Quota 41 per tutti per riformare le pensioni e la legge Fornero. Requisiti e costo

Simone Micocci

18 Agosto 2024 - 09:51

Si torna a parlare con insistenza di Quota 41 per tutti per rendere maggiormente flessibile l’accesso alla pensione. Ecco cos’è e come funziona.

Quota 41 per tutti per riformare le pensioni e la legge Fornero. Requisiti e costo

Puntuale come ogni vigilia dei lavori per la legge di Bilancio si ritorna a parlare di riforma delle pensioni e per quanto gli anni vadano avanti c’è una costante: Quota 41 per tutti.

Se ne discute da anni: fu persino il governo “giallo-verde” guidato dalla maggioranza Lega-Movimento 5 Stelle a valutarne la fattibilità, fissando Quota 41 per tutti come obiettivo strutturale per il post Quota 100. Tuttavia, nonostante le proposte, su questo fronte non ci sono stati sviluppi rilevanti, colpa dei costi attualmente insostenibili di una misura che da sola andrebbe a superare perlomeno una parte di quanto stabilito dalla riforma Fornero del 2011, quella riferita alla pensione anticipata.

Ma cosa sappiamo esattamente di questa Quota 41 di cui tutti parlano? Semplicemente si tratta di una misura che parte dal presupposto che 41 anni di lavoro sono sufficienti per poter andare in pensione. Un principio che oggi già vale per alcuni lavoratori - i precoci che appartengono alle categorie che necessitano di una maggior tutela - ma che il Centrodestra, in particolare la Lega, vorrebbe si applicasse a tutti.

Oggi, infatti, per andare in pensione a qualsiasi età bisogna aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, 1 in meno per le donne. Quota 41, quindi, consentirebbe di smettere di lavorare con qualche mese di anticipo rispetto a quanto stabilito dalla pensione anticipata: per questo motivo si sta ragionando sulla sua estensione, così che appunto la pensione anticipata non avrebbe più senso di esistere e di conseguenza almeno uno dei due “pilastri” della legge Fornero verrebbe superato.

Ma andiamo con ordine, partendo da chi già oggi può ricorrere a questa opzione e cosa può cambiare se il governo dovesse riuscire a estenderne l’accesso a tutti i lavoratori (e quanto costerebbe).

Quota 41 oggi: come funziona?

Quota 41 è una forma di pensione anticipata oggi riservata solamente ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati. Nel dettaglio, questi possono andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica una volta maturati 41 anni di contributi, requisito valido sia per donne che per uomini.

Specialmente quest’ultimi sono avvantaggiati da Quota 41 dal momento che per loro il requisito contributivo per la pensione anticipata è di 42 anni e 10 mesi; usufruendo di questa forma per il pensionamento anticipato, quindi, riescono ad andare in pensione quasi due anni prima. Per le donne invece lo sconto è di appena 10 mesi, poiché per loro la pensione anticipata si raggiunge alla maturazione di 41 anni e 10 mesi di contributi.

Con Quota 41, quindi, il diritto alla pensione si matura con 41 anni di contributi; per la decorrenza della stessa, però, bisogna attendere una finestra mobile di 3 mesi, così come pure per la pensione anticipata. Questa è stata introdotta proprio dal decreto 4/2019 (lo stesso di Quota 100), con il quale Quota 41 e pensione anticipata sono stati sterilizzati dall’effetto dell’adeguamento con le aspettative di vita fino al 2026.

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Quota 41 oggi: chi vi può ricorrere?

Come anticipato oggi Quota 41 è riservata ad alcune categorie di lavoratori, vediamo quali. Come prima cosa per farvi ricorso è necessario che il lavoratore sia riconosciuto come precoce, ossia che abbia maturato 12 mesi di contributi - non per forza continuativi - prima del compimento del 19° anno di età.

