorni, potrà comunicare, presso uno qualsiasi degli uffici dell’Agenzia delle Entrate, il suo desiderio di non chiudere la partita Iva (o, al contrario, lasciarla chiudere);
- l’analisi, scaduto il termine previsto, da parte degli addetti della documentazione. A seconda della decisione del possessore, si potrà chiudere la partita Iva, oppure mantenerla aperta. È anche possibile, previa giustificazione, rigettare l’istanza per impedire la chiusura d’ufficio.
Nel caso in cui la chiusura d’ufficio fosse considerata un errore dal possessore, questo ha fino a 60 giorni di tempo dal ricevimento della comunicazione apposita per poter giustificare le proprie ragioni all’AdE. In ogni caso, anche se queste venissero respinte e quindi la propria partita Iva venisse chiusa d’ufficio, nulla impedirà di aprirne una nuova per proseguire o ricominciare le proprie attività di libero professionista.
Costi della chiusura d’ufficio
Non ci sono costi o sanzioni per coloro a cui viene chiusa la partita Iva d’ufficio. Questo processo infatti avviene gratuitamente. Sono anche state eliminate le sanzioni per coloro che mancano di comunicare all’Agenzia delle Entrate la cessazione dell’attività e quindi la chiusura della partita Iva.
In passato, si doveva pagare una sanzione compresa tra i 516,00 euro e i 2000,00 euro, attraverso la compilazione con l’apposito codice tributo del modello F24. Questo è stato abrogato attraverso il dL n. 193/16, che ha eliminato il codice tributo in questione, ovvero 8120.
Controllare lo stato della propria partita Iva
Se è passato del tempo dall’ultima volta che sono state svolte delle attività in qualità di libero professionista e non si è certi dello stato della propria partita Iva, si può controllare autonomamente attraverso il portale dell’AdE, dove verrà segnalata come: attiva, sospesa, o cessata.
Oltre allo stato della partita Iva sono anche segnate le date di inizio attività, e dell’eventuale sospensione o cessazione della stessa.
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Chiusura d’ufficio partita Iva apri e chiudi
La Legge di Bilancio 2023 ha introdotto nuove norme per arginare il fenomeno delle partite Iva “apri e chiudi” ha previsto determinate regole e sanzioni.
In caso di mancata esibizione dei documenti contabili obbligatori e di altra documentazione che possa attestare l’effettivo svolgimento dell’attività o di esito negativo sui documenti esibiti, è prevista non solo la chiusura d’ufficio della partita Iva ma anche che il contribuente sia punito con una sanzione di 3.000 euro.
La novità è rivolta in particolar modo alle partite Iva più “giovani” che sono caratterizzate da un ciclo di vita molto breve senza il versamento delle imposte, può coinvolgere anche quelle più datate che, dopo un periodo di inattività riprendano a operare come descritto poco sopra.
In questi casi viene disposto il provvedimento di chiusura della partita Iva, la sanzione di 3.000 euro e la possibilità di riapertura della partita Iva è possibile solo
previo rilascio di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria per la durata di tre anni dalla data del rilascio e per un importo non inferiore a 50.000 euro
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