Il dopo Quota 100 spaventa: in pensione più tardi o taglio dell’assegno

Antonio Cosenza

14/07/2020

Pensioni: cosa ci sarà dopo Quota 100? Le risorse per la riforma sono poche: per anticipare l’accesso alla pensione bisognerà accettare un taglio dell’assegno.

Il dopo Quota 100 spaventa: in pensione più tardi o taglio dell’assegno

Pensioni, il dopo Quota 100 spaventa gli italiani: c’è timore, infatti, per quelle che potrebbero essere le decisioni del Governo riguardo alla nuova riforma.

Bisogna considerare, infatti, che nei prossimi anni esploderà il debito pubblico e che per questo motivo qualsiasi decisione per il dopo Quota 100 dovrà tenere conto delle risorse - poche - a disposizione.

In ogni caso è ormai certo che una riforma delle pensioni dopo Quota 100 ci sarà, anche perché il Governo dovrà sicuramente fare in modo di evitare che tra il 31 dicembre 2021 (ultimo giorno utile per maturare i requisiti per Quota 100) e il 1° gennaio 2022 ci possa essere uno stacco di cinque anni per andare in pensione.

A tal proposito, nelle ultime ore è arrivata l’ennesima conferma per Quota 100: Antonio Misiani, viceministro all’Economia, ha confermato che la misura arriverà fino alla scadenza naturale ma che non ci sarà alcuna proroga. Bisognerà quindi lavorare per pensare ad una soluzione alternativa a Quota 100 e andrà fatto il prima possibile.

I dialoghi sulla riforma delle pensioni riprenderanno a breve, ma alla luce della situazione economica attuale - e delle indicazioni che arrivano dall’Unione Europea - non sarà possibile prevedere una misura di flessibilità particolarmente onerosa.

Dimentichiamoci, quindi, ipotesi come quella dell’abbassamento dell’età pensionabile a 62 anni, la quale potrà essere realizzata solamente se nel contempo saranno previste delle penalizzazioni per chi esce anticipatamente dal mercato del lavoro.

C’è diffidenza, quindi, verso quella che sarà la futura riforma delle pensioni, in quanto questa dovrà essere realizzata quasi senza fondi. Cosa ci aspetta allora? Le possibilità sono diverse.

Il dopo Quota 100 spaventa gli italiani: ecco perché

Il prossimo anno sarà l’ultimo in cui si potrà ricorrere a Quota 100 per andare in pensione. A partire dal 1° gennaio 2022, quindi, si potrà andare in pensione o a 67 anni (con 20 di contributi) oppure una volta maturati 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne) o 42 anni e 10 mesi (per gli uomini).

Il Governo, però, lavorerà per fare in modo che il passaggio da Quota 100 ai requisiti per l’accesso alla pensione voluti dalla Fornero sia il meno brusco possibile: per questo si sta ragionando su altre forme di flessibilità, dalle quali però non dovrà derivare un aumento della spesa pensionistica.

Dimentichiamoci quindi Quota 41 per tutti o una pensione a 62 anni, a meno che non sia il lavoratore a pagare di tasca propria per l’uscita anticipata dal lavoro.

Come? Ci potrebbero essere tagli sugli assegni per coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione. Solo così la futura riforma delle pensioni potrebbe essere sostenibile rispettando le indicazioni che ci arrivano dall’Unione Europea.

I tagli sugli assegni penalizzano chi ha percepito stipendi non elevati

Un’ipotesi che comunque non soddisfa i lavoratori, poiché in questo modo la flessibilità in uscita sarà una possibilità per pochi, ossia solo per chi, avendo maturato un assegno di importo elevato, può anche permettersi un taglio dell’importo. Non sarà così, invece, per coloro che nel corso della carriera lavorativa non hanno percepito stipendi particolarmente elevati, per i quali la penalizzazione sull’assegno andrebbe a comportare un’ulteriore riduzione di un importo già di per sé medio-basso.

In ogni caso bisognerà capire quali saranno le indicazioni del MEF riguardo alla prossima riforma delle pensioni, nonché le scelte che verranno prese in ambito comunitario. Sia un accesso al MES che al Recovery Fund, infatti, metterebbero l’Italia nella condizione di dover rispettare le indicazioni che arrivano dall’UE, la quale ha già fatto sapere di non essere disposta a grandi concessioni sul fronte della previdenza.

Progetti simili a Quota 100 - in passato si è parlato di Quota 101 - non saranno attuati; l’unico obiettivo della riforma sarà quello di prevedere un passaggio graduale da Quota 100 al vecchio regime della Fornero.

Quindi penalizzazioni e tagli sugli assegni per chi esce prima dal mercato dal lavoro, come pure un sistema dove ad uscire prima saranno solamente alcune categorie di lavoratori. Si pensi ad esempio agli usuranti, o ai lavoratori notturni, i quali già oggi godono di alcune corsie preferenziali per l’accesso alla pensione.

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