Non basta però essere un lavoratore precoce per accedere a Quota 41, visto che questa è riservata solamente a coloro che fanno parte anche di una delle seguenti categorie:

  • disoccupati: a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
  • caregiver: ossia coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. I cosiddetti caregiver;
  • invalidi civili: percentuale pari almeno al 74%;
  • dipendenti che svolgano da almeno sei anni all’interno degli ultimi sette attività lavorative usuranti e gravose;
  • lavoratori dipendenti addetti alle attività usuranti o ai lavoratori notturni con almeno 64 notti lavorate l’anno.

Attenzione però: non vi possono accedere coloro che hanno la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo.

Si tratta di requisiti particolarmente restrittivi ed è per questo che ogni anno Quota 41 non raggiunge un numero elevato di richieste; questo potrebbe cambiare in futuro qualora il Governo dovesse mantenere la sua promessa estendendo a tutti i lavoratori la possibilità di ricorrere a questa misura.

Quota 41 per tutti: cosa significa?

Partiamo con il capire cosa intende con il termine “per tutti”.

Dando un’interpretazione più estensiva del termine, ciò significa che tutti coloro che hanno maturato 41 anni di contributi - indipendentemente se facenti parte di una delle suddette categorie - potrebbero andare in pensione.

In questo caso Quota 41 prenderebbe il posto della pensione anticipata che per ovvi motivi non avrebbe motivo per esistere.

La seconda interpretazione, più restrittiva ma più fattibile almeno per l’immediato, è quella per cui “per tutti” riguardi solamente i precoci. Per accedere a Quota 41, quindi, basterebbe essere un lavoratore precoce senza per forza far parte di una delle categorie svantaggiate elencate in precedenza.

Ovviamente la prima ipotesi avrebbe un costo molto più elevato per il Governo rispetto alla seconda, ed è per questo motivo che Quota 41 per tutti i precoci sembra essere l’ipotesi più fattibile nel breve periodo.

Perché Quota 41 per tutti è (al momento) irrealizzabile

A differenza di Quota 100, con la quale sono andati in pensione appena 300 mila persone nel triennio 2019-2021, con Quota 41 si potrebbe effettivamente superare quanto deciso dalla legge Fornero, perlomeno per quanto riguarda la pensione anticipata.

Tuttavia, c’è un ostacolo che al momento sembra essere insormontabile: il costo. Secondo le stime, infatti, introdurre Quota 41 senza vincoli - consentendo a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi - costerebbe, una volta a regime, 12 miliardi di euro in più ogni anno.

Una spesa che non sembra essere sostenibile e che sarebbe contraria alle raccomandazioni avanzate dall’Unione europea. Già oggi, d’altronde, la spesa previdenziale ci costa 300 miliardi di euro l’anno, il 16,7% del Pil nazionale. L’Ue ci chiede di ridurre questa soglia che tuttavia con l’introduzione di Quota 41 per tutti aumenterebbe tanto da raggiungere il picco del 17,4% nel 2036.

Ci sono 12 miliardi di motivi, quindi, che sembrano impedire l’introduzione di Quota 41 per tutti, della quale si continuerà a parlare ma che difficilmente verrà approvata, perlomeno non a queste condizioni.

La soluzione per attuarla nel 2025

Ma attenzione perché una soluzione per attuare l’estensione di Quota 41 già nel 2025 sembrerebbe esserci: così come già fatto quest’anno con Quota 103, il governo potrebbe prevedere una penalizzazione in uscita per chi ricorre a questa opzione.

Più nel dettaglio, si tratterebbe di un ricalcolo interamente contributivo della pensione, quindi anche per la parte che ricade nel sistema retributivo. Un meccanismo che, come spiegato dalla Cgil, potrebbe comportare una penalizzazione tra il 15% e il 30% dell’assegno.

Il che ovviamente andrebbe a mitigare l’impatto di Quota 41 sul nostro sistema previdenziale dal momento che non si può parlare di una vera e propria alternativa alla pensione anticipata in quanto non a costo zero per i lavoratori.

Perlomeno però sarebbe sostenibile: si prevede, infatti, che con la penalizzazione in uscita Quota 41 per tutti costerebbe appena 1 miliardo di euro.

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