Per il Ces con il nuovo Patto di Stabilità l’Italia nei prossimi anni dovrà tagliare la spesa pubblica per un totale di 100 miliardi: di questa stangata Meloni però non parla.
Per l’Italia la stangata arriverà nel 2025, quando le urne delle elezioni europee saranno chiuse già da mesi e quando il governo guidato da Giorgia Meloni avrà superato il traguardo della metà legislatura.
Tutto merito - o demerito - della riforma del Patto di Stabilità partorita dall’ultimo Ecofin (la riunione dei ministri delle Finanze dell’Ue) e ora adottata dall’Europarlamento con 431 voti favorevoli, 172 contrari e 4 astensioni. Per quanto riguarda i partiti italiani, solo il Movimento 5 Stelle si è espresso in maniera contraria.
L’Eurocamera ha dato l’ok al mandato negoziale tra Parlamento europeo, Consiglio Ue e Commissione, con i negoziati che inizieranno subito per arrivare alla stesura definitiva del regolamento sulla sorveglianza multilaterale di bilancio. Non ci sarebbero però dei margini di manovra per delle modifiche profonde.
Per farla breve, quando in tempi brevi a Bruxelles arriverà l’approvazione definitiva della riforma del Patto di Stabilità - tornato in vigore lo scorso primo gennaio dopo la sospensione causa Covid -, il governo sarà chiamato a negoziare un piano per abbattere il nostro debito pubblico.
Del resto l’Italia avendo un rapporto tra Pil e debito pubblico superiore al 140% quando il minimo fissato dall’Ue è del 60%, sarà di certo uno di quei Paesi che dovrà mettere in atto dei piani di aggiustamento dei propri conti. Un destino questo comune a praticamente tutti gli altri Stati membri.
Per il Belpaese però il conto sarà assai salato, con Giorgia Meloni che dovrà scegliere se tagliare di 25,4 miliardi la spesa pubblica per quattro anni oppure di 13,5 miliardi per sette anni e, al momento, tutto farebbe pensare che il governo possa propendere per la seconda ipotesi.
Patto di Stabilità: per l’Italia 100 miliardi di tagli
Stando a uno studio della Confederazione europea dei sindacati (Ces) che ha rielaborato i dati snocciolati dal think tank Bruegel, con la riforma del Patto di Stabilità l’Italia sarà costretta a un taglio della spesa pubblica annuo pari allo 0,61% (piano da 7 anni) del Pil o dell’1,15% (piano da 4 anni).
Come si può vedere dalla tabella realizzata dal Ces, tradotto in soldoni a partire dal 2025 per l’Italia ci saranno 13,5 miliardi di tagli a sanità, istruzione e investimenti per la durata di sette anni oppure 25,4 miliardi per quattro anni.
“Il nuovo Patto di Stabilità è un compromesso - ha dichiarato il ministro Giancarlo Giorgetti dopo l’accordo trovato all’Ecofin a seguito dell’intesa raggiunta tra Francia e Germania -, se un compromesso verso il basso o verso l’alto io ho detto e ribadisco che le valutazioni le faremo tra qualche tempo”.
Per Giorgia Meloni invece “il nuovo Patto di stabilità è migliorativo per l’Italia rispetto al passato”, anche se poco prima dell’ok da parte dell’Ecofin la premier si era detta poco soddisfatta tanto da minacciare un possibile veto “le posizioni sono distanti, se non ci sarà accordo torneremo ai parametri precedenti”.
Nessuna parola poi di recente da parte del governo è arrivata per commentare i tagli - o l’aumento delle tasse - che il Belpaese dovrà mettere in atto nelle modalità che verranno concordate con Bruxelles.
Viste le stime riguardanti anche gli altri Stati membri, con la Francia che per il Ces dovrà sforbiciare più di noi, i prossimi anni per l’Unione europea saranno all’insegna del rigore e dell’austerità, con la “pacchia” che a Bruxelles non sembrerebbe essere finita come aveva dichiarato invece Meloni in sede di campagna elettorale.
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