Cassa Forense, conti in difficoltà: urge una riforma per evitare il default. Possibile un passaggio al sistema contributivo puro per il calcolo delle pensioni degli avvocati.
Anche per gli avvocati potrebbero cambiare le regole per il calcolo delle pensioni. Il sistema di calcolo attualmente in vigore, infatti, rischia di essere insostenibile nel lungo termine ed è per questo che - come raccontato da Il Corriere della Sera - con la riforma annunciata della Cassa Forense potrebbe esserci un cambio delle regole per il calcolo della pensione.
Come tutte le casse previdenziali dei liberi professionisti, infatti, anche la Cassa Forense vive un periodo di crisi. Le risorse a disposizione per pagare le pensioni sono sempre meno e la crisi economica scaturita dal Covid di certo non ha aiutato.
Ed è per questo motivo che - come anticipato da Il Corriere della Sera - potrebbero esserci novità all’orizzonte che di certo non piaceranno agli iscritti alla Cassa Forense poiché per loro potrebbe essere introdotto un sistema di calcolo dell’assegno pensionistico maggiormente svantaggioso rispetto a quello oggi in vigore.
C’è la possibilità, infatti, che possa esserci una riforma della Cassa Forense con l’introduzione di un sistema di calcolo di tipo contributivo puro.
Riforma della Cassa Forense: regole meno vantaggiose per la pensione degli avvocati
Lo scoppio della pandemia ha messo alla luce tutte le criticità finanziarie del sistema di calcolo delle pensioni. Una situazione che difficilmente sarà sostenibile nel lungo termine, ed è per questo motivo che in questi mesi la Cassa Forense ha istituito una commissione di studio che è stata incaricata di valutare possibili riforme al sistema previdenziale.
Ovviamente per fare in modo che le pensioni degli iscritti siano sostenibili per la Cassa Forense bisognerà prevedere un regime meno vantaggioso rispetto ad oggi. Alla Cassa Forense si applicano gli stessi criteri previsti per la generalità dei lavoratori, quindi il calcolo avviene per una parte con il sistema retributivo (per la quale si tiene conto delle retribuzioni percepite) e per l’altra con il contributivo.
Tuttavia, il calo del reddito degli iscritti rilevato in questi anni ha comportato anche una riduzione dei contributi versati e di conseguenza sono diminuite le entrate per la Cassa Forense che oggi deve fare i conti con una situazione di difficile risoluzione poiché ciò rende difficile la copertura delle pensioni di categoria. I dati per il 2020 non sono ancora disponibili, tuttavia non si prospetta nulla di positivo.
A conferma di una situazione tutt’altro che semplice sono arrivate le parole di Gigi Pansini, segretario generale della Cassa Forense. Questo ha spiegato che quanto sta succedendo sul piano sanitario, con le correlate difficoltà economiche, “ha acuito le criticità che caratterizzano l’organizzazione della professione e ha reso inevitabile la necessità di intervenire sull’ordinamento forense, sulla capacità di produrre reddito, sugli aspetti previdenziali e assistenziali”.
D’altronde, quanto successo in questi mesi con il riconoscimento del reddito di ultima istanza, nonché con il ristoro di una parte del canone di locazione degli studi professionali, ha messo in risalto tutte le incertezze e le zone grigie riguardanti l’esercizio della professioni, tra cui - ad esempio - l’incompatibilità della professione forense con l’esercizio di altre attività lavorative, o anche la possibilità di controllo delle singole posizioni.
È per questo motivo che la Cassa Forense sta valutando “un epocale passaggio ad un sistema nuovo e diverso”. Un passaggio che necessita di un confronto sulle “norme che oggi disciplinano la professione” e che potrebbero portare anche ad una riforma del sistema previdenziale.
Avvocati: si passa al contributivo puro?
Il Corriere della Sera parla anche delle possibili scelte che verranno fatte per rendere sostenibile il sistema pensionistico in favore degli iscritti alla Cassa Forense. La più accreditata è quella che potrebbe comportare il passaggio ad un regime di calcolo interamente contributivo, anche per la parte oggi calcolata con il retributivo.
Un passaggio che inevitabilmente avrebbe delle ripercussioni per le pensioni degli avvocati che saranno più basse rispetto a quelle riconosciute oggi.
Non sappiamo quando questa riforma effettivamente verrà concretizzata, fatto sta che ormai sembra essere inevitabile se non si vuole andare incontro a delle difficoltà a sostenere le spese previdenziali in futuro. Nell’immediato, infatti, non sembrano esserci particolari pericoli, ma nel lungo periodo sì.
Quindi, o interverrà l’INPS a risanare i conti della Cassa Forense, oppure una riforma andrà fatta se si vuole evitare il default.
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