Le conseguenze dei dazi in Italia: ci saranno ripercussioni anche sulle pensioni. Ecco perché bisogna preoccuparsi.
La guerra economica mondiale è iniziata, con l’effetto dazi che preoccupa: secondo i sondaggi, ben 4 italiani su 10 temono le conseguenze della decisione di Trump. Effettivamente, in un momento in cui l’economia ha già sofferto la pandemia, la guerra, la crisi energetica e l’inflazione galoppante, i dazi rischiano di limitare notevolmente la crescita del nostro Paese, limitando le risorse a disposizione per le misure nel programma di governo.
Ad esempio, possiamo sostenere che i dazi avranno conseguenze anche sulla riforma delle pensioni. Per quanto l’effetto dazi debba essere ancora accertato, infatti, sembrano non esserci dubbi sul fatto che anche l’economia italiana - seppure in misura non drammatica come ha avuto modo di spiegare la presidente del Consiglio sottolineando come il mercato americano valga il 10% delle nostre importazioni - subirà le ripercussioni di una tale misura.
Ecco quindi che i dazi, sempre se confermati in questa misura, potrebbero bloccare ancora le intenzioni del governo di superare la legge Fornero, obiettivo che da sempre dichiarato ma mai concretizzato.
Quali conseguenze per i dazi Usa?
Le conseguenze dei dazi Usa entrati in vigore dal 5 aprile sono tutte da verificare. Una cosa è certa però: non sono previsti vantaggi. Tant’è che le aziende italiane non nascondono la preoccupazione, specialmente in quei settori - come l’agroalimentare - in cui sono particolarmente rilevanti le esportazioni verso gli Stati Uniti.
L’aumento dei costi di esportazione, infatti, comporterà inevitabilmente un incremento dei costi sul mercato americano e ciò potrebbe ridurne la competitività. Senza dimenticare poi che laddove l’Unione Europea decida di difendersi - attuando a sua volta una politica protezionistica - lo scenario potrebbe ulteriormente aggravarsi.
E non è un caso se Bankitalia ha già ridotto le stime di crescita per l’Italia, portandole dallo 0,8% allo 0,6%. Ecco quindi che per la legge di Bilancio 2026 la situazione non sembra essere delle più rosee: per quanto ne sapremo di più solo nelle prossime settimane con l’approvazione del Def, infatti, a oggi il rischio è che per un altro anno le risorse a disposizione saranno limitate. Su questo piano va detto che il governo Meloni non è stato particolarmente fortunato su questo piano, dovendo fare ogni anno i conti con qualche problematica che ha limitato il potere di spesa per le misure in programma.
In questi anni l’avere poche risorse si è spesso tradotto in una spesa contenuta per quanto riguarda il tema pensioni, con decisioni che in alcuni casi sono persino andate a peggiorare la riforma Fornero. Il rischio che vada così anche nel 2026, con il governo che effettuerà tagli alle pensioni per finanziare altre misure, vedi ad esempio la conferma del cuneo fiscale, è reale.
Riforma delle pensioni, perché l’effetto dazi preoccupa
Sappiamo già che nel 2027 è stato annunciato un nuovo aumento dell’età pensionabile, di circa 3 mesi secondo le anticipazioni riportate dall’Istat. Dalla Lega fanno sapere che il governo farà in modo di congelarlo, ma se le premesse sono queste non sarà semplice visto che - come spiegato dall’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero - ci vorranno 4 miliardi di euro per bloccare l’adeguamento con le speranze di vita. Ma non è un problema di questa legge di Bilancio, se ne riparlerà per il 2027.
Per quanto riguarda la legge di Bilancio 2026, invece, non ci sono chissà che questioni in sospeso sul fronte pensioni. Dato per appurato ormai che non ci sarà alcun superamento della legge Fornero - con l’addio a qualsiasi possibilità che possa esserci il passaggio a Quota 41 per tutti - il governo con le poche risorse a disposizione dovrà dare indicazione su cosa intende fare con Quota 103 e Opzione Donna, mentre l’Ape Sociale è già stato confermato.
Nel frattempo si riduce l’aumento straordinario delle pensioni minime e non è da escludere che possano tornare i tagli alla rivalutazione specialmente dopo l’ultima sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto come legittimi quelli effettuati nel biennio 2023-2024.
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