Riforma delle pensioni: approvato in commissione bilancio l’emendamento che estende fino a 10 anni i periodi riscattabili a fini pensionistici.
Pensioni: ci sono novità importanti dal Parlamento, dove la Commissione Bilancio del Senato ha approvato una modifica alle disposizioni riguardanti il riscatto volontario dei contributi introdotte dal decreto 4/2019 (lo stesso che ha previsto Quota 100).
Nel dettaglio, questo provvedimento ha permesso agli interessati di incrementare il loro monte contributivo - così eventualmente da anticipare l’accesso alla pensione - riscattando volontariamente fino a cinque anni di periodi non coperti da contribuzione dedicata.
È stata data, quindi, la possibilità di riscattare fino a cinque anni non coperti da contribuzione, così da colmare i periodi di vuoto. Grazie a questo strumento, ad esempio, chi ha maturato solo 33 anni di contributi può riscattare volontariamente altri cinque anni, così da arrivare ai 38 anni di contributi richiesti per l’accesso a Quota 100.
Ebbene, con la Legge di Bilancio 2020 potrebbero esserci ulteriori novità in tal senso, con un incremento del limite del periodo riscattabile ai fini pensionistici.
Pensioni, novità Legge di Bilancio 2020: fino a dieci anni riscattabili ai fini contributivi
La commissione bilancio del Senato ha approvato un emendamento che modifica il limite massimo dei periodi riscattabili.
Attenzione, ciò non significa che questa novità sarà sicuramente in vigore dal prossimo anno: bisognerà attendere, infatti, l’approvazione definitiva della manovra finanziaria per capire se questo emendamento entrerà a far parte del testo ufficiale.
Ma cosa cambierebbe in tal caso? Come anticipato, la norma modifica quanto previsto dal decreto 4/2019, nel quale si legge - precisamente nell’articolo 20 - che fino al 31 dicembre 2021 (quindi in via del tutto sperimentale) “gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti e alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonché alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, e alla gestione separata, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione, hanno facoltà di riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla data di entrata in vigore del presente decreto compresi tra la data del primo e quella dell’ultimo contributo comunque accreditato nelle suddette forme assicurative, non soggetti a obbligo contributivo e che non siano già coperti da contribuzione, comunque versata e accreditata, presso forme di previdenza obbligatoria. Detti periodi possono essere riscattati nella misura massima di cinque anni, anche non continuativi”.
Ricapitolando, è possibile riscattare un periodo non soggetto ad obbligo contributivo solo se:
- l’interessato è privo di contribuzione al 31 dicembre 1995, rientrando interamente nel calcolo contributivo della pensione;
- il periodo da riscattare è compreso tra due periodi coperti da contribuzione;
- complessivamente i periodi da riscattare, che possono anche non essere continuativi, non superano i cinque anni.
L’emendamento approvato dalla commissione bilancio interviene modificando quest’ultimo punto, facendo sì che il periodo riscattabile passi da 60 a 120 mesi.
In tal caso gli interessati potrebbero riscattare fino ad un massimo di 10 anni di contributi, colmando così un vuoto contributivo tale da impedire loro il ricorso ad alcune opzioni di pensionamento anticipato. Pensiamo ad esempio a Quota 100, o anche alla pensione anticipata alla quale si accede con 42 anni e 10 anni di contributi (uomini) o 41 anni e 10 mesi (donne), indipendentemente dall’età.
Tramite il riscatto, anche chi non ha raggiunto questo numero di contributi può colmare la carenza riscattando gli anni necessari per andare in pensione prima; bisogna dire si tratterebbe comunque di un’opportunità accessibile a pochi, dal momento che il costo per il riscatto volontario di dieci (o anche meno) anni sarebbe piuttosto elevato.
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