Riforma delle pensioni: Damiano propone una nuova Quota 100. Pensione a 63 anni e 37 anni di contributi, penalizzazioni per chi anticipa l’uscita dal lavoro.
Pensioni: si aggiunge una nuova proposta di riforma, quella presentata dal dirigente del Partito Democratico - già in passato autore di diversi interventi sul sistema pensionistico italiano - Cesare Damiano.
Venerdì 13 marzo sarà un giorno molto importante per la riforma delle pensioni; è in programma, infatti, un nuovo incontro tra Ministero del Lavoro e sindacati, durante il quale verranno sciolti i nodi riguardanti le risorse a disposizione. In quell’occasione il Ministero del Lavoro presenterà le prime stime riguardanti i costi delle misure pensate dai sindacati (pensione a 62 anni e Quota 41 per tutti), e allo stesso tempo dovrebbe illustrare delle misure alternative con un impatto economico meno importante. Ricordiamo, infatti, che secondo le prime indiscrezioni la nuova misura di flessibilità dovrà avere un costo più basso di Quota 100.
Ecco perchè si parla della possibilità di introdurre una Quota 101, o anche Quota 102 con penalizzazioni sull’assegno per coloro che decidono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro. A queste proposte si aggiunge appunto quella avanzata da Cesare Damiano, la quale fissa il requisito anagrafico a 63 anni con variazioni per il requisito contributivo in base alla categoria lavorativa di appartenenza.
Pensione a 63 anni: la proposta di Cesare Damiano
Come noto, da tempo l’INPS chiede di attuare una riforma delle pensioni che possa portare ad un nuovo sistema di flessibilità in uscita. Un sistema nel quale non si dovrà tener conto solamente dell’età anagrafica della persona ma anche - e soprattutto - del mestiere svolto nella maggior parte della vita lavorativa.
Dello stesso parere Cesare Damiano, il quale ha pensato ad una proposta che tiene conto, tra i tanti fattori, anche del lavoro svolto. Ma andiamo con ordine: il dirigente PD ha ribadito la necessità di individuare “la flessibilità come puro portante del nuovo sistema”, specialmente adesso che progressivamente ci avviciniamo al sistema contributivo puro che - come ribadito da Damiano - “decollerà all’incirca dopo il 2030”.
A tal proposito Damiano ha dichiarato che per riformare il sistema previdenziale si potrebbe riprendere la sua vecchia proposta di legge - presentata nel 2013 - che lui stesso definisce “più razionale” rispetto a quelle avanzate dai sindacati.
D’altronde superare la Legge Fornero non è affatto semplice; per farlo bisogna avere le coperture finanziarie e le risorse a disposizione non sono mai molte.
Ecco perché bisogna pensare ad una misura sostenibile nel tempo, come quella che fa riferimento all’età pensionabile pensata per l’Ape Sociale: 63 anni di età.
D’altronde, ricorda Damiano, la stessa legge Fornero inizialmente aveva individuato in 62 anni la soglia di riferimento per l’accesso alla pensione di coloro che rientrano interamente nel sistema contributivo. Ecco, si potrebbe partire da questa soglia che, tenendo conto degli aumenti delle aspettative di vita, oggi sarebbe pari appunto a 63 anni.
Sul fronte contributivo per la generalità dei lavoratori Damiano pensa a 37 anni di contributi; nei fatti, quindi, la pensione a 63 anni non sarebbe altro che una nuova Quota 100 ma con un limite di età differente a quello previsto oggi (che ricordiamo è pari a 62 anni).
Ma ci sarebbe un’altra importante novità: affinché questa misura di flessibilità possa essere sostenibile vi sarebbe una penalizzazione, del 2%, per ogni anno di uscita anticipata. Andando in pensione a 63 anni, quindi, l’assegno verrebbe ridotto dell’8%.
Pensione a 63 anni per i gravosi: Quota 98
Come anticipato, anche la proposta di Damiano punta ad una differenziazione dei requisiti per l’accesso alla pensione in base al tipo di lavoro svolto. Rispetto a Quota 100 da lui pensata, infatti, ci sarebbero diverse tutele per coloro che svolgono dei lavori gravosi.
Ad esempio, per questi si parla di una Quota 98 in quanto il requisito contributivo verrebbe ridotto di qualche anno. Questi potrebbero così andare in pensione all’età di 63 anni con 35 anni di contributi.
E non è tutto, perché così come è stato per Ape Volontaria e Ape Sociale, per i lavoratori gravosi non ci sarebbe neppure una penalizzazione sull’assegno.
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