Partite IVA, bonus e sconti fiscali a rischio restituzione? Il Governo smentisce

Anna Maria D’Andrea

30/10/2020

Partite IVA, bonus e sconti fiscali a rischio restituzione: all’origine del problema vi è la definizione di impresa fornita dall’Europa ed i limiti agli aiuti di Stato. Dal Dipartimento delle Politiche Europee, dopo la pubblicazione della circolare del 23 ottobre 2020, arriva però la smentita: il Governo è in trattativa con la Commissione UE.

Partite IVA, bonus e sconti fiscali a rischio restituzione? Il Governo smentisce

Bonus e sconti fiscali a rischio restituzione per le partite IVA?

Dopo la pubblicazione della circolare del 23 ottobre 2020, con la quale è stato sollevato il problema dei limiti relativi alla normativa sugli aiuti di Stato alla luce della definizione di impresa fornita dall’Europa, il Dipartimento delle Politiche Europee cerca di placare gli animi.

Il Governo sta già trattando con la Commissione Europea per estendere la portata degli aiuti anti-Covid e, riporta la nota del Dipartimento del 29 ottobre, “sono in corso interlocuzioni tra Roma e Bruxelles per la corretta interpretazione della normativa in materia, ma l’eventualità paventata della restituzione può essere esclusa fin d’ora”.

Il rischio per le imprese di dover restituire gli aiuti riconosciuti nel periodo d’emergenza sembra scongiurato, ma bisognerà in ogni caso attendere l’esito della trattativa in corso.

Il problema nasce dalla definizione di impresa fornita dall’Europa (da intendersi non per la singola unità economica bensì per il gruppo) ed il limite relativo agli aiuti di Stato concedibili.

Bonus economici (come il fondo perduto), parte dei prestiti garantiti dallo Stato ed alcuni degli sconti fiscali riconosciuti nel periodo d’emergenza (dal bonus sanificazione fino al taglio dell’Irap) si scontrano con i chiarimenti recentemente forniti dal Dipartimento delle Politiche Europee, con la circolare del 23 ottobre 2020 pubblicata alla vigilia del varo del decreto Ristori.

Stando a quanto riportato nella circolare, a correre il rischio di dover restituire gli aiuti erogati nel periodo di emergenza sono soprattutto le grandi imprese ma anche chi ha più partecipazioni, perché - come evidenziato da Confindustria - il cumulo delle agevolazioni da considerare nel calcolo del limite di 800.000 euro non si applica per la singola unità economica bensì per il “gruppo”.

Partite IVA, bonus e sconti fiscali a rischio restituzione? Il Governo tratta con l’Europa per evitare la “beffa” degli aiuti di Stato

Il caos ed il rischio per molte partite IVA di dover restituire parte degli aiuti riconosciuti nasce dalle regole emergenziali disegnate dall’Europa, con il Temporary Framework, in merito alla normativa sugli aiuti di Stato.

Allentando le regole previste in via ordinaria, ed in considerazione dell’emergenza economica causata dal Covid-19, viene fissato il tetto di 800.000 euro ad impresa per quel che riguarda contributi diretti (come il fondo perduto), prestiti, agevolazioni fiscali e di pagamento.

Il problema scatenato dalla pubblicazione tardiva della circolare del Dipartimento delle Politiche Europee, pronta già a giugno ma resa nota soltanto il 23 ottobre 2020, riguarda le modalità di calcolo del tetto degli aiuti di Stato concedibili.

Confindustria aveva già chiesto al Governo di verificare in Europa come venivano intesi questi interventi, proprio considerando le diverse interpretazioni in merito.

Ora emerge che, a differenza di quanto ipotizzato da molti titolari di partita IVA, il valore massimo di bonus e sconti fiscali deve essere calcolato non in riferimento alla singola impresa ma “in base al concetto della singola unità economica”, anche nel caso in cui questa comprenda diversi soggetti giuridici.

Viene inoltre specificato che il limite generale degli 800.000 euro scende a 120.000 euro per quel che riguarda le imprese che operano contemporaneamente ed esclusivamente nel settore della pesca e acquacultura e 100.000 euro per quelle operanti della produzione primaria di prodotti agricoli.

L’interpretazione restrittiva, “pubblicata alla chetichella” - afferma il Presidente di Confindustria - porta ora al rischio che le imprese beneficiarie di contributi a fondo perduto, bonus e sconti fiscali, si trovino ora a dover restituire al mittente tutti gli aiuti riconosciuti sopra la soglia degli 800.000 euro.

C’è anche una scadenza: il 30 novembre, termine già fissato dal decreto Agosto per l’eventuale pagamento dell’Irap, qualora lo sconto riconosciuto dovesse eccedere il tetto massimo degli aiuti di Stato concedibili.

Il Dipartimento delle Politiche Europee, accusato di aver tardato nella pubblicazione di chiarimenti già nel cassetto da tempo, nella nota pubblicata il 29 ottobre 2020 scrive:

“La Commissione europea ha aperto uno spazio importante per la copertura dei sussidi alle imprese nel corso del 2020 e ha più volte confermato la sua forte determinazione in questo senso. Sono in corso interlocuzioni tra Roma e Bruxelles per la corretta interpretazione della complessa normativa in materia, ma l’eventualità paventata della restituzione può essere esclusa fin d’ora.”

Se da un lato si tenta di placare gli animi, escludendo da subito il paventato rischio di dover restituire gli aiuti riconosciuti, dall’altro è chiaramente evidenziato che la trattativa è ancora in corso.

Aiuti di Stato - regime Covid-19: circolare Dipartimento Politiche Europee 23 ottobre 2020
Chiarimenti ed indicazioni operative

Partite IVA, gli aiuti a rischio restituzione, dal bonus a fondo perduto all’Irap

Gli aiuti a rischio sono quelli contenuti alla sezione 3.1 del Temporary Framework, riconosciuti sotto forma di sovvenzioni, anticipi rimborsabili, agevolazioni fiscali, garanzie, prestiti agevolati e partecipazioni riconosciuti prima del 31 dicembre 2020, nel limite di:

  • 800.000 euro per impresa, al lordo di imposte e altri oneri;
  • 120.000 euro per le imprese operanti nel settore della pesca e acquacultura;
  • 100.000 euro per le imprese operanti nella produzione primaria di prodotti agricoli.

Facendo una breve disamina degli aiuti introdotti in Italia nell’ambito del Temporary Framework, il rischio di restituzione si applica, ad esempio, ai prestiti fino a 25.000 euro garantiti dallo Stato, al contributo a fondo perduto (anche la nuova tranche prevista dal decreto Ristori), al bonus sanificazione o ad esempio al taglio dell’Irap.

Come evitare il rischio restituzione, in piena seconda ondata, ed a fronte dei nuovi problemi economici che si ripercuoteranno sulla generalità di partite IVA?

La palla passa al Governo, chiamato a trattare con l’Europa per evitare che i chiarimenti tardivi forniti dal Dipartimento delle Politiche UE si trasformino nel “colpo di grazia” per le imprese

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