Con la fine di questa legislatura gli attuali parlamentari maturano il diritto alla pensione a 65 anni, oltre a ricevere un assegno di fine mandato, mentre i vecchi vitalizi sono stati aboliti.
Con lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate fissate per il prossimo 25 settembre la legislatura volge al termine e per gli attuali parlamentari scatta il diritto alla pensione anticipata, assieme a un cospicuo Tfr. Ma quanto guadagneranno esattamente?
Impossibile dire delle cifre che valgano per tutti, perché dipende dalla situazione contributiva del singolo deputato o senatore. Il vecchio sistema dei vitalizi, per cui si maturava dopo un solo giorno in Parlamento il diritto a un assegno da percepire non appena si interrompeva l’esperienza parlamentare, è stato definitivamente abolito a partire dal 2012 per tutti i nuovi eletti.
Chi siede attualmente nei banchi di Camera o Senato, quindi, ha dei vantaggi economici rispetto agli altri cittadini italiani anche dopo la fine mandato, ma non un vero e proprio stipendio mensile da percepire negli anni a venire.
Il diritto alla pensione anticipata
Per i parlamentari al primo mandato dopo 4 anni, 6 mesi e un giorno di legislatura si matura il diritto alla pensione anticipata a 65 anni. Il requisito, in questo caso, verrà maturato il 24 settembre 2022, un giorno prima delle elezioni. Una coincidenza, non decisiva, perché comunque avrebbe contato l’ultimo giorno prima dell’insediamento del nuovo Parlamento, che avverrà il 13 ottobre.
Dunque, calendario di Camera e Senato alla mano, il diritto alla pensione era già stato maturato a inizio luglio, almeno una ventina di giorni prima della caduta del governo Draghi. Il sistema è quello valido per i dipendenti pubblici: si va in pensione a 65 anni e per ogni anno di mandato parlamentare oltre il quinto, il requisito scende di 12 mesi. Non si può comunque andare in pensione prima dei 60 anni.
I contributi versati in questa legislatura
Il meccanismo interesserà la gran parte degli attuali parlamentari, quelli di nuova nomina erano 427 su 630 alla Camera (il 68%) e 234 su 315 (il 73%) al Senato. Questi 4 anni e mezzo di legislatura valgono circa 50mila euro di contributi versati per il calcolo finale della pensione (circa 200 euro lordi al mese di assegno previdenziale). Per chi ha fatto altri mandati nelle legislature precedenti contano i contributi già versati con gli stipendi da deputato e senatore.
Come si calcola il Tfr di deputati e senatori
L’importo della pensione si calcola con il sistema contributivo: dipende da quanto versato all’Inps o alle altre casse di previdenza nel corso della vita, compreso il periodo da parlamentari. Quindi deputati e senatori incasseranno a seconda del lavoro che hanno fatto e che faranno prima e dopo l’esperienza in Parlamento.
In ogni caso a fine legislatura deputati e senatori ricevono anche un assegno per la conclusione del mandato, una sorta di Trattamento di fine rapporto. Ogni deputato versa ogni mese in un apposito fondo una parte della sua indennità lorda, pari a 784,14 euro.
Alla fine della legislatura si riceve l’80% dell’importo mensile lordo per ogni anno di mandato effettivo o frazione entro i sei mesi. In questo caso saranno: 37.566 euro lordi. I senatori versano ogni mese in un fondo ad hoc 695,8 euro della loro indennità lorda. Dopo i quattro anni e mezzo di mandato di questa legislatura prenderanno 37.386 euro lordi
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