La Covip annuncia nuove regole per i fondi pensione per la previdenza complementare: qualsiasi discriminazione tra uomini e donne non giustificata da dati attuariali affidabili e pertinenti sarà rimossa.
Fondi pensione, alcune delle regole sono state modificate - come annunciato dalla Covip - in attuazione delle direttive europee (pubblicate in Gazzetta Ufficiale del 5 giugno 2019).
Obiettivo del nuovo regolamento è di eliminare qualsiasi tipologia di discriminazione - sia diretta che indiretta - tra uomini e donne nelle forme di previdenza complementare.
Il fondo di previdenza complementare è - ad oggi - uno degli strumenti migliori per chi vuole garantirsi una pensione adeguata alle spese che dovrà affrontare una volta che smetterà di lavorare; oltre a garantire rendimenti superiori a quelli dei contributi accreditati presso le Gestioni Inps e a garantire una soglia di deducibilità fiscale superiore a 5.100 euro per ogni anno, infatti, questo dispone anche di una tassazione senza paragoni dal momento che sulle prestazioni erogate sotto forma di rendita o capitale (purché accumulate dal 2007) si applica una tassazione secca dal 15% al 9% (in base alla storicità della contribuzione).
Se volete approfondire la convenienza di un fondo pensione potete consultare la nostra guida di riferimento; qui, invece, ci concentreremo sulle nuove regole stabilite dalla Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione) per far sì che il nostro Paese si conformi alle direttive europee.
Fondi pensione: nuove regole per uomini e donne
Le nuove regole sui fondi pensione per la previdenza complementare sono descritte del testo delle “disposizioni in ordine alla parità di trattamento tra uomini e donne nelle forme pensionistiche complementari”.
Come si può già dedurre dal titolo della disposizione, le nuove norme obbligano tutte le forme di previdenza complementare a rimuovere eventuali discriminazioni di genere. Le discriminazioni possono riguardare l’accesso al fondo pensione, o anche il calcolo e la durata della prestazione così come il mantenimento del diritto.
Qualsiasi differenza di trattamento nel fondo pensione deve essere giustificata da dati oggettivi, i quali devono essere “affidabili, pertinenti ed accurati”.
In realtà il divieto di discriminazione di genere già era previsto da nostro ordinamento, ma questo riguardava esclusivamente le forme pensionistiche collettive che erogano direttamente la prestazione. Adesso, quindi, le nuove regole valgono anche per quei fondi pensione che erogano la prestazione avvalendosi di convenzioni assicurative.
Fondi pensione: cosa è vietato
Sarà prontamente rimossa qualsiasi “disposizione, criterio, prassi, atto, patto o comportamento” che comporta una discriminazione tra uomini e donne.
Questo vale per qualsiasi ambito, quindi sia per le norme che ne disciplinano l’accesso che per quelle che determinano misura e modalità di versamento della contribuzione (sia se a carico del datore di lavoro che del dipendente stesso). Sono vietate anche discriminazioni su calcolo della prestazione e sulla durata della stessa.
Sono oggetto di contestazione, quindi, tutte le parti del regolamento di un fondo per la pensione complementare tali da produrre un effetto pregiudizievole per i lavoratori in ragione del sesso differente, così come quelle che pongono uomini o donne in una condizione di particolare svantaggio rispetto alla controparte.
Fondi pensione: cosa fare?
È la Covip a vigilare sul rispetto delle nuove regole sui fondi pensione, pubblicando e aggiornando costantemente i dati del monitoraggio. A tal proposito ci sono obblighi differenti a seconda della tipologia del fondo:
- fondi pensione che erogano prestazioni direttamente: devono redigere, in allegato al bilancio tecnico, un’apposita relazione della quale dimostrano che l’utilizzo del fattore sesso, il quale resta determinante nella fase di valutazione dei rischi, è basato su “dati attuariali affidabili, pertinenti e accurati”;
- fondi pensione che erogano prestazioni tramite impresa di assicurazione: questi devono inviare una relazione al Covip entro tre mesi dall’entrata in vigore delle suddette disposizioni.
In qualunque caso qualora si rilevino disposizioni o norme discriminatorie andrà fatta la segnalazione al Covip, il quale a sua volta ha tempo 60 giorni per rimuoverle.
